Torniamo allora sulla componente grassa, costituita per il 50% da acidi grassi saturi (in particolare acido palmitico) e per il 50% da acidi grassi insaturi: soprattutto acido oleico (monoinsaturo), seguito da acido linoleico (polinsaturo). Ora, proprio l’alto tenore di grassi saturi rende il palma così interessante per l’industria, perché è ciò che gli conferisce una certa solidità a temperatura ambiente. Ma è anche quanto lo accomuna al burro, grasso solido per eccellenza, contenente anch’esso poco più del 50% di acidi grassi saturi. E in effetti, dal punto di vista nutrizionale il grasso di palma viene spesso paragonato al burro.
Il problema è che gli acidi grassi saturi sono ritenuti ampiamente coinvolti nel rischio cardiovascolare. In realtà, però, le cose sono un po’ più sfumate di così, soprattutto per quanto riguarda il palma. Tanto per cominciare, c’è un problema di letteratura scientifica: di studi clinici e nutrizionali sull’olio di palma ce ne sono tanti, ma danno spesso risultati controversi e contraddittori. «Questo accade perché non è chiaro qual è l’olio utilizzato per lo studio – se integrale, raffinato, frazionato – per cui si corre il rischio di confrontare situazioni che in realtà non sono confrontabili» sostiene Bruni, che ha affrontato questo tema in un post sul suo blog.
E ancora: alcuni studi hanno valutato l’effetto dell’olio di palma per intero, mentre altri l’hanno valutato come se fosse composto unicamente da acido palmitico. Inoltre, molte indagini considerano gli acidi grassi saturi come un gruppo omogeneo, ma non è esattamente così. Acidi grassi diversi hanno effetti differenti sulla nostra fisiologia e sulla salute e inoltre questi effetti dipendono anche dal modo in cui sono organizzati gli acidi grassi sulle molecole di grasso e dall’equilibrio generale tra grassi saturi e grassi insaturi nella dieta. Se questo equilibrio è adeguato, sembra che gli acidi grassi polinsaturi possano compensare l’effetto negativo di quelli saturi.
Questo vale in generale, non solo per i grassi del palma, tanto che sembra essere in corso una riabilitazione complessiva della categoria “grassi”: un tema al quale la rivista Time ha dedicato la copertina poche settimane fa. Per quanto riguarda il palma, vale la pena menzionare una revisione complessiva della letteratura scientifica sull’argomento pubblicata nel 2013 da due ricercatori dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano. Il quadro che emerge è quello di un olio non peggiore di altri oli vegetali rispetto all’impatto sulla salute.
La maggioranza degli studi presi in considerazione non sembra infatti suggerire un ruolo attivo dell’acido palmitico nell’insorgenza di malattie cardiovascolari, soprattutto se si prendono in considerazione persone con buoni livelli di colesterolo e un’assunzione adeguata di acidi grassi polinsaturi. La revisione, inoltre, sottolinea che non ci sono al momento prove scientifiche di un eventuale coinvolgimento degli acidi grassi del palma nell’insorgenza di cancro.
giornalista scientifica
Ecco un motivo in più per rinunciare all’olio di palma:
http://www.corriere.it/foto-gallery/ambiente/14_settembre_03/sumatra-strage-elefanti-disturbano-coltivazioni-palma-olio-a65f4bf0-3340-11e4-9d48-ef4163c6635c.shtml
Complimenti per l’articolo! E’ interessante il dato che i grassi saturi devono costituire il 7-10% delle calorie totali. Quindi una persona che consuma 2000 kcal (l’italiano adulto medio) ha un “budget” giornaliero di massimo 22 g di grassi saturi!
1 cucchiaio di parmigiano sulla pasta ce ne dona 1,8 g
2 uova ne contengono 3,5 g
10 g di burro ce ne donano 5 g
Una tazza di latte intero da 250 g ne contiene 5,5 g
10 taralli del Mulino Bianco 7 g
100 g di salame o mortadella ce ne donano 10 g
Una crescenza (100 g) ce ne regala 13,6 g
6 grisbì ne esauriscono totalmente il budget: 22,5 g
10 taralli, 6 grisbì… ma io mi sento in colpa se ne mangio solo 5. Certo poi forse esagero con spalmabili vari e cioccolato ma questa “dieta” succitata non mi sembra tento sana…?
CIAO ROBERTO non era mia intenzione citare una dieta, ma solo far capire che raggiungere il massimo consentito di grassi saturi è molto facile e che ci sono alimenti, come le uova, che in genere si reputano poco salutari invece contengono meno grassi saturi di altri, tacciati come dietetici (come la crescenza) o di alcuni biscotti.
Articolo molto esaustivo.
Segnalo un articolo analogo (più semplice) che ho postato qualche settimana fa per rispondere ad un quesito che mi era stato posto.
http://www.dietaesalute.it/2014/08/olio-di-palma-si-olio-di-palma-no.html
grazie,sig.Pratesi,per l’articolo e soprattutto per aver chiaramente fatto i nomi delle aziende alimentari responsabili della malnutrizione
perché sistematicamente censurate i messaggi che contengono nomi di marchi “FAMOSI”? se barilla usa oli di palma,perchè non lo si può dire?
Gentile Fr, non censuriamo niente, anzi abbiamo più volte sottolineato come molte aziende famose (tra cui Barilla) impieghino l’olio di palma. Qui di seguito il link di uno degli ultimi articoli sull’argomento: http://www.ilfattoalimentare.it/biscottone-mulino-bianco.html