Come avevamo anticipato una settimana fa, la Commissione europea ha approvato ieri a Bruxelles una prima lista di 222 indicazioni sulla salute il cui utilizzo sarà definitivamente ammesso sull’informazione commerciale (etichette e pubblicità) relativa ai prodotti alimentari. Non mancano le perplessità.

 

Sei anni sono serviti per approdare alla fatidica lista degli ‘Health claims’ autorizzati in UE. Il processo di validazione si e’ rivelato assai più complesso di quanto si potesse attendere, poiché gli Stati membri presentarono ben 44.000 diciture gia’ in uso prima dell’entrata in vigore del regolamento (CE) n. 1924/06. Si trattava in molti casi di ripetizioni, ma e’ stato necessario procedere a una rigorosa pre-selezione.

L’Autorita’ europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha quindi proceduto alla valutazione scientifica delle circa 3.000 diciture pre-selezionate, sulla base tuttavia di un ‘incipit’ della Commissione europea ad applicare criteri mutuati dal settore farmaceutico. Criteri poco consoni a valutare il ruolo degli alimenti, dove non e’ sempre scontata una relazione di causa-effetto legata alla posologia, a maggior ragione quando i benefici siano riferiti al medio-lungo termine (come ad esempio nel caso degli antiossidanti).

 

Di conseguenza la  lista si basa essenzialmente su indicazioni sulla salute legate a vitamine o minerali. Mentre e’ stato respinto il 95% delle indicazioni relative a cibi, ingredienti e sostanze di altro tipo. Vitamine e minerali a parte, le indicazioni sulla salute ammesse riguardano essenzialmente:

–      carbone attivo: contribuisce alla riduzione dell’eccessiva flatulenza post-prandiale 

–      fibre d’orzo e d’avena: contribuiscono all’aumento della massa fecale. I beta-glucani da orzo o avena, come pure la cellulosa metilica propilica idrossilata, nell’ambito di un pasto contribuiscono alla riduzione della risposta glicemica post-prandiale

–      polifenoli dell’olio di oliva: contribuiscono alla protezione dei lipidi ematici dallo stress ossidativo

–      omega 3 contribuiscono al mantenimento delle funzioni cardiache, il DHA contribuisce al mantenimento delle funzioni cerebrali e della capacità visiva

–      beta-glucani (di avena, crusca d’avena, orzo o crusca d’orzo) – come pure l’acido linoleico e quello alfa-linoleico, il chitosano, il glucomannano, la gomma di guar, la cellulosa metilica propilica idrossilata : contribuiscono al mantenimento di livelli normali di colesterolo nel sangue. Idem dicasi per gli alimenti “a basso o a ridotto contenuto di acidi grassi saturi”

–      alimenti a basso o a ridotto contenuto di sodio: potranno vantare il contributo al mantenimento di una normale pressione sanguigna

–      soluzioni di carboidrati-elettroliti: contribuiscono al mantenimento di prestazioni di resistenza durante l’esercizio fisico prolungato, e aumentano l’assorbimento di acqua durante l’esercizio fisico

–      colina: contribuisce al metabolismo dei lipidi e al mantenimento della funzione epatica

–      lattulosio: contribuisce all’accelerazione del transito intestinale

–      fermenti vivi: nello yogurt o nel latte fermentato migliorano la digestione del lattosio  nei soggetti che lo  digeriscono male.

Tutto sommato ci si poteva attendere molto di più, in ragione non solo della tradizione ma soprattutto dei diversi livelli di evidenza scientifica, della dottrina e bibliografia, delle scienze nutrizionale ed erboristica. Oltretutto, i livelli di prova richiesti dalla Commissione presentano costi molto elevati (oltre 500mila €) che molte imprese europee non sono in grado di affrontare, visto che il settore e’ in prevalenza composto da PMI. E’ perciò necessaria una seria riflessione, una correzione di rotta, affinché l’applicazione del regolamento possa davvero rispondere agli obiettivi in esso stabiliti.

Sarà a breve pubblicato un registro dei messaggi sulla salute autorizzati in UE. E a partire dai sei mesi successivi all’entrata in vigore della lista non sarà più possibile utilizzare etichette con indicazioni non ammesse, mentre prodotti confezionati entro tale data dovrebbero poter venire commercializzati sino a esaurimento scorte, in applicazione delle regole sul periodo transitorio stabilite nel reg. (CE) n. 1924/06.

 

 Dario Dongo

  

 

Precedenti articoli de ilfattoalimentare.it sull’argomento:

 

“Health claims”, al varo la nuova lista delle indicazioni sulla salute ammesse in UE. Non mancano le perplessità

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franzraz
franzraz
18 Maggio 2012 09:41

Tutto bene, ma la vera svolta si avrà quando smetteranno di scrivere alimenti biologici e scriveranno su tutti gli altri non biologici o provenienti da agricoltura industriale e quando le certificazioni e le burocrazie saranno a carico di chi produce questi alimenti e non di chi produce il biologico…