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Il Parlamento europeo il 12 aprile non ha bocciato le etichette semaforo

Il Parlamento europeo ha votato il 12 aprile a Strasburgo una risoluzione contro i profili nutrizionali. A distanza di poche ore sono usciti una decina di comunicati stampa per elogiare gli eurodeputati che avrebbero così salvato gli alimenti tipici delle nostre regioni dall’ignominia dei bollini rossi in etichetta. A questi annunci si affiancano gli attacchi contro l’Europa cattiva che vuole discriminare le delizie alimentari del Bel Paese. Si tratta di una propaganda efficace ma basata su un falso assioma. Vediamo perché.

I profili nutrizionali vennero a loro tempo sviluppati dal gruppo Unilever e condivisi con gli altri colossi multinazionali del settore alimentare , con l’obiettivo di auto-disciplinare le campagne di ‘marketing’ ispirate a salute e benessere. L’idea era quella di astenersi dal promuovere ipotetiche virtù nutritive o salutistiche su prodotti di per sè poco equilibrati dal punto di vista nutrizionale. L’intento era di  concordare questo approccio in via preventiva, per limitare la concorrenza sleale e ridurre le contestazioni  da parte degli ‘stakeholders’ e delle autorità, nei confronti di pratiche commerciali scorrette.

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Le etichette semaforo sono regolarmente utilizzate in Inghilterra e in Francia

Il legislatore europeo aveva recepito questa istanza di ‘Big Food’, introducendo i profili nutrizionali (nutrient profiles) nel regolamento sulle diciture salutistiche che si possono  riportare in etichetta (nutrition & health claims) (1). La Commissione europea era stata delegata a definire entro breve tempo le caratteristiche dei profili che le varie categorie di alimenti devono rispettare per poter associare benefici salutistici ai prodotti. Lo scopo era impedire l’abbinamento di slogan salutistici ai prodotti squilibrati dal punto di vista nutrizionale (junk-food). Il secondo intendimento era incentivare la riformulazione in chiave salutistica di certi prodotti (ad esempio, riducendo sale, zuccheri e grassi non indispensabili) in modo da poterli fare rientrare nei profili nutrizionali corretti. Un altro aspetto previsto dal regolamento, ma ignorato dai media, riguardava la possibilità per gli alimenti tradizionali, quali ad esempio gli oli d’oliva e i formaggi a pasta dura, di essere esentati dall’applicazione dei profili.

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Il Parlamento europeo ha bocciato i profili nutrizionali non le etichette semaforo

L’Organizzazione Mondiale della Sanità in Europa ha nel frattempo elaborato un documento rivolto alle amministrazioni nazionali e sovranazionali, sulle modalità da seguire per elaborare i profili nutrizionali. Nella speranza di poter arginare i gravi problemi di sanità pubblica che si associano a diete squilibrate e stili di vita insalubri. Ma la Commissione europea, nei quasi dieci anni trascorsi dall’emanazione del regolamento ‘claims’, non ha adempiuto all’obbligo di realizzare questi fatidici profili. Il risultato è che oggi, come denunciato in un recente rapporto della ong Foodwatch (2) le etichette di centinaia di prodotti con caratteristiche nutrizionali squilibrate, ben lontani dai criteri stabiliti da ‘WHO Europe’, accampano ipotetiche virtù salutari di alimenti.

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Il regolamento 1169/2011 ha legittimato le etichette semaforo

La posizione espressa dal Parlamento europeo (3) – a differenza di quanto riportato su molti articoli on line e persino sul Corriere della Sera (4) – non ha nulla a che vedere con le etichette a semaforo del ‘nemico d’Albione’. Il Parlamento Europeo infatti, per screditare i profili nutrizionali, ha consacrato le dichiarazioni nutrizionali previste nel regolamento UE 1169/2011. Ma é proprio questo regolamento ad avere legittimato i  ‘traffic-lights’ britannici (vale a dire, le etichette a semaforo applicate sulla quasi totalità degli alimenti venduti in UK, e ora anche in molti prodotti francesi, in ragione di valore energetico e del tenore di grassi, grassi saturi, zuccheri e sodio) (5).

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La bocciatura dei profili nutrizionali faciliterà la pubblicità scorretta di prodotti junk food additivati di vitamine

Il solo risultato della definitiva cancellazione dei profili nutrizionali dal regolamento ‘claims’, sarebbe quello di avallare le pratiche commerciali di molti prodotti squilibrati dal punto di vista nutrizionale, che però vengono reclamizzati come fossero ‘buoni per la salute’ solo perché addizionati di vitamine o sali minerali (microelementi per i quali non si registrano carenze nella popolazione europea) (6). Un esempio di queste pratiche commerciali scorrette, viene proposta nella ricerca di FoodWatch realizzata in Germania e in Olanda. Lo studio elenca 300 prodotti – classificabili spesso come junk food e in molti casi destinati a bambini e adolescenti – che riportano sulle confezioni  diciture salutistiche. Un esempio italiano riguarda Nesquik che, pur avendo il 75% di zuccheri,  propone 4 claim salutistici.  Scrivere che la decisione del Parlamento Europeo sui profili nutrizionali si configura come una vittoria per il “Made in Italy”, perché sono state bocciate le etichette semaforo (come titola il Corriere della Sera e come hanno dichiarato diversi addetti ai lavori) risulta perciò a dir poco curioso.

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Note

(1) Regolamento (CE) n. 1924/06, articolo 4

(2) Cfr. https://www.foodwatch.org/fileadmin/Themen/Health_Claims/Dokumente/2016-03-31_foodwatch_study.pdf

(3) ‘European Parliament resolution of 12 April 2016 on Regulatory Fitness and Performance Programme (REFIT)’, punto 47:”Invita la Commissione, in considerazione dei gravi e persistenti problemi che si presentano nell’attuazione del regolamento (CE) n. 1924/2006 relativo alle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari, tra cui problemi di distorsione della concorrenza, a riesaminare la base scientifica, l’utilità e la fattibilità di tale regolamento nonché eventualmente a eliminare il concetto di profili nutrizionali; ritiene che gli obiettivi del regolamento (CE) n.1924/2006, come quello di assicurare la veridicità delle informazioni fornite sugli alimenti e l’inserimento di indicazioni specifiche sul tenore di grassi, zuccheri e sale, siano ormai conseguiti dal regolamento (UE) n.1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumato (http://www.europarl.europa.eu/RegData/seance_pleniere/textes_adoptes/provisoire/2016/04-12/0104/P8_TA-PROV%282016%290104_IT.pdf)

(4) http://www.corriere.it/economia/16_aprile_12/no-ue-semaforo-alimentare-vittoria-made-italy-profili-nutrizionali-273f6dc4-00e3-11e6-8701-d21ef4c79bc6.shtml?refresh_ce-cp

(5) Per screditare i profili nutrizionali si è infatti celebrato il valore delle dichiarazioni nutrizionali garantite dal regolamento UE 1169/11, che legittima gli schemi nazionali d’informazione nutrizionale come appunto i semafori inglesi, il c.d. ‘healthy logo’ olandese e le serrature scandinave

(6) Utile lettura, i commenti di EASL (‘European Association for the Study of the Liver’) sui profili nutrizionali e le esigenze di salute pubblica. Cfr. http://ec.europa.eu/food/safety/docs/labelling_nutrition-claims_refit_easl.pdf

Le etichette a semaforo adottate in Francia, chiamate Nutri-Score, sono il miglior sistema per aiutare il consumatore a capire le caratteristiche nutrizionali di un prodotto. Lo schema è molto semplice: il rosso indica un alimento da assumere con moderazione, il verde un cibo sano mentre il giallo invita a consumare il prodotto senza esagerare, per mantenere una dieta equilibrata. Le etichette sono state accolte con entusiasmo dall’OMS e dalle associazioni dei consumatori. In questo dossier di 19 pagine spieghiamo come funziona il Nutri-Score e perché nutrizionisti e società scientifiche che si occupano di alimentazione non possono che essere favorevoli all’adozione anche in Italia.

I lettori interessati a ricevere l’ebook, possono fare una donazione libera e ricevere in omaggio il libro in formato pdf  “Etichette a semaforo”, scrivendo in redazione all’indirizzo ilfattoalimentare@ilfattoalimentare.it

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Mariesa44
Mariesa44
17 Aprile 2016 11:34

Non riesco a trattenermi dall’affermare che una profonda IGNORANZA, in senso etimologico, sta alla base di tante decisioni europee considerate con scarsa attenzione e competenza anche dai rappresentanti italiani in quel parlamento. Purtroppo è una dolente nota che ri-suona da troppi anni, specialmente a carico nostro. Un amen per la politica agricola nostrana.