Indicazioni generiche o completamente assenti sull’etichetta del tonno in scatola. Questo è quello che emerge dall’ultima indagine di Greenpeace sulla conserva ittica più consumata dagli italiani, 140 mila tonnellate all’anno. Il rilevamento, effettuato tra settembre e ottobre 2011, ha monitorato oltre duemila scatolette in 173 punti vendita in tutta Italia. L’analisi ha interessato 22 marchi, che rappresentano la quasi totalità del mercato italiano includendo aziende private e i nomi della grande distribuzione: Coop, Auchan, Carrefour, Esselunga e Conad.

Nel rapporto “I segreti del tonno”, viene evidenziato che solo la metà del campione indica la specie di tonno, mentre l’indicazione geografica relativa all’area di pesca compare nel 7% dei casi, ed è riportata solo da AsdoMar, Donzela, Coop e in parte da Mareblu. Per quanto riguarda il metodo di pesca, le scatolette che forniscono il dato sono solo il 3%, e sono per lo più della marca AsdoMar. La data di cattura invece non compare su alcun prodotto. Un’altra richiesta dell’associazione ambientalista è di scrivere in modo chiaro il luogo dove il prodotto viene inscatolato.

L’organizzazione denuncia la mancanza di trasparenza, che probabilmente ha tra le cause l’utilizzo di metodi di pesca distruttivi quali i palamiti e le reti a circuizione con sistemi di aggregazione per pesci (o FAD). Infatti l’ecosistema marino e le stesse specie di tonno, sono minacciate da una pesca eccessiva, indiscriminata e spesso illegale. Con l’utilizzo dei FAD (oggetti galleggianti che attirano e concentrano i pesci) ogni 10 chilogrammi di tonni pescati, si cattura un chilo di altri animali “indesiderati” come tartarughe, delfini, mante e squali, solo per dirne alcuni.

Considerando inoltre che cinque delle otto specie di tonno commerciali sono ormai a rischio estinzione, si sarebbe potuto attuare il principio di precauzione, previsto dal Codice di Condotta FAO per la Pesca Responsabile. Per esempio, il tonno “pinna gialla”, è una delle specie ritenute più pregiata e quindi più venduta, ma al limite dello sfruttamento. In questo caso dovrebbero scattare delle misure di pesca restrittive, a tutela non solo della continuità della specie, ma anche del futuro di questo settore.

Secondo Greenpeace il cambiamento, è urgente e necessario, e deve coinvolgere tutte le parti della filiera, dai pescatori ai consumatori, senza dimenticare gli organi legiferanti. Questi alcuni suggerimenti dell’organizzazione: “L’alternativa esiste. Per salvare il tonno, bisogna: eliminare gli attrezzi pericolosi, preferendo tonno pescato in modo sostenibile, per esempio con amo e lenza o senza FAD; evitare le specie a rischio, preferendo quelle meno sfruttate come il tonnetto striato (sempre assicurandoci che non venga pescato con i FAD); sostenere la creazione di riserve marine; esigere una gestione sostenibile della pesca, che impedisca alle flotte di pescare troppo e senza regole; non comprare tonno di dubbia provenienza, per non incentivare il mercato della pesca illegale e/o distruttiva.”

Una prova di buona volontà arriva da AsdoMar che nell’etichettatura delle nuove scatolette riporta il nome comune e scientifico della specie, l’area di pesca e il metodo utilizzato; purtroppo non specifica l’eventuale uso di FAD. Un esempio di trasparenza che si spera anche le altre aziende prendano a modello, per far sì che l’etichetta, sia per il consumatore uno strumento un più per fare una scelta consapevole. Va  detto che rispetto al report del 2010  firmato Greenpeace la situazione è migliorata. Alcune marche hanno iniziato un percorso di rinnovamento cercando di rispondere agli interrogativi e  ai problemi che pone la pesca del tonno. I risultati non sono ancora così visibili ma la strada intrapresa dimostra una certa volontà che speriamo porti a buoni risultati. Ilfattoalimentare.it segue con attenzione il problema e avevamo già riportato in altri articoli le novità adottate da Mare Blu, Rio Mare e AsDoMar e altre  marche per migliorare la situazione.

Cambiare è possibile. In Inghilterra le grandi catene di supermercati che inscatolano con il loro marchio, utilizzano solo tonno pescato con l’amo e lenza, senza Fad, e questa scelta ha cambiato, in parte, il mercato.

Valeria Nardi

 

AS DO MAR

È l’unica azienda in Italia che ha iniziato a mettere sulle nuove confezioni (25% dei prodotti): il nome comune e quello scientifico del tonno, la zona di pesca (oceano e area FAO) e il metodo di cattura. La volontà di essere trasparente è legata alla scelta di vendere prodotti sostenibili come il tonnetto striato pescato con amo e lenza. Non si dice se la pesca con reti a circuizione è fatta con FAD.

COOP

Tra le scatolette di tonno firmate dai supermercati Coop è il marchio che offre maggiori informazioni: troviamo sempre il nome comune e quasi sempre quello scientifico. Nel 52% dei casi c’è anche l’oceano di provenienza, senza precisare l’origine. Nessuna informazione sui metodi di pesca.

ESSELUNGA 

Indica su quasi tutte le confezioni il nome comune e scientifico della specie di tonno, non precisa né area né metodo di pesca.  Esselunga ha fatto molti passi in avanti rispetto al passato ma le  scatolette non sono ancora sostenibili. La catena si è impegnata a non usare tonno pescato con palamiti.

MAREBLU 

Nel 77% delle confezioni  troviamo l’indicazione del nome comune, mentre l’area di pesca è riportata solo nel 10% dei casi. Mareblu fa sapere di voler mettere queste informazioni sulle lattine, ma le diciture non sono ancora presenti sulle confezioni. L’azienda inoltre non fornisce informazioni sui metodi di pesca.

AUCHAN, SIMPLY E SMA

Auchan, la catena di supermercati francese vende nei punti vendita tre marche di tonno: Auchan, Simply e anche il tonno SMA. Sulla maggior parte dei prodotti SMA e Simply è presente il nome comune della specie, mentre nelle scatolette di Auchan si trova solo nel  53% dei casi.

CALLIPO

Le scatolette indicano il nome comune della specie (90%) ma quasi mai quello scientifico. Nessuna informazione sull’area e i metodi di pesca. L’azienda si era impegnata a non utilizzare palamiti e reti a circuizione con FAD nel 75% dei prodotti.

CARREFOUR

Carrefour indica il nome comune della specie nel 67% delle scatolette analizzate e quello scientifico nel 10% dei casi, e propone  scatolette contenenti tonno pinna gialla e  tonnetto striato. Non vengono  indicati in etichetta area o metodi di pesca. Nessun miglioramento rispetto al 2008

CONAD

Negli ultimi anni le informazioni non sono cambiate: sulla maggior parte delle scatolette si indica solo il nome comune (spesso tonno pinna gialla) per valorizzare la qualità del prodotto.

CONSORCIO, MORO, ANGELO PARODI E DONZELA

Per il tonno Consorcio o Parodi, a parte qualche rara indicazione della specie, le etichette non forniscono alcun tipo di informazione, mentre il tonno Moro indica nel 30% dei casi il nome comune e il nome scientifico. Donzela riporta in oltre il 40% dei casi il nome scientifico, l’oceano e l’area FAO di pesca, e in alcuni casi un primo tentativo di indicare il metodo di pesca, chiaro segnale che se una marca vuole può informare i consumatori.

RIO MARE, PALMERA E ALCO

Bolton Alimentari S.p.a è l’azienda leader del mercato italiano con i marchi Rio Mare, Palmera e Alco. Solo Rio Mare indica il nome comune della specie sulla maggior parte delle confezioni (77%), e il nome scientifico nel 12% dei casi; nessun marchio riporta invece informazioni su provenienza e metodi di pesca.

SAN CUSUMANO, AURIGA

Il tonno San Cusumano e il tonno Auriga sono prodotti dall’azienda Nino Castiglione. Sulla maggior parte delle scatolette è presente solo il nome comune della specie. L’aspetto curioso è che l’azienda produce tonno per marche di supermercati molto importanti, e riporta sull’etichetta informazioni sull’area di pesca di origine.

MARE APERTO (STAR)

MareAperto è uno dei marchi più comuni in Italia, ma anche uno dei meno trasparenti. Sulle scatolette STAR non è presente alcun tipo di informazione, se non raramente il nome comune della specie.

MARUZZELLA

La ditta Mazzola non fornisce sui prodotti Maruzzella nessun tipo di informazione sul  tonno che viene inscatolato.

NOSTROMO

Del gruppo spagnolo Calvo, si tratta di una delle scatolette più vendute in Italia. Sulle etichette non ci sono informazioni, solo nel 19% dei casi viene indicato il nome comune della specie di tonno.

Foto: Greenpeace.org, Photos.com