cheddar
100 grammi di cheddar contengono quasi 2 grammi di sale: quanto un pacchetto di patatine fritte

Il governo inglese deve fare di più per ridurre il sale che è ancora troppo presente nella maggior parte dei prodotti confezionati. Le dichiarazioni intenti fatte negli ultimi anni dagli operatori del settore,  essendo iniziative volontarie affidate ai singoli produttori in risposta alle sollecitazioni delle autorità sanitarie e scientifiche,  hanno clamorosamente fallito. Nel 2007 dopo che la Food Standards Agency aveva varato un programma su 86 categorie di alimenti, da controllare ogni quattro anni, i risultati sono stati risultati molto buoni, con nette diminuzioni del sale. Dopo, quando l’iniziativa è passata al Ministero della salute, lo slancio si è perso. Il  risultato paradossale è che in molti prodotti c’è più sale oggi rispetto a qualche anno fa. È arrivato il momento di cambiare e di istituire un ente indipendente che si occupi della materia, e introduca norme di legge stringenti.

L’ultimo rapporto della Consensus Action on Salth and Health (Cash), il pool di esperti da anni attivamente impegnato per la riduzione del consumo di sale, dopo aver compiuto un’indagine  approfondita, giunge alla conclusione che la moral suasion, da sola, non basta. In particolare, la Cash ha verificato una trentina di zuppe e minestre pronte presenti nei supermercati, scoprendo che il 47% contiene una concentrazione di sale pari a quella presente in alcune pizze confezionate (  da 1,2 a 3,5 grammi.

zuppa pronta sale
Il 47% delle zuppe in esame contiene la stessa quantità di sale di una pizza

Problemi anche con il popolarissimo formaggio cheddar, di cui sono stati analizzati oltre 200 di campioni: riscontrando  1,8-2 g ogni etto, cioè quanto un pacchetto di patatine fritte (porzione media). Un discorso simile vale per il pasticcio di carne, piatto pronto molto popolare. In quel caso, l’esame di una quarantina di campioni ha mostrato che la concentrazione media è attorno ai 2 g per porzione  in alcuni casi anche 2,5). Va  meglio per il pane confezionato. La verifica su decine di formati ha riscontrato valori medi tra 0,7 e 1,0 g di sale, una quantità elevata, ma non eccessivamente alta. Anche i cereali da colazione sono una fonte di sodio: su una ventina di prodotti, i valori per i fiocchi variavano da 0,2-0,3% g di sale, mentre gli altri avevano  tra 0,5 e 1 g . Troppo, per un alimento dolce: il consumatore può ignorare che i fiocchi ne contengano.

Secondo le stime di Cash, l’eccesso di sale è direttamente associato ad almeno 6.000 decessi per malattie cardiovascolari e metaboliche, mentre la riduzione che si è vista registrata sino al 2010 ne ha salvate 9.000. Il consumo consigliato è pari a 6 grammi, mentre quello medio, per gli inglesi, è di 8,1 grammi; ridurre le quantità anche solo di un grammo equivarrebbe ad evitare  oltre 4.100 decessi. C’è ancora  molto da fare.

 

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luigi
luigi
17 Marzo 2016 13:45

se le statistiche inglesi si fermano a 8,1 gr/die di consumo medio di sale per persona, da noi in Italia sembrano attestarsi intorno ai 10 gr/die, quindi con un rischio ancora più grande che in UK. al momento, mi risulta esserci solo un tiepido invito, del ministero dedicato alla salute, alla messa in circolazione ed al relativo consumo di prodotti il cui apporto di sale sia stato ridotto. salvo rare eccezioni, l’attuale adesione risulta essere un flop…

Mileno
Mileno
18 Marzo 2016 08:24

Per abitudine non acquisto,mai cibi preparati;acquisto solo spinaci,funghi e cuori di carciofo surgelati. I cibi preparati li ho provati una volta e me ne sono accorto subito dell’eccesso di sodio. Ancora usano spesso grassi saturi in abbondanza come olio di colza….non sono mica io un motore Diesel!