«La nostra generazione ha un’unica opportunità di riscrivere le priorità globali tenendo debito conto delle preoccupazioni sociali, economiche e ambientali»: il Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon ha presentato il suo punto di vista su “Rio+20 and the future we want” in un editoriale sull’International Herald Tribune del 24 maggio 2012.

 

A vent’anni dal primo vertice, si riaccende la speranza di una svolta: dalle parole alle azioni politiche vere, dopo anni di uno scenario dominato da interessi fuorvianti, come gli incentivi dei bio-combustibili la cui produzione è andata a discapito di quella alimentare. Sviluppo sostenibile significa perciò salvaguardia delle risorse naturali, ma anche sicurezza degli approvvigionamenti di cibo e acqua potabile, occupazione, partecipazione sociale.

 

Il vertice di Rio+20 “United Nations Conference on Sustainable Development” si terrà il 20-22 giugno. Vi interverranno 130 capi di Stato o di governo e 50mila tra business leaders, rappresentanti di distretti, popoli, lavoratori, Ong. Vittorio Prodi vi parteciperà in rappresentanza del Parlamento Europeo e ha già illustrato ai lettori del Fattoalimentare.it  alcuni concetti fondamentali. “Land, Air and Water”, per chi c’è e per chi verrà. Questi sono i diritti di tutti e devono esseere ripartiti con un minimo di equità su scala globale e intergenerazionale.

 

Tre parole-chiave marcano l’agenda del Segretario generale delle Nazioni Unite:

1) Sustainable Development. Serve una nuova prospettiva d’intervento, un nuovo equilibrio tra la crescita economica, la protezione ambientale e lavoro e inclusione sociale. Ban Ki-Moon si sofferma sui problemi della disoccupazione, del divario tra ricchi e poveri, della scarsità di cibo e di risorse naturali.

 

2) People. Rio+20 dovrebbe concentrarsi sugli esseri umani e dare segnali di speranza per migliorare le loro vite quotidiane. “Zero Hunger” è l’imperativo: mettere fine alla tragedia per la quale oggi una persona su sette soffre la fame e la malnutrizione cronica. Eco-agricoltura, lotta alla desertificazione, scorte idriche e di cibo. Bisogna dar voce e riconoscere i diritti delle donne cui si deve una quota consistente delle produzioni agricole, in particolare nei Paesi in via di sviluppo. E ai giovani, 80 milioni dei quali si affacciano ogni anno sul mercato del lavoro.

 

3) Waste not. Tutti parlano di riduzione degli sprechi, ma non è abbastanza. Non bisogna pensare solo agli sprechi alimentari. Ogni politica industriale e produttiva – in tutti i settori – dev’essere reimpostata in base a un dato certo: le risorse naturali sono limitate e tendono all’esaurimento. Il leader Onu riafferma la sua ambiziosa iniziativa Sustainable Energy for All, mirata a garantire l’universale accesso a energia sostenibile, raddoppiare l’efficienza energetica e l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile entro il 2030. Utopia? Necessità piuttosto.

 

Cosa manca? Al di là dei propositi, annota l’Ong La via campesina, l’agenda di Rio non considera il fenomeno del land-grabbing tra le priorità da affrontare. Ed è inutile trattare di suolo, acqua e biodiversità, di inclusione sociale e diritti delle popolazioni se si continua a tollerare la rapina di terre nei Paesi in via di sviluppo. In Africa, America latina e Asia gli interessi speculativi su grandi appezzamenti di aree coltivabili sono portati avanti con la complicità di governi locali corrotti e la piu’ barbara violazione dei diritti umani. Oltre 200 milioni di ettari sono già stati sottratti, in via definitiva, a chi ha abitato quelle terre per farne monocolture intensive.

 

No-Global. Curiosamente, alcuni dei temi portati avanti dal movimento che ha preso forma a Seattle nel 1999 ritrovano attualità nelle dichiarazioni dello stesso Segretario generale delle Nazioni Unite. Appare tardi per indugiare nella polemica a priori contro un modello di sviluppo basato sul capitale ed è evidente come il dibattito sia proseguito su temi come l’autodeterminazione dei popoli (perciò anche la sovranità alimentare) e il rispetto della biodiversità e dell’ecologia. Ed sulla visione condivisa di un futuro migliore per tutti che si gioca la sfida del pianeta nel futuro.

 

Dario Dongo

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