pesticidi campi
Il nuovo direttore dell’Epa Pruitt ha deciso di non vietare l’insetticida clorpirifos, ritenuto potenzialmente pericoloso dalla sua stessa agenzia

Non c’è solo il via libera ai combustibili fossili nell’agenda di Donald Trump. C’è anche, tramite Scott Pruitt, il nuovo direttore di stretta fede trumpiana della Environmental Protection Agency (Epa), lo scavalcamento della sua stessa agenzia, e dell’analisi resa nota pochi mesi fa secondo la quale l’insetticida clorpirifos andrebbe bandito perché potenzialmente pericoloso per la salute.

La storia, ricostruita dal New York Times, va avanti da circa dieci anni. IL clorpirifos è stato approvato nel 1965 negli Stati Uniti, e poi si è via via diffuso sempre più anche in Europa e in Italia, dove è usato anche per gli ulivi. Appartiene alla categoria degli organofosforati e secondo molti studi la sua presenza nell’acqua di falda e nei terreni sarebbe associata a disturbi neurologici soprattutto nei bambini, e forse ad altre malattie. Anche per questo nel 2000 gli Stati Uniti hanno vietato l’impiego dell’insetticida tra le mura domestiche, lasciando però inalterato il permesso di usarlo in agricoltura (si stima che oggi sia utilizzato da non meno di 40 mila agricoltori su almeno 50 tipi di piante).

Nel 2007 due gruppi ambientalisti hanno chiesto una revisione dei dati, culminata in un documento della stessa Epa che invitata caldamente a vietare la sostanza. A quel punto il colosso Dow Chemical, produttrice dell’insetticida, ha cercato di invalidare le conclusioni dell’Epa, sostenendo che i dati citati non erano affidabili né conclusivi e che la sostanza è usata in più di 100 paesi. Questo ha portato a una nuova valutazione dell’agenzia resa pubblica nello scorso mese di luglio, conclusasi con un invito a effettuare nuovi approfondimenti. Nel frattempo, però, contrariamente a ogni principio di precauzione, la sostanza è legale, così come lo è in Europa, anche se l’Efsa ha rivisto i valori massimi consigliati e l’Unione Europea ha accolto le sue conclusioni abbassando nel 2016 i limiti di sicurezza.

Le prove a sostegno della pericolosità dell’insetticida sono consierate molto solide

Pruitt – personaggio che, appena insediato ha dichiarato di non credere nel ruolo delle attività antropiche e delle emissioni di CO2 nel riscaldamento globale, e che da Governatore dell’Oklaoma ha fatto causa ben 13 volte alla stessa Epa su vari regolamenti ambientali – si è fatto forte della decisione di non vietare l’insetticida, anche perché ha dalla sua una delle parti in causa, il Department of Agriculture, da sempre a stretto contatto con il mondo degli agricoltori. La vicenda  però è tutt’altro che conclusa. Jim Jones, per cinque anni alla guida del settore sicurezza dell’Epa, da cui si è dimesso subito dopo la nomina di Pruitt, ha dichiarato che le prove della pericolosità del clorpirifos sono solide, e a pagarne le conseguenze saranno i figli degli agricoltori. Ma Pruitt non sembra sensibile all’argomento e ha fatto ricorso a una norma che prevede una sorta di moratoria delle valutazioni. Risultato: il dossier non potrà essere riaperto prima del 2022.

I gruppi ambientalisti hanno già annunciato cause e ricorsi, citando soprattutto una legge secondo la quale l’Epa è obbligata a vietare sostanze sulla cui sicurezza ci siano dubbi. La storia, dunque, non finisce qui. Al di là delle aule di tribunale, in questo ritorno a un passato fatto solo di profitto e mai di tutela dell’ambiente o della salute umana, l’amministrazione Trump sembra non riuscire a vedere le questioni da tutti i punti di vista. E forse, alla fine, questa miopia gli costerà cara.

Per anni periodicamente l’olio italiano ed europeo è stato respinto alla frontiera proprio a causa del clorpirifos, le cui tracce anche minime erano ritenute inaccettabili per gli standard americani. Ora sarà ben difficile tenere lontano l’olio europeo, e se lo scopo della decisione della nuova Epa è quello dichiarato da Pruitt, e cioè aiutare i coltivatori americani, forse lo strumento scelto non è del tutto funzionale.

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