Colored plastic tableware: bowls, forks, spoons on abstract green .
Ogni anno in Francia sono prodotti 4,73 miliardi di stoviglie di plastica

In Francia dal 1 gennaio 2020 potranno essere messe in commercio solo stoviglie monouso idonee al compostaggio domestico (secondo la norma francese NF T51-800 o equivalente) e contenenti almeno il 50% di materiali bio-based (proveniente da fonti rinnovabili), quota che salirà al 60% a partire dal 1 gennaio 2025. La misura che ha visto la luce con il decreto attuativo datato 30 agosto 2016, completa il pacchetto del Ministero dell’ambiente francese sulla “Transizione energetica e la crescita verde”. Gli ecologisti avrebbero voluto che il divieto venisse introdotto già nel 2017, ma diverse forme di opposizione hanno rinviato l’entrata in vigore.

La disposizione è stata ritenuta antisociale dal ministro dell’ambiente Ségolène Royal: “Le stoviglie di plastica sono spesso utilizzate dalle famiglie più povere – ha commentato Royal – e sono anche utili nelle occasioni di socialità oltre ad essere usate nelle prigioni, negli ospedali e in altre mense pubbliche”. Eamonn Bates, rappresentante della confederazione europea dei produttori, Pack2Go, ha giudicato inutile perché “non risolverà l’inquinamento ambientale “. La stessa associazione sostiene che molti materiali biodegradabili non si possono usare per bevande e pasti caldi e che il fatto di essere considerati meno inquinanti porterà le persone ad abbandonarle ancora di più nell’ambiente senza curarsi del corretto smaltimento.

piatti bicchieri posate plastica
In Italia vengono vendute 115.000 tonnellate l’anno di stoviglie usa e getta

Nonostante un iter parlamentare complesso e accidentato (a febbraio, il Senato aveva bocciato la proposta,  rispuntata poi all’Assemblée Nationale), la misura è stata approvata con grande entusiasmo degli ecologisti. Ma non è ancora detta l’ultima parola perché la Federazione europea dei trasformatori di materie plastiche, EuPC ha chiesto l’intervento della Commissione europea, in quanto la legge violerebbe il principio della libera circolazione delle merci. Quindi è ancora tutto da vedere e da seguire anche perché l’impatto non è indifferente: ogni anno in Francia sono prodotti 4,73 miliardi di stoviglie di plastica  e solo  l’1% viene riciclato. La notizia ha fatto il giro del mondo. Una delle possibili conseguenze è che la Francia possa diventare un esempio da seguire per altri Paesi con un rilevante impatto sull’economia del settore.

L’Italia è uno dei principali produttori europei di stoviglie monouso usa e getta in plastica: ne vengono vendute circa 115.000 tonnellate all’anno (un consumo pro capite pari a 1,9 kg), utilizzate sia per la gestione di grandi eventi sia per mense private e pubbliche. Un set di stoviglie monouso costituito da piatto, bicchiere e due posate in plastica pesa circa 40 g e rappresenta circa il 16% del peso dei rifiuti complessivi generati da un pasto. Tra le curiosità geografiche, si evidenzia che in Sicilia vengono usate una quantità di stoviglie superiore rispetto a quelle di: Liguria, Valle d’Aosta, Piemonte e Lombardia messe insieme.

Disposable bright plastic kitchenware stacked on white
Solo l’1% dei piatti di plastica viene riciclato

Le voci delle associazioni industriali italiane non hanno tardato a farsi sentire: il gruppo Pro.mo (produttori di articoli monouso in plastica in seno a Unionplast) sostiene che l’approccio francese sia completamente sbagliato. A giustificazione di questa posizione, vengono citati i risultati dell’Analisi del Ciclo di Vita (LCA) delle stoviglie monouso utilizzate nella ristorazione collettiva, condotto da Pro.mo con il supporto tecnico della società di consulenza QuotaSette. Sono dati secondo cui: “l’impatto ambientale del ciclo di vita delle stoviglie monouso in polipropilene e polistirene risulta mediamente inferiore rispetto a quello delle stoviglie compostabili in acido polilattico (PLA) e polpa di cellulosa” e su cui si era basata la campagna pubblicitaria di pro.mo. Non va dimenticato però che lo IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) aveva ritenuto la campagna fondata su questi dati “ingannevole, ordinandone la cessazione immediata”.

In un comunicato stampa, datato 26 Settembre, Pro.mo richiama nuovamente uno studio di LCA (Life Cycle Assessment) in cui si confrontano stoviglie di plastica e stoviglie in materiale biodegradabile arrivando alla conclusione che “non ci sono prove che la produzione e lo smaltimento delle stoviglie biodegradabili abbiano un impatto ambientale migliore di quelle in plastica: anzi, ci sono prove scientifiche che dimostrano esattamente il contrario“.  Il comunicato  conclude con un’osservazione di carattere squisitamente politico-economico:  “sembra che la Francia non perda il vizio di varare a cuor leggero misure che danneggiano le economie “altre”, mentre è sempre molto attenta a proteggere la propria. L’industria italiana del settore realizza volumi importanti in Francia, mentre i danni arrecata all’industria francese da questa norma sono assai modesti“.

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Giorgia Lombardi
Giorgia Lombardi
5 Ottobre 2016 21:14

In Germania e Austria non le vendono da nessuna parte! Ci sarà un motivo!
In Italia se ne usano troppi e vengono riciclati male.

Lorenzo
Lorenzo
6 Ottobre 2016 08:38

La cugina latrina colpisce ancora.
Come al solito in questi casi propongo e promuovo personalmente un boicottaggio scrupoloso sui nostri acquisti. Leggiamo bene le etichette ed evitiamo qualsiasi cosa provenga da quei presuntuosi.

Mario
Mario
6 Ottobre 2016 12:38

mi pare riportiate per lo + le motivazioni contro l’iniziativa.

Purostuni
6 Ottobre 2016 13:16

Concordo sul fatto che andrebbero riciclati nella maniera corretta