Un pescivendolo prende una manciata di gamberi dal banco della pescheria
additivi nel pesce esselunga
Al banco del pesce fresco di Esselunga è in vendita del pesce con additivi

 Paolo ci manda una lettera, pubblicata sul suo blog il 17 luglio con il titolo “Pesce fresco con additivi?”. Ve la proponiamo con  la risposta di Valentina Tepedino, veterinaria e direttore di Eurofishmarket.

Leggevo tempo fa in un vostro articolo che “la legge autorizza l’uso di additivi nel pesce fresco, congelato e surgelato e nei filetti non lavorati (congelati o surgelati). Nella maggior parte dei casi non ci sono pericoli per la salute, perché si tratta di additivi autorizzati, ma utilizzati in modo scorretto.” Preso atto che l’uso degli additivi è lecito, in determinate condizioni, c’è da dire che nello stesso articolo leggevo anche che: “Quando il pesce fresco viene “trattato” con additivi leciti deve essere classificato come prodotto alimentare “trasformato”, e quindi non si può scrivere sull’etichetta la parola fresco, e non si deve lasciare credere al consumatore che sia tale.

Quest’ultima frase dal mio punto di vista si scontra con la realtà dei fatti, dato che ho notato come al Banco del Pesce Fresco (non decongelato) di Esselunga (vedi foto 1) sia in vendita del pesce trattato con additivi: nello specifico mi riferisco alle code di mazzancolle (Pescato, Mar Mediterraneo) il cui cartellino evidenzia la presenza di 4 additivi: E330 – E331 – E221 – E222.

additivi altroconsumo
Clicca sull’immagine per ingrandire la tabella di Altroconsumo sugli additivi alimentari

Ho verificato il tutto sulla banca dati di Altroconsumo ed ho ottenuto questi risultati:

E330 – Antiossidante, Regolatore di acidità, Sinergista, Agente sequestrante – Possibilità allergie: No – Giudicato: Accettabile – l’utilizzo di questo additivo è giustificato in alcuni casi precisi.

E331 – Antiossidante, Regolatore di acidità, Sinergista, Agente sequestrante, Supporto per additivi, Stabilizzante, Emulsionante – Possibilità allergie: No – Giudicato: Accettabile, l’utilizzo di questo additivo è giustificato in alcuni casi precisi.

Diverso il discorso per l’E221 e E222, entrambi classificati come Conservante, Antiossidante, Stabilizzante – Possibilità allergie: Sì – Giudicato: Sconsigliato – la dose giornaliera accettabile non è ancora stata stabilita definitivamente, oppure provoca effetti tossici sull’organismo.

Mi piacerebbe avere un parere da addetti ai lavori, che come consumatore, per quanto attento e consapevole, potrei anche sbagliare valutazione.

Paolo, autore del blog Paoblog.

Rispondono Valentina Tepedino e Valentina Galli di Eurofishmarket. 

crostacei gamberetti 467128375
Gli additivi da E220 ad E228 sono ammessi anche in molluschi e crostacei non trasformati ma limitatamente a: crostacei e cefalopodi freschi, congelati e surgelati

L’uso di additivi alimentari da E220 ad E228 (anidride solforosa, solfito di sodio, sodio bisolfito ….)è ammesso anche nei molluschi e nei crostacei non trasformati ma limitatamente a: crostacei e cefalopodi freschi, congelati e surgelati, e con dosi massime prestabilite a seconda del numero di unità sottoposte a trattamento. Trattandosi di sostanze allergeniche, la presenza di questi additivi va indicata in etichetta secondo le modalità previste dalla norma. Ovvero: o si indica chiaramente il nome della sostanza allergenica all’interno della lista degli ingredienti (in questo caso “solfiti”), oppure si utilizza la formula finale “Contiene solfiti”.

C’è di più, dal prossimo mese di dicembre 2014 la presenza di allergeni dovrà essere evidenziata attraverso un tipo di carattere tipografico chiaramente distinguibile dagli altri ingredienti elencati sull’etichetta, utilizzando, ad esempio, dimensioni, stile o colore dello sfondo diversi. Ad oggi la normativa ammette l’utilizzo di tutti gli additivi da lei indicati per le categorie e le dosi indicate nella normativa di riferimento.

Eurofishmarket insieme agli esperti del settore sta cercando di sensibilizzare istituzioni e aziende ad effettuare sul banco una distinzione per settori, differenziando almeno 3 tipologie di pescato: quello fresco naturale, quello fresco con ingredienti e additivi, e quello decongelato. Si tratta di una  disposizione semplice che aiuterebbe il consumatore a fare una scelta ancora più consapevole.

Valentina Tepedino, veterinario e direttore di Eurofishmarket e Valentina Galli, responsabile legale di Eurofishmarket.

© Riproduzione riservata. Foto: iStockphoto.com

[sostieni]

0 0 voti
Vota
5 Commenti
Feedbacks
Vedi tutti i commenti
Paoblog
17 Luglio 2014 16:58

Grazie per l’esauriente risposta.
*
Ieri avevo pubblicato la mia lettera sotto forma di post sul Blog ed ho notato che le letture sono state subito numerose a testimonianza che si tratta di un argomento che interessa i consumatori.

Paoblog
19 Luglio 2014 09:18

Giro “pari pari” le domande scritte da un lettore sul Blog:

Mi restano dei dubbi.
Primo: pescato Mediterraneo è un bel pò generico, no?
Ma è pescato nostro o di importazione?
*
Secondo: perchè code di mazzancolle, e trattate con additivi, per di più.
*
Terzo: ma se posso comprare le mazzancolle fresche, intere e non trattate (e ci sono), perchè devo comprare e mangiare queste?

***
Secondo me:
1) Vedi alla voce “Zone FAO” ovvero l’indicazione di dove è stato pescato il pesce.
*
2) Probabilmente sono trattate con additivi perchè, come spiegava l’amica Poppea nel commento precedente, “le mazzancolle come pure i gamberi hanno il difetto che dopo 24 ore gli viene la testa scura, nulla di che ma è brutto da vedere per questo li trattano”
*
3) Per la stessa ragione per cui uno compra la verdura “da frigo” nei super piuttosto che prendere quella fresca e di stagione. Pigrizia, scarsa informazione (quanti sanno degli addditivi nel “pesce fresco”?) e mancanza di tempo.
*
Per la verdura vedi: http://paoblog.net/2013/09/10/alimentazione-197/
*
Aggiungo che Eurofishmarket ha risposto anche ad una domanda che non avevo posto per non allagare il discorso ovvero circa la presenza di allergeni, cosa che mi interessa in prima persona, anche se non in campo alimentare.
*
Circa le etichette ho notato che su certi prodotti ittici venduti al banco del fresco sono indicati nello specifico tutti gli additivio ed in altri, come avete detto, un più generico “contiene solfiti”. Perchè non indicare sempre gli additivi nello specifico? Cosa c’è di meglio di indicazioni chiare e facilmente comprensibili da tutti i consumatori e non solo da quelli più informati?

Paoblog
19 Luglio 2014 09:29

Non voglio monopolizzare il post, ma questo argomento ha stuzzicato l’interesse. Parlando con mia moglie, grande consumatrice di pesce (a differenza mia), è nata un’altra domanda.
*
Partendo dal presupposto che certe tipologie di pesce hanno una decadenza, perlomeno visiva, rapida e che per tale ragione sono “trattate”, perchè anche il pesce surgelato è pieno di additivi?
*
Mi riferisco nello specifico al prodotto di cui ho scritto anni fa (ma ancora recentemente avevo controllato l’etichetta…) ovvero anelli di totano con ben 7 additivi: http://paoblog.net/2009/09/19/compri-i-totani-e-mangi-gli-additivi/

MAurizio
MAurizio
20 Luglio 2014 11:08

Oddio. Capisco che la sigla è più scientifica ma l’E330 è acido citrico e il 331 è citrato di sodio, sempre “chimici”, ma insomma…
Il 221 è sodio solfito e il 222 bisolfito di sodio. Conservanti, ma presenti “naturalissimamente” in gran parte dei vini bianchi (per es.)
Essendo 2 coppie di molecole simili, mi sembrerebbe logico che l’etichetta puntigliosamente li citi entrambi, ma solo per una questione di instabilità e trasformazioni chimiche. In italiano NON ci hanno messo 4 sostanze diverse, ma due che poi si trasformano nelle similari.
Resta poi una questione di fondo. Le code di mazzancolla sono “per definizione” un alimento “modificato” rispetto al crostaceo originale. Trovarlo sui banchi dove viene venduto ANCHE il pesce fresco dovrebbe lasciare perplessi a prescindere sulla freschezza (intesa come NON manipolazione/necessità di trattamento) dello stesso.
Mai viste delle mazzancolle freschissime, “decapitate” e vendute come tali. A che prezzo poi (che dovrebbe essere un altro parametro di “sospetto” se inferiore ai 30 euro/kg) ?

monica mimangiolallergia
23 Luglio 2014 12:34

Grazie di questo approfondimento che ora linkero’ su fb, mi riprometto di riprendere l’argomento, in quanto il problema degli additivi potenzialmente allergizzanti si presenta anche per il pesce venduto al banco. Mi spiego meglio: solo al banco del pesce fresco in un supermercato ho letto la segnalazione che avvertiva della presenza di additivi, ma non è una pratica ancora generalizzata e considata. Molto interessante come sempre. Grazie e quando riuscirò (connessione permettendo) farò visita a paoblog:-)