Ape su un pezzo di favo con miele

Continua la ricerca sull’effetto dei neonicotinoidi sulle api, e questa volta è Science a pubblicare i risultati di due studi sul campo estesi e completi che permettono di ritenere opportuno il mantenimento della moratoria, in attesa di dati definitivi. Anche perché uno dei due, realizzato da un ente di ricerca pubblico, è stato finanziato dalle aziende che producono gli insetticidi sotto processo, fatto che non permette di leggerlo con totale neutralità.

In quel caso la Bayer CropScience e la Syngenta nel 2014, hanno chiesto al governativo Centre for Ecology & Idrology (CEH) britannico di condurre una ricerca sul campo, e hanno stanziato 2,8 milioni di sterline, affinché i controlli venissero effettuati in 33 siti di tre paesi: Germania, Ungheria e Gran Bretagna. L’idea era di verificare lo stato di salute delle colonie di tre specie di api da miele poste vicino a campi nei quali i semi erano stati conciati con due dei neonicotinoidi più diffusi, la clotianidina e il tiametoxam.

Il risultato è stato contraddittorio: in Ungheria le colonie trattate con clotianidina sono diminuite del 24%, mentre quelle dei campi trattati con tiometoxam non hanno subito conseguenze; in Gran Bretagna l’andamento è stato simile, anche se di minore entità e non statisticamente significativo, in Germania non è emerso alcun effetto. Secondo uno dei ricercatori del CEH le colonie tedesche stanno generalmente meglio, e sono quindi più resistenti ai danni da pesticidi, mentre secondo la Syngenta i dati dimostrano che ciò che conta è la disponibilità di grandi spazi come quelli presenti in Germania e non negli altri paesi, più che i pesticidi. Lo studio ha inoltre messo in luce che le api selvatiche risentono molto di più di quelle da miele degli effetti delle sostanze presenti, e che anche i livelli riproduttivi risentono della presenza di neonicotenoidi.

Neonicotinoidi
I neonicotenoidi non sono a impatto zero sulle api

Non solo: nei nidi è stato trovato imidacloprid, un neonicotenoide in teoria non somministrato più – come tutti i membri della famiglia – dall’inizio della moratoria, e cioè dal 2013, ma evidentemente molto persistente nell’ambiente.

Il secondo studio è stato condotto in Canada, su campi di mais in cui i semi erano stati esposti a quattro mesi di neonicotenoidi (in Nordamerica l’impiego dei neonicotenoidi è libero) e il risultato è stato che le api operaie avevano in media una vita più breve e una maggiore tendenza a perdere la regina. L’indagine ha messo in evidenza che gli effetti sono particolarmente devastanti quando i neonicotinoidi sono dati insieme a un fungicida, a riprova del fatto che le interazioni tra le sostanze, le piante, le api e l’ambiente in generale sono molto complesse.

Non esiste quindi una risposta semplice alla questione, né una spiegazione unica alla preoccupante diminuzione degli alveari, anche se tutti i dati raccolti negli ultimi anni, in laboratorio come nei campi, indicano che i neonicotinoidi non sono a impatto zero sulle api. È necessario andare avanti fino ad avere un quadro più chiaro – hanno concluso gli autori – e i decisori politici devono tenere conto di tutto ciò che oggi si sa.

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Paolo Subiaco
7 Luglio 2017 14:51

Neonicotinoidi utilizzati anche nelle colline del Prosecco per uccidere la cicalina (scafoide) responsabile della trasmissione della flavescenza dorata nella vite. E poi vogliono candidare le colline del Prosecco a Patrimonio dell’Umanità UNESCO!! Colline che da marzo a settembre sono impraticabile a causa dei pesticidi!
La beffa è che si possono usare altri insetticidi ammessi in agricoltura biologica, che hanno meno persistenza ma sono comunque efficaci, come il Piretro e il “sapone di marsiglia” (agisce bloccando i pori attraverso cui la cicalina respira). L’efficacia è stata riportata in un bollettino agronomico del Consorzio di Tutela del Prosecco DOCG, e siccome dal 2014 è obbligatoria per tutti gli agricoltori la “difesa integrata”, se c’e’ un mezzo biologico (o agronomico o meccanico) efficace, non si può utilizzare il mezzo chimico.
Invece, nelle colline del prosecco, quasi tutti utilizzano neonicotinoidi e chlorpyrifos, entrambi insetticidi che agiscono nel sistema nervoso centrale (anche umano!)