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Da settembre questi distributori affiancano quelli tradizionali

I distributori di merendine, snack e bibite nelle scuole andrebbero ripensati cercando di inserire prodotti di tipo “salutistico. Si tratta di una sfida che da anni viene proposta senza grande successo perché poco redditizia e perché pone diversi problemi alle aziende del settore “Vending”. Dal mese di settembre 2015 la società Serim ha attivato un nuovo progetto con sistema di vendita postpagato per l’acquisto di prodotti salutistici da distributori automatici (D.A.). Ai classici distributori la Società ha deciso di affiancare in alcune scuole campione della provincia di Milano e di Varese quelli del Vendingzone. Per ora i distretti scolastici di tipo secondaria superiore coinvolti sono solo 4, ma tra un anno si ipotizza di coinvolgere nel progetto le scuole medie ed elementari di Bergamo.

Una delle novità risiede nel metodo di pagamento che, anche se laborioso, potrebbe incentivare il ragazzo ad acquistare questi prodotti anziché i soliti snack ricchi di grassi, calorie e zuccheri. Grazie a un accordo con un Istituto bancario nazionale, gli studenti potranno comprare, esclusivamente da questa tipologia di D.A., pagando per mezzo di una Card personalizzata (ad oggi con un tetto massimo di spesa di 2 euro al giorno), collegata ad una carta di credito. Alla fine di ogni mese la banca provvede ad inviare una rendicontazione alla famiglia (dati estrapolati dal gestionale collegato al D.A.). Qual è il vantaggio? «Gli adolescenti e i giovani – spiega Alice Minetto Responsabile Progetto Vendingzone di Serim – sono meno propensi all’utilizzo della loro “paghetta” per acquistare merende sane. Sapere di non dover pagare è sicuramente un forte incentivo per dirottare la scelta dallo snack calorico e appetibile ad altri prodotti nutrizionalmente selezionati e bilanciati».

Per riuscire a costruire questo progetto ci sono voluti due anni e mezzo per superare ostacoli burocratici, scegliere prodotti con precise caratteristiche nutrizionali, in collaborazione con le Asl di Milano e Bergamo, per studiare un modo accattivante per incentivarne la buona riuscita: in questo caso il pagamento delegato ai genitori.

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I frullati sono l’alimento più acquistato, insieme alle gallette

Quali sono i prodotti scelti per i nuovi distributori? «L’Asl ci ha fornito le indicazioni generali per la scelta di prodotti a ridotto impatto energetico – continua la D.ssa Roberta Bonomi Tecnologo Alimentare e Responsabile Qualità di Serim – in linea con i parametri stabiliti da direttive della Regione Lombardia e da Linee Guida nazionali: apporto calorico per porzione inferiore alle 150 kcal, meno del 5% di grassi (al massimo 1,5 grammi di grassi saturi), ridotto contenuto di zuccheri semplici e di sale con lo scopo di fornire una sana e corretta alimentazione agli studenti in tutti i momenti della giornata attraverso l’utilizzo di distributori automatici». Come bibite sono presenti solo acqua, succhi di frutta (100% frutta per le spremute di arancia e mandarino), oppure frullati (smoothies). Nel distributore ci sono anche carote, yogurt da bere senza lattosio, gallette di mais, cracker di riso, grissini, snack a ridotto contenuto calorico, biscotti, barrette 100% frutta, frutta secca, bacche di goji e cioccolato rigorosamente fondente.

Tra le difficoltà nel scegliere i prodotti, la prima riguarda i costi: alcuni snack salutari sono poco concorrenziali rispetto a quelli di un distributore normale. Inoltre i prodotti freschi e deperibili si prestano poco per questo tipo di vendite. La frutta è presente soprattutto come succo di frutta, frullato o “chips” disidratata. In questi tre mesi si è vista una maggior adesione da parte delle ragazze mentre i prodotti più apprezzati sono frullati, merendine con il cioccolato, gallette, grissini e le chips di mela. Sperando che il progetto possa avere successo, sarebbe opportuno sfruttare l’occasione per portare avanti campagne di educazione alimentare nelle scuole, rivolte a genitori e studenti. È in famiglia che inizia la corretta educazione alimentare, che può poi proseguire a scuola con scelte consapevoli (magari senza incentivi).

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MAurizio
MAurizio
2 Dicembre 2015 21:11

Ottima iniziativa. Ma oltre che alle scuole, suggerirei di estenderla agli OSPEDALI. Che sono pieni di distributori automatici di zozzerie. Spesso posti di fronte o a breve distanza dai reparti pediatrici. Così succede comunemente che i bambini ricoverati integrano la loro dieta ospedaliera (magari mirata per la patologia, per es., una gastroenterite) con patatine, bevande gassate, biscottini e dolcetti a lunga conservazione (o se preferite all’olio di palma 🙂 ).
Poi “dopo” le madri si lagnano che “hanno vomitato” o “hanno ancora la diarrea”. Mavà ??

ezio
ezio
9 Dicembre 2015 12:20

In un periodo critico come questo ed il fiorire di start-up innovative, come mai nessuno pensa alla distribuzione capillare organizzata di cibo fresco e sano porzionato e magari anche bio, in tutte le scuole per l’orario di merenda?
Possibile che i nostri giovani imprenditori in erba vogliano tutti dedicarsi ad inventare app per gli smartphone e nessuno si dedichi al cibo, se non per frequentare fast-food?
Innovare non significa fare quello che fanno tutti in modo un poco diverso o più complicato, ma contribuire al miglioramento dello stile di vita con prodotti e servizi migliori di quelli passati.

FRANCESCA
FRANCESCA
Reply to  ezio
10 Dicembre 2015 12:05

riguardo alla merenda, a Padova veniva data la merenda abbinata al pasto…uguale per tutti i bambini, a parte determinate patologie.
alle medie una volta a settimana veniva data la frutta dalle associazioni coltivatori, con grande apprezzamento da parte degli studenti “frutta nelle scuole” era lo slogan

Elisabetta biomedfood
Reply to  ezio
17 Dicembre 2015 12:31

Sono Socia di start-up innovative dal nome biomedfood che si occupa anche di educazione alimentare nelle scuole. Proponiamo e realizziamo progetti di educazione alimentare attraverso lezioni e laboratori didattici oltre che proporre distribuzione di cibo sano per lo spuntino e la merenda. Il problema è che le scuole non hanno risorse economiche per poter mettere in campo progetti innovativi legati alla sana alimentazione ma contiamo anche sulla richiesta da parte dei genitori che spingano presso i presidi per poter lavorare in questo senso.
Elisabetta

emanuele pieraccioni
emanuele pieraccioni
15 Dicembre 2015 18:08

Ma e’ proprio impossibile portarsi la merenda da casa come si faceva una volta ?