L’OMS, nel proprio “Action Plan for Food and Nutrition Policy for the WHO European Region”, ha infatti raccomandato ai Paesi aderenti di promuovere la riduzione degli introiti di sale nelle diete. I motivi  di questa raccomandazione sono ben noti all’universo mondo: riduzione della pressione arteriosa, migliore funzionalità di cuore  e reni, incremento della resistenza delle ossa. Viceversa, il consumo eccessivo di sale è ritenuto una delle principali cause di  ipertensione arteriosa, a sua volta fonte di patologie degli apparati cardio-cerebro-vascolare.

L’Efsa ha confermato la validità del problema visto che l’apporto medio di sale nelle popolazioni europee oscilla da 8 a 11g/die, e risulta superiore a quello raccomandato dall’OMS (5-6 g/die).

Nel giugno 2010 il Consiglio dei Ministri europei della Salute ha perciò concordato una strategia comune con il documento  “Azioni per ridurre l’introito di sale per migliorare la salute della popolazione”.

 In Italia il Ministero della salute porta avanti dal 2007 il programma “Guadagnare salute” con l’obiettivo di promuovere la salute in quanto bene collettivo, grazie alla la sinergia tra azioni collettive – pubbliche e private  – e le scelte dei singoli. Il programma prevede il coinvolgimento delle parti sociali e focalizza l’attenzione su quattro  obiettivi: esercizio fisico, alimentazione equilibrata, moderazione nei consumi di alcol, libertà dal fumo. In questo contesto si inserisce la riduzione progressiva del sale negli alimenti. Il progetto prevede cinque fasi:

–  Conoscere e monitorare i consumi pro-capite, per fasce d’età

–  Individuare le principali fonti di sale nella dieta

–  Rendere disponibili alimenti meno salati

– Informare i cittadini sui benefici legati alla riduzione

– Valutare l’efficacia delle azioni adottate.

Nel primo gruppo di lavoro oltre all’Università di Napoli (Federico II) e di Campobasso, troviamo  l’Istituto superiore di sanità e l’Istituto nazionale per la ricerca degli alimenti e la nutrizione, ma anche le Associazioni della panificazione artigianale e industriale. Le principali associazioni di categoria hanno sottoscritto accordi con il Ministero della salute, impegnandosi a ridurre gradualmente il contenuto di sale nel pane, dal 5 al 10-15% nel 2011. I consumatori potranno distinguere i prodotti e gli esercizi che aderiscono all’iniziativa grazie al logo “Guadagnare salute”. Cum grano salis, senza eccedere però!

Dario Dongo

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