Biberon rovesciato su un tavolo che gocciola latte; concept: latte in polvere

Riceviamo e pubblichiamo questo intervento di Chiara Manzi, presidente di Art joins Nutrition Academy  e di ASSIC, sull’annosa questione dell’impiego come ingrediente nel latte in polvere per bambini dell’olio di palma e dei contaminanti di processo abbinati.

A distanza di oltre un anno dal parere scientifico dell’Efsa sui cancerogeni contenuti nell’olio di palma, ad oggi c’è una categoria di prodotti che ancora non accenna ad eliminarlo: i latti sostitutivi per la prima infanzia. Altroconsumo ha analizzato 13 marche di latte artificiale utilizzato dagli zero ai sei mesi, le più conosciute e vendute. I contaminanti pericolosi sono stati riscontrati in tutte le 13 referenze prese in esame, e tutti i brand (tranne uno) superano i limiti di contaminanti tollerabili per questa fascia d’età. L’unica eccezione è il latte Crescendo di Coop che non supera i limiti tollerabili (e non usa l’olio di palma). Nel pdf scaricabile a questo link è possibile prendere visione di tutti i risultati dei test commissionati da Altroconsumo.

Un test di Altroconsumo su 13 marche di latte in polvere aveva trovato i contaminanti sotto i limiti Efsa solo nella referenza senza olio di palma

Pur in assenza di una normativa specifica, le aziende dell’Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari sono intervenute su base volontaria definendo dei criteri interni di accettabilità e selezionando fornitori e lotti di olio di palma che rispettassero tali criteri, assicurando in questo modo dei contenuti significativamente inferiori rispetto a quelli generalmente riscontrati in questa tipologia di olio, attenendosi alle indicazioni espresse dal Regolamento Ue in via di pubblicazione, per garantire la sicurezza dei propri prodotti.

Tuttavia i limiti restrittivi previsti da questo Regolamento Ue, stabiliti per il latte in polvere a patire dal 2019, consentono 50 microgrammi di glicidolo (cancerogeno presente soprattutto nell’olio di palma) per chilo di latte in polvere: una quantità tre volte superiore a quella considerata tollerabile da Efsa! Infatti un bambino di cinque chili consuma 135 g di latte in polvere al giorno (fa sei poppate al giorno ognuna con cinque misurini da 4,5 g di latte in polvere diluiti in 150 ml di acqua) che conterrà 6,75 microgrammi di glicidolo al giorno: oltre il triplo rispetto alla dose giornaliera considerata “tollerabile” di glicidolo da Efsa (2 microgrammi).

Nel nuovo Regolamento Ue, i limiti di contaminanti da processo degli oli vegetali nel latte in polvere sono tre volte più alti di quelli stabiliti dall’Efsa

Credo sia importante andare oltre la legge se questa richiede di diminuire i livelli di cancerogeni nei latti per l’infanzia, consentendone però un uso superiore alle dosi considerate tollerabili da Efsa! Per questi cancerogeni non esiste una dose sicura al di sotto della quale non ci siano rischi per la salute: l’unica risposta accettabile è che, proprio per principio di prudenza, trattandosi di neonati, i cancerogeni vanno eliminati, o quanto meno portati a dosi inferiori a quelle considerate tollerabili da Efsa!

Invito pertanto l’Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari a seguire il principio di prudenza, come hanno fatto alcune catene di supermercati (ad esempio Coop) che, per tutelare la salute dei consumatori, hanno eliminato l’olio di palma dai prodotti a marchio, anche se la legge non li proibisce!

Chiara Manzi

© Riproduzione riservata

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ezio
ezio
6 Dicembre 2017 11:31

Se non riusciamo nemmeno a tutelare i neonati ed i bambini, la situazione sanitaria ipertollerante da una parte ed iperprotettiva in alcuni casi di accanimento terapeutico ingiustificato, significa che la nostra società è in balia di pressioni fortemente squilibranti.
In questo caso specifico, le lobby del palma hanno il sopravvento sulle istituzioni sanitarie, che se anche in ritardo, sono intervenute per segnalare con studi dell’Iss e di Efsa la pericolosità di grassi saturi con alto tenore di sostanze tossiche e potenzialmente cancerogene.
Che il business possa avere il sopravvento anche sulla salute dei bambini a me sembra un vera aberrazione e che non si riesca a fermare queste derive facendo prevalere il principio di precauzione, è un vero limite delle istituzioni sanitarie, che non riescono ad imporre un minimo di prudenza nemmeno per i neonati.

Chiara Manzi
6 Dicembre 2017 17:08

Hai perfettamente ragione Ezio, ed è proprio per questo che noi consumatori dobbiamo supplire a questo limite. Se condividiamo e diffondiamo queste notizie, aiutiamo le mamme a fare le giuste scelte, le industrie saranno costrette a cambiare! Grazie per essere anche tu uno in più con noi!

Dario
Dario
Reply to  Chiara Manzi
16 Dicembre 2017 17:23

Tutti a parlare contro l’olio di palma ma come si fa a introdurre l’importante acido palmitico fondamentale per i primi mesi di vita? Evidentemente non è stato trovato un sostituto e l’olio di palma è perfettamente indicato per questo scopo dato che ne è ricchissimo.

Roberto La Pira
Reply to  Dario
16 Dicembre 2017 18:05

Dieci anni fa l’olio di palma lo usavano in pochissimi e l’acido palmitico non era un problema . visto che è presente in altri oli vegetali come l’oliva per esempio

Dario
Dario
Reply to  Chiara Manzi
17 Dicembre 2017 09:05

L’olio di oliva ne ha meno di acido palmitico e per raggiungere un quantitativo sufficiente ne avrebbero dovuto impiegare molto di più e non rendere così un buon equilibrio di composizione.

Chiara Manzi
Reply to  Chiara Manzi
17 Dicembre 2017 18:24

CIAO DARIO hai ragione: l’olio di oliva contiene meno acido palmitico dell’olio di palma, ma ci sono altre ottime fonti di acido palmitico, come il burro ad esempio, per risolvere il problema. Se alcune aziende producono latte per l’infanzia senza olio di palma vuol dire che il sistema c’è.
L’industria oggi quando produce qualsiasi alimento dovrebbe chiedersi: questo prodotto è rispettoso della salute del consumatore? Se la risposta è NO, e in particolare per i consumatori più piccoli e indifesi, l’industria ha il dovere etico di evolvere e trovare soluzioni, a qualsiasi costo!

Dario
Dario
Reply to  Chiara Manzi
18 Dicembre 2017 13:45

Io sono del parere che questa è stata più una guerra politica che salutistica. L’olio di palma è un prodotto che costa poco e rende tantissimo e a qualcuno dava fastidio… Perché non si fa la guerra all’olio di cocco che è praticamente quasi tutto saturo e con una composizione pessima di acidi grassi che non sono per niente il massimo (miristico e laurico) a differenza del palma i cui grassi saturi sono innocui? Poi lasciamo perdere l’EFSA che ha basato i suoi studi sui topi per i contaminanti del palma e che comunque i livelli rilevati sono ben al di sotto delle soglie di pericolosità per la salute umana

Roberto La Pira
Reply to  Dario
18 Dicembre 2017 15:34

La nostra è stata una campagna per migliorare il profilo nutrizionale dei prodotti alimentari e tutta la popolazione ha avuto un indubbio beneficio.
L’olio di cocco si usa solo in alcuni gelati.

Chiara Manzi
Reply to  Chiara Manzi
18 Dicembre 2017 19:52

ciao Dario, l’olio di cocco è doppiamente saturo (e dannoso) rispetto al burro e sono d’accordissimo con te che non va usato al posto del palma. E proprio perchè la dose di contaminanti nei latti per l’infanzia sono MOLTO AL DI SOPRA delle soglie di pericolosità PER I BAMBINI (come illustro dettagliatamente nell’articolo) abbiamo il dovere chiedere alle industrie di sostituirlo in modo da garantire sicurezza nutrizionale alla fascia più debole e indifesa della popolazione

ezio
ezio
17 Dicembre 2017 12:24

“For ‘Infants’, the food groups ‘Infant and follow-on formulae’, ‘Vegetable fats and oils’ and ‘Cookies’ were the major contributors to 3- and 2-MCPD and glycidol exposure. For ‘Toddlers’, the food groups ‘Vegetable fats and oils’, ‘Cookies’ and ‘Pastries and cakes’ were the major contributors to 3- and 2-MCPD and glycidol exposure. […] In conclusion, estimated exposure substantially exceeding the group TDI for 3-MCPD is of concern; this is particularly seen in the younger age groups.” (Efsa, 2016)
Quando affrontiamo un argomento complesso ritengo si debba avere un visione complessa e possibilmente completa del problema e non solamente un aspetto singolo (acido palmitico), indipendentemente che sia positivo o negativo nel merito della discussione.
Allo scopo di approfondire l’argomento consiglio la lettura dell’inchiesta di Altroconsumo raggiungibile anche dal link della D.ssa Manzi:
https://www.altroconsumo.it/-/media/altroconsumo/pdf/olio%20di%20palma/ac310_012015_latte%20bebe.pdf

Costante
Costante
17 Dicembre 2017 16:36

Continua l’accanimento tout court e a prescindere contro l’olio di palma anche come ingrediente, senza porsi il problema se siano utilizzati lotti di olio idonei o meno come materia prima per arricchire il mix della frazione grassa , non sostituirla, con acido palmitico.
Ormai sappiamo, ma alcuni “talebanamente” non vogliono sapere, avendo contribuito a far diventare mediaticamente il nome “di palma ” in una parolaccia sporca e velenosa, che le aziende si sono attivate per l’utilizzo di materia prima purificata in modo adeguato.
Quel qualcuno sottoponga i latti per l’infanzia ad analisi presso laboratori seri e con metodiche accreditate, e si assuma la responsabilità di sporgere denunce circostanziate contro chi ritengono che utilizzi olio di palma chimicamente non idoneo all’utilizzo specifico, senza invocare inutilmente un principio di precauzione soltanto basato su ipotesi mediatiche, e si assuma l’onere di dimostrare la eventuale pericolosità di prodotti finiti , e di materia prima fatta prelevare ufficialmente presso i produttori. Questo senza rifarsi a inchieste diventate ormai obsolete a fronte del progresso tecnologico messo in atto dopo le segnalazioni di EFSA .

Roberto La Pira
Reply to  Costante
18 Dicembre 2017 10:58

Ma allora perché le aziende non segnalano l’impiego di palma mitigato senza contaminanti?

ezio
ezio
Reply to  Costante
18 Dicembre 2017 13:28

Quando la frittata è fatta, è mondiale, diffusa, nascosta e perpetuata da molto tempo, ritengo ci vorrà qualcosa in più di una timida ed appena accennata mitigazione del grasso in questione.
Si faccia un’opera profonda, decisiva, diffusa e convincente per risanare il prodotto, ad opera dell’intera filiera produttiva e nell’arco di qualche decennio forse si potrà riparare il danno causato dall’imprudenza della maggior parte dei produttori di alimenti e dei coltivatori invasivi delle palme.

Costante
Costante
19 Dicembre 2017 12:07

Caro Dr. La Pira, perché dovrebbe perpetuarsi una rincorsa mediatica che rinfocolerebbe dubbi e perpetuerebbe false interpretazioni? Chi utilizza olio di palma senza problematicità non ha nessun bisogno di giustificarsi: il suo mestiere è dedicarsi produrre alimenti sani in linea con le prescrizioni di legge nel rispetto della salubrità degli alimenti (e del proprio interesse conseguente), non di rincorrere i blog e gli spot giornalistici. Altrimenti si continua a coltivare la vituperanda moda dei “senza”.
Attenzione al giochino già noto di rinfocolare polemiche per trarne vantaggi mediatici, ma che fanno solo danni ulteriori, utili solo ad alcuni orientamenti , ma certo non alla fiducia dei consumatori nei sistemi di controllo, e neppure alla necessaria vigilanza di una sana informazione non allarmistica, tesa non alla polemica ma stimolo al continuo miglioramento della qualità degli alimenti

ezio
ezio
Reply to  Costante
20 Dicembre 2017 17:53

Alle aziende interessa prevalentemente tenere vivo il fuoco del proprio mercato e rinfocolarlo con il grasso di palma anche migliore al mondo, oggi sarebbe pura follia commerciale.

Costante
Costante
21 Dicembre 2017 19:05

Allora Ezio, quanto Lei dice dimostra quanto le campagne scandalistiche in negativo possano fare danni enormi invece di una critica costruttiva tesa al miglioramento della qualità.
Questa è la strada che d’ora in poi questi blog e la stampa devono intraprendere intelligentemente per costruire e non per distruggere