Si fa presto a dire latte, meno a sceglierlo perché  sempre più spesso le aziende propongono una versione «funzionale» che dovrebbe potenziare le qualità di questo alimento arricchendolo di elementi nutritivi.

La nostra rassegna comincia con  “Il Latte del Benessere Parmalat” una linea che comprende tre tipologie di latte parzialmente scremato a lunga conservazione – Fibresse arricchito con fibre, Calcium plus con calcio e vitamina D, Omega 3 con Omega 3 (vedi foto ). Questa tris di confezioni multicolore nelle ultime settimane si è guadagnata l’onore delle cronache grazie a una vivace campagna su Facebook e un concorso a premi.

In effetti non siamo di fronte a novità visto che questi prodotti, così come gli yogurt con caratteristiche analoghe, sono in vendita da qualche anno. E non sono un’esclusiva dell’azienda emiliana, che trova tra i suoi concorrenti la società  toscana Mukki con  un latte dal nome ambizioso Protezione cuore, arricchito con omega 3 e un latte Protezione ossa con aggiunta di calcio.

Ma è vero – come sostiene Parmalat –  che «se il latte fa bene, il latte del benessere fa meglio»? In realtà i vantaggi non sono così evidenti. Le sostanze aggiunte di per sé sono utili per la salute, ma resta da vedere se  un latte arricchito sia il metodo migliore per  assumere questi principi nutritivi.

L’esempio più banale è quello del latte arricchito di calcio, che può vantare una quantità superiore del  30% rispetto al latte normale. Per ottenere lo stesso risultato – spendendo meno, visto che questi  prodotti costano  un po’ di più del semplice latte UHT –  basterebbe bere un sorso in più dell’equivalente confezione non arricchita.

Più complesso il discorso per quando riguarda Fibresse, chiamato così perchè arricchito con fibre. Sulla base di una revisione della nomenclatura relativa alle fibre alimentari, oggi la categoria comprende tutte le molecole non digeribili, «Tra cui molecole che si trovano nei vegetali, ma anche molecole di sintesi o derivate a biotecnologie – osserva Gianna Ferretti, docente dell’Università politecnica delle Marche e food blogger. Nel latte Fibresse sono aggiunte fibre solubili come l’inulina, che si estrae da alcuni vegetali e può svolgere diversi ruoli funzionali, ad esempio è utilizzata anche come addensante ». 

Queste fibre hanno una funzione prebiotica, servono cioè da nutrimento per i batteri presenti nel nostro organismo dando loro la possibilità di svolgere la loro azione. Il latte contiene però solo 3 grammi di fibra in 250 ml; si tratta di una quantità limitata rispetto al fabbisogno giornaliero che è di circa 25 grammi. La fibra del latte equivale a quella contenuta in una mela «Che però – osserva Ferretti-  contiene  anche altri tipi di fibre e nutrienti utili». 

Una nota di Altroconsumo ricorda  che l’Autorità europea per la sicurezza alimentare  (Efsa), ha  recentemente stabilito che la fibra alimentare aggiunta a alcuni alimenti non è «sufficientemente caratterizzata in relazione agli effetti vantati», per questo l’Efsa in un parere preliminare non ha riconosciuto come  valido la dicitura riportata sulla confezione di Fibresse che si definisce «un aiuto per la regolarità intestinale».

Il latte Omega 3 firmato Parmalat contiene 80 mg di Omega 3 – di cui non è specificata la provenienza – per 100 ml di latte, una parte dei quali (35 mg) è chiamata  acido docosaesaenoico (DHA), un composto molto studiato per i suoi effetti protettivi. Per rendersi conto della quantità presente nel latte va detto che  100 grammi di tonno fresco contengono oltre 2000 mg di DHA . «C’è un altro elemento da considerare – precisa Ferretti – il nostro organismo è in grado di sintetizzare il DHA  partendo da precursori come l’acido alfa linolenico, contenuto tra l’altro nelle noci».

L’ultima considerazione riguarda la tipologia di materia prima utilizzata,  quasi tutti le confezioni di latte arricchito sono vendute come latte UHT a lunga conservazione (solo la formula Omega 3 esiste anche come “pastorizzato a temperatura elevata”). Questo è un difetto perchè  i nutrizionisti consigliano di consumare latte fresco, se non altro per questioni di gusto.

Tutto sommato, quindi, salvo casi particolari non ci sono ragioni valide per scegliere un latte speciale. Con l’eccezione del latte a basso contenuto di lattosio che viene incontro alle esigenze dei tanti adulti intolleranti allo zucchero di questo alimento.

Paola Emilia Cicerone

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