La vicenda del pecorino Cladis ribattezzato come “formaggio anticolesterolo”, ha fatto il giro delle redazioni e ha inondato  siti internet e  blog. Si tratta di una grande bufala, visto il famoso acido linoleico coniugato (Cla) contenuto nel formaggio non ha gli effetti decantati. Tutto è cominciato conun comunicato che annuncia l’avvio di una sperimentazione di 30 mesi presso la Facoltà di agraria dell’università di Pisa con un gruppo di volontari che inserirà nella dieta il formaggio pecorino Cladis (ottenuto da animali nutriti con semi di lino considerati una fonte naturale di precursori di acido linoleico coniugato (Cla). Il problema è che non esiste una documentazione scientifica che attribuisce al Cla proprietà anticolesterolo, o una speciale protezione all’organismo nei confronti del malattie cardiovascolari. Ma allora quale interesse può suscitare una sperimentazione così lunga dall’esito tutt’altro che scontato?

Per rendersene conto basta leggere  i pareri dell’Efsa (Autorità per la sicurezza alimentare europea consede a Parma) pubblicati il 30 aprile e  21 maggio 201 .  Nei due pareri sull’impiego del Cla come ingrediente di integratori alimentari  si dice che “non sono stati forniti studi sugli esseri umani relativi agli effetti del CLA sui parametri del metabolismo lipidico, sull’accumulo epatico dei lipidi, sulla funzionalità epatica”. Per quanto riguarda il colesterolo si dice che “nelle condizioni d’utilizzo proposte, CLA non ha alcun effetto sulle concentrazioni di colesterolo LDL o sul rapporto dicolesterolo LDL: HDL, e l’entità dei cambiamenti osservati sulle concentrazioni di HDL e sulle concentrazioni di trigliceridi è improbabile che causino un impatto sul rischio cardiovascolare”. Nonostante  l’esistenza di  pareri  così autorevoli  che non lasciano  spazio a dubbi è lecito chiedersi come ha fatto il mondo mediatico ad eccitarsi per il nuovo pecorino.

La storia del Cla non è di questi giorni. Gianna Ferretti docente presso l’Università politecnica delle Marche nel suo blog Trashfood già nel 2006 illustrava con dovizia di particolari la presenza sul mercato di decine di beveroni e integratori a base di Cla, che promettevano dimagrimenti improvvisi ed efficaci. Anche allora si diceva che erano in corso studi presso centri universitari. Ecco cosa scriveva “Provate a digitare il termine CLA , l’acido linoleico coniugato sulla stringa di Google  e scoprirete quanti sono i siti in cui sono in vendita integratori che lo contengono.

Nei numerosi siti commerciali è presentato come una sostanza che contribuirebbe ad aumentare la massa magra e a ridurre la massa grassa, viene perfino definito grasso miracoloso . Non solo vengono attribuite al Cla anche proprietà antineoplastiche e antinfiammatorie. Facciamo un pò di chiarezza? Il Cla è  una delle molecole che movimenta di piu’ il mercato dei fitness foods degli ultimi anni. Le ricerche condotte prevalentemente su modelli animali, hanno alimentato il mercato agroalimentare e la diet industry alla continua ricerca di prodotti innovativi e di molecole su cui puntare per proporre effetti salutari e/o dimagranti da pubblicizzare. Per quanto riguarda le proprietà decantate sul metabolismo energetico, esse si basano su studi condotti su animali, non confermati sull’uomo in ricerche successive. Conclude Ferretti. Da un esame recente della letteratura scientifica degli ultimi anni,  emergono dati in contrasto con quelli ottenuti nei modelli animali, ponendo ulteriori e plausibili interrogativi sul suo uso come supplemento nell’alimentazione umana e come prodotto per una riduzione del peso corporeo”.
Se nel 2006 digitando Cla su Google c’erano numerose immagini, adesso sono molte di più e quelle prevalenti riguardano flaconi di integratori con la scritta proposta a caratteri giganteschi CLA, che promettono di ridurre la massa grassa.

 

Altri lavori condotti nell’uomo sul tema:

Conjugated linoleic acid (CLA) and obesity. Public Health Nutr.

Milk enriched with conjugated linoleic Acid fails to alter blood lipids or body composition in moderately overweight, borderline hyperlipidemic individuals. J Am Coll Nutr.

Roberto La Pira