Il Comitato Tecnico dell’Unesco – a più riprese sollecitato da Italia, Spagna, Grecia e Marocco – ha finalmente raccomandato di iscrivere la “dieta mediterranea” nella lista delle tradizioni considerate “Patrimonio Mondiale Immateriale dell’Umanità”. Il parere verrà sottoposto a ratifica da parte del Comitato esecutivo competente, che si riunirà a Nairobi a metà novembre.
Il riconoscimento ha un valore simbolico prestigioso, di particolare rilievo in un periodo come quello attuale in cui sovrappeso e obesità assumono un’incidenza endemica in varie parti del mondo. Vale anzi la pena ricordare che il problema riguarda pure i bambini e i giovani italiani, spagnoli e greci.
Possiamo cogliere questo “attestato” sulle nostre tradizioni alimentari come occasione per recuperare la memoria, del buon cibo ma anche dell’attività fisica che lo deve accompagnare, per preservare buona salute nella longevità di cui già siamo campioni.

Abbiamo dunque ragione di rallegrarci per le buone lezioni che ci hanno trasmesso  i nostri avi, e un motivo  in più per promuovere con efficacia i nostri prodotti alimentari nel mondo.

 
Dario Dongo