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Gamberi dalla Malesia bloccati negli USA per presenza di antibiotici

Negli Stati Uniti, gli uffici distrettuali della Food and Drug Administration potranno bloccare nei porti d’arrivo i carichi di gamberi e gamberetti provenienti dalla Malesia peninsulare, senza sottoporli ad analisi.Il provvedimento è collegato all’esito dei test che hanno rilevato la presenza di residui di antibiotici ( nitrofurani e/o cloramfenicolo) in un terzo dei lotti provenienti da quella regione. La presenza di questi contaminanti non è ammessa negli Usa.  D’ora in poi spetterà all’importatore certificare, attraverso analisi di laboratorio, che i  lotti non contengono residui di sostanze vietate.

crostacei gamberi Malesia
Il governo malese vieta l’uso di antibiotici negli allevamenti

La FDA ha chiesto al governo malese, che vieta anch’esso l’utilizzo dei due antibiotici nel pesce d’allevamento, di indagare sulle cause e di sviluppare un programma di azioni a breve e a lungo termine, per prevenire l’esportazione di gamberetti adulterati dalla Malesia verso gli Stati Uniti. Nonostante il divieto d’uso degli antibiotici i test condotti negli Usa su 138 campioni di gamberi e gamberetti provenienti dal paese asiatico (nel periodo ottobre 2014 – settembre 2015)  hanno evidenziato nel 32% dei campioni  residui di antibiotici. Notizie preoccupanti arrivano anche dal Vietnam, dove i controlli effettuati dal governo, a cavallo tra il 2015 e il 2016, indicano che la grande maggioranza delle aziende di acquacoltura utilizza antibiotici per prevenire le malattie. Si tratta di una pratica che  ha causato il respingimento di numerosi lotti  destinati ai  mercati esteri. Solo nel primo trimestre del 2016, le spedizioni respinte sono state 31, come riferisce il sito Tuoi Tre News.

La presenza di antibiotici illegali nei gamberetti surgelati d’importazione era stata denunciata un anno fa dall’organizzazione di consumatori statunitense Consumer Reports.

 

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ezio
ezio
2 Maggio 2016 12:07

Allevamento dei gamberi come l’allevamento intensivo dei polli nostrani.
Cambia paese e animale ma l’uomo-allevatore intensivo è sempre della stessa specie.
Pochi, anzi pochissimi nel mondo, rovinano la salute, l’economia, l’ambiente e la vita in generale di tutti.
Loro ci provano e ci riescono quasi sempre, noi neanche ci proviamo a fargli cambiare mestiere, al massimo li puniamo con un ritiro e forse una multa ridicola.
Viva la libertà di fare danni!!