In Francia non si è fatta attendere la reazione dell’industria alimentare al varo del Nutri-Score, l’etichetta nutrizionale semplificata ufficiale del governo transalpino, e siamo davanti a una vera e propria guerra delle etichette a semaforo. Dopo l’assenso delle Istituzioni europee e la firma del decreto che ufficializza il logo a cinque colori scelto dal governo, Alliance 7, la federazione dei produttori alimentari, ha ufficialmente invitato i suoi membri a snobbare il Nutri-Score e utilizzare invece un’altra etichetta, chiamata Nutri-Couleurs.

Il logo alternativo è stato sviluppato da sei grandi multinazionali del cibo – Coca-Cola, Nestlé, Mars, Mondelez, Pepsico e Unilever – sulla base delle etichette a semaforo britanniche. Il sistema si basa sull’attribuzione di uno dei tre colori del semaforo al contenuto di grassi, grassi saturi, zuccheri e sale: mano a mano che le quantità di nutrienti aumentano si passa dal verde, al giallo e infine al rosso. L’indicazione delle calorie, presente sull’etichetta a semaforo, rimane di colore neutro, di solito bianco.

Alliance 7 invita a utilizzare il logo sviluppato dall’industria, il Nutri-couleurs, basato sulle etichette a semaforo britanniche

Il motivo per cui l’industria spinge il Nutri-Couleurs invece del logo ufficiale è semplice: l’apporto delle calorie e dei nutrienti è calcolato sulla base della porzione di alimento, invece che sulla quantità standard di 100g. Le dimensioni della porzione vengono decise arbitrariamente dai produttori, consentendo all’industria un certo margine di manipolazione dei “colori” che si ritroveranno in etichetta. Di fatto, si corre il rischio di vedere riportato in etichetta un logo che attribuisce a un alimento una qualità nutrizionale tutto sommato positiva, ma riferita a un’unità di consumo irrealistica, come ad esempio mezzo pacchetto di patatine invece della busta intera o un bicchiere di bibita invece della lattina.

Il Nutri-Score, invece, fornisce un giudizio sulla qualità nutrizionale globale dell’alimento considerando sia le sue caratteristiche positive (presenza di frutta, frutta secca e verdura, fibre, proteine) che quelle negative (grassi, grassi saturi, zucchero e sale) e lo fa prendendo in considerazione una quantità standard di 100g, quella usata per la definizione della dichiarazione nutrizionale. Sebbene semplifichi molto le informazioni nutrizionali, il Nutri-Score, dopo numerose prove di validazione e test sul campo, è risultato essere quello migliore. In particolare, l’etichetta francese era quella che riduceva di più l’apporto di grassi saturi e zuccheri nella dieta, nonché il più efficace per migliorare la qualità nutrizionale dell’alimentazione dei consumatori appartenenti alle fasce economiche più basse e di quelli con un basso livello di scolarizzazione, categorie considerate più a rischio obesità e diabete (*).

Auchan ha presentato il suo “bollino blu”, da usare su prodotti selezionati in base alle loro caratteristiche nutrizionali

Intanto, mentre le Istituzioni italiane restano contrarie a tutti i tipi di etichette a semaforo, nel nostro paese spunta un nuovo logo, dopo la dichiarazione nutrizionale colorata dei prodotti a marchio Il Gigante. Si  tratta del “bollino blu” presentato nel mese di ottobre 2017 da Auchan. I “prodotti blu” della catena saranno selezionati con criteri quasi identici all’etichetta francese, cioè sulla base del contenuto di nutrienti positivi, come le proteine, e di quelli da non assumere in eccesso, come zuccheri, sale e grassi saturi. Saranno automaticamente esclusi tutti i prodotti contenenti olio di palma, Ogm, glutammato, grassi idrogenati, grassi trans e coloranti azoici. È curioso notare come la catena di supermercati  in Francia abbia detto subito sì al Nutri-Score per i prodotti a marchio mentre in Italia ha ritenuto utile sviluppare un nuovo sistema basato sul giudizio di un ristretto gruppo di esperti. Non sarebbe stato più semplice e anche più economico utilizzare il Nutri-Score invece di inventare un nuovo logo?

Danone ha deciso di non usare l’etichetta semaforo in Italia pur essendo tra i principali sostenitori in Francia

L’altra notizia riguarda Danone, l’azienda francese che ha deciso sei mesi fa di adottare il Nutri-Score per tutti i suoi prodotti. Danone Italia però non proporrà l’etichetta a semaforo sui prodotti in vendita sul nostro mercato. Abbiamo chiesto delucidazioni per questa scelta immotivata, ma le risposte non sono arrivate. Rifiutandoci di credere che l’etichetta a semaforo sia un elemento considerato molto utile per i francesi e superfluo per gli italiani, possiamo ipotizzare che l’azienda abbia deciso di allinearsi ai pareri contro il semaforo dei Ministeri della salute e delle politiche agricole.

(*) Fonte: Front-of-pack nutrition labels: scientific research on the French 5-Colour Nutrition Label (5-CNL)

Le etichette a semaforo adottate in Francia, chiamate Nutri-Score, sono il miglior sistema per aiutare il consumatore a capire le caratteristiche nutrizionali di un prodotto. Lo schema è molto semplice: il rosso indica un alimento da assumere con moderazione, il verde un cibo sano mentre il giallo invita a consumare il prodotto senza esagerare, per mantenere una dieta equilibrata. Le etichette sono state accolte con entusiasmo dall’OMS e dalle associazioni dei consumatori. In questo dossier di 19 pagine spieghiamo come funziona il Nutri-Score e perché nutrizionisti e società scientifiche che si occupano di alimentazione non possono che essere favorevoli all’adozione anche in Italia.

I lettori interessati a ricevere l’ebook, possono fare una donazione libera e ricevere in omaggio il libro in formato pdf  “Etichette a semaforo”, scrivendo in redazione all’indirizzo ilfattoalimentare@ilfattoalimentare.it

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ezio
ezio
22 Novembre 2017 17:12

Il volontarismo non è un mistero che segua il marketing aziendale ed in assenza di un sistema simbolico armonizzato, ognun per se a creare solo tanta confusione.
I francesi solitamente partono per primi, ma se non concordano ed armonizzano con il resto del mercato europeo, rischiano di rimanere isolati nelle loro iniziative originali.
In questo caso gioca anche l’incoerenza di un simbolo (il francese) troppo semplificato, esprimendo un giudizio dietetico sintetico complessivo, senza dettagliare ne giustificare, non informando il consumatore del perché della scelta del colore.
Così facendo non contribuisce ad informare, ma solamente a giudicare senza possibilità di raffronto oggettivo con prodotti simili, ma anche molto diversi tra loro.