Piatto con pollo alla piastra, zucchine, rucola e pomodori, accanto a metro a nastro attorno a forchetta; concept: dieta

È da poco uscito l’ennesimo libro del biochimico americano Barry Sears, inventore della dieta Zona che ha ormai 20 anni e un nutrito elenco di libri di altri autori, dal titolo La Zona Mediterranea. Nonostante il nome, la dieta ha poco da spartire con la famosa dieta mediterranea essendo basata, come molte altre che hanno avuto un grande successo, sulla riduzione dei carboidrati. Il libro fa parte dell’ampia letteratura popolar-divulgativa delle diete alla moda (fad diet). Il modello è sempre lo stesso: l’autore, che in questo caso è Sears ma potrebbe essere un Ducan, Atkins o Montignac, presenta una nuova dieta rivoluzionaria destinata a risolvere il grave problema dell’obesità nel mondo, elisir di salute e lunga vita.

L’inventore della Dieta Zona contro tutti

Ovviamente l’inventore della nuova dieta ha capito tutto mentre ‘gli altri’ commettono degli errori. Chi sono ‘gli altri’? Sono la Who (World Health Organization), la Fao, l’Iom (Institute of Medicine), le linee guida americane-europee-italiane per una sana alimentazione. Ovvero migliaia di ricercatori, professori, clinici che sono i migliori esperti al mondo di nutrizione, obesità, medicina. Solo contro tutti il profeta della nuova nutrizione si presenta come un nuovo Galileo Galilei che dovrebbe rivoluzionare il modello alimentare del mondo. Il nucleo del libro è centrato sul concetto di infiammazione causato da alcuni fattori. L’eccesso di carboidrati in grado di aumentare il livello di insulina e un carico elevato di acidi grassi omega 6 che favoriscono l’infiammazione rispetto agli omega 3 che svolgono un effetto contrario. Il terzo elemento è l’apporto inadeguato di polifenoli, antiossidanti presenti in grande quantità nei prodotti vegetali.

Barry Sears La Zona Mediterranea

La Dieta Zona: un regime low carb

L’avversione per i carboidrati è una caratteristica comune a tutte le diete alla moda più diffuse al mondo. Anche per Sears i carboidrati sono ‘i nemici’ e per far questo arriva a dire che la dieta mediterranea “è un concetto del tutto indefinito, per cui è impossibile mettere a punto una strategia alimentare valida per tutta la vita e che sia fondata su dati scientifici”! Nelle prime pagine del libro si sostiene che non è vero che la dieta mediterranea sia ricca di pasta, pizza e pane. Si tratta di una tesi azzardata e per rendersene conto basta confrontare i due modelli alimentari che abbiamo riassunto in questa tabella

La dieta Zona propone un 40% delle calorie totali giornaliere da carboidrati (da ricavare per lo più da frutta e verdura), mentre la Dieta mediterranea ha un apporto del 60% o più sotto forma di cereali integrali, pane, pasta, legumi ecc. Sears non fa distinzione tra zucchero o amidi: sono considerati tutti alla stessa stregua. Alzano la glicemia e l’insulina e quindi favoriscono l’infiammazione che causa invecchiamento, obesità e malattie cardiovascolari… In realtà secondo la dietologia classica ci sono zuccheri semplici e complessi. I primi vengono assorbiti rapidamente e hanno un alto indice glicemico (alzano rapidamente la glicemia nel sangue). Gli amidi complessi (come ad esempio la pasta di semola di grano duro cotta al dente o i legumi) innalzano la glicemia nel sangue lentamente. C’è un altro aspetto da considerare ed è la presenza del condimento con olio che abbassa ulteriormente l’indice glicemico.

Tabella Dieta Zona vs Dieta Mediterranea

La paura dei carboidrati: una fobia anglosassone

La paura dei carboidrati nel mondo anglosassone potrebbe derivare dal fatto che hanno un cibo diverso. Il loro pane è la classica fetta da toast, molliccia, facile da masticare. Mentre il pane italiano, specie se integrale, deve essere masticato perché ha una consistenza completamente diversa. Inoltre la pasta negli USA viene considerata ad alto indice glicemico, mentre non lo è nella dietetica italiana e britannica (UK). Quindi le indicazioni di Sears, e del gruppo di Harvard, sulla pasta potrebbero forse andare bene per gli USA ma non per l’Italia. D’altronde le popolazioni al mondo più sane e longeve, introducono circa il 60-70% di calorie sotto forma di carboidrati.

La dieta Zona viene proposta a tutti come ‘stile di vita’, e ha un apporto di circa 1.200-1.500 kcal al giorno. Il cantante rapper Fedez, idolo dei giovani, nell’edizione italiana fa da testimonial al libro e ai prodotti della linea Enerzona con una bella foto in copertina. Immaginiamo quindi un giovane di 18 anni molto attivo come Fedez con un consumo giornaliero di 2.500-3.400 o più kcal che segua la dieta Zona. Le possibilità sono due: o perde per lo più muscoli sino ad abbassare il suo dispendio calorico a sole 1.500 kcal giornaliere oppure, cosa più che normale, trasgredisce e si abbuffa con tutto ciò che trova per compensare al grave deficit calorico. È dimostrato che la restrizione calorica promuove i disturbi del comportamento alimentare specie negli adolescenti, che sono una categoria a rischio. Meglio evitare quindi di promuovere questa dieta tra i giovani.

Piatto di spaghetti al pomodoro, con basilico, pomodorini e formaggio
Un’alimentazione equilibrata prevede anche il consumo di pasta, meglio se integrale e condita con un sugo poco ricco di grassi

La Zona Mediterranea: le conclusioni

In conclusione: le parti più belle del libro riguardano i polifenoli contenuti in frutta e verdura, l’epigenetica, il concetto generale di infiammazione cronica (discutibile così come viene presentato nel libro) e il rapporto (discutibile) tra omega 3 e omega 6. L’obiettivo del volume sembra alla fine quello di continuare a mantenere l’interesse sulla dieta  Zona anche dopo 20 anni e promuovere la vendita dei prodotti Enerzona. Peccato che il quadro generale su come impostare la dieta sia contrario rispetto alle linee guida mondiali per una sana e corretta alimentazione. La dieta Zona ha venduto milioni di libri contribuendo alla confusione e distogliendo l’attenzione dalle vere cause dell’obesità. Ad esempio l’eccesso di zuccheri semplici e grassi, un inadeguato apporto di cereali e fibra e un industria alimentare che promuove troppo spesso soft drink e junk food. È falso comunque il concetto secondo cui la Dieta mediterranea avrebbe poca pasta e pane e questo la rende incompatibile con la dieta Zona. La cosa terribile è che le diete più strampalate e originali vengono pubblicizzate a milioni di italiani proprio dalla televisione e dai mass media.

© Riproduzione riservata Foto: AdobeStock, Sterling & Kupfer, iStock

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David
David
26 Maggio 2015 20:24

Buon giorno e grazie per l’articolo.

Faccio una premessa: seguo la dieta a zona da circa un anno in maniera non religiosa e non fanatica, sgarrando una o due volte a settimana. Perdo un chilo circa al mese.

Nell’articolo ci sono un paio di inesattezze. La zona prevede l’uso di integratori alimentari ed esiste una linea di prodotti che però sono assolutamente facoltativi. L’unico integratore molto consigliato è l’olio di pesce (che io ho preso per un periodo, ultimamente no, comunque non è obbligatorio).

L’apporto calorico della zona è proporzionato a età, sesso, massa magra e livello di attività fisica svolta, quindi sicuramente Fedez non assumerà 1300 calorie. La zona è ovviamente ipocalorica in fase dimagrante (altrimenti come dimagrisci?) e poi l’apporto calorico aumenta con l’aggiunta di grassi.

Lasciando da parte le promesse di vita eterna e tutto il marketing, seguendo la zona i miei pasti sono composti da proteine magre, tantissima frutta, verdura e legumi e una dose secondo me adeguata di grassi quali olio extravergine e frutta secca. Non mi sembra un’alimentazione così scorretta alla fine dei conti. Per dare un’esempio io, secondo la zona, assumo circa 90 grammi di proteine al giorno, 1.3 grammi di proteine per chilo di peso corporeo, e ho 40 anni e faccio attività fisica intensa 3-4 volte a settimana (palestra). Non mi sembra eccessivo.

Insomma, mi sembra che questo articolo demonizzi una dieta che tutto sommato, alla fine, di certo non è tra le peggiori. Se parliamo del marketing, è un altro discorso, ma nella pratica non è tutto questo male.

Saluti,
David

Antonio Pratesi
Reply to  David
29 Maggio 2015 00:20

Concordo sul fatto che La Zona non sia il male peggiore. Ci sono diete molto più sbilanciate (Atkins, Ducan).
*
Forse negli altri libri di Sears si parla di apporto nutrizionale adeguato per età, sesso, peso… Non in questo! La Zona Mediterranea viene proposta come stile di vita.
*
Se una persona consuma ad es. 3000 Kcal e rispetta le proporzioni della Zona (30-40-30) deve introdurre oltre 200 gr di proteine al giorno!
Sears per ovviare a questo, dice che la sua dieta non è iperproteica in quanto si introducono al massimo 112 gr di proteine al giorno che sono quanto un italiano medio già fa! E per far questo fissa l’introito calorico tra le 1200 e le 1500 Kcal al giorno! Se si dimagrisce troppo, suggerisce di introdurre un altro pasto in Zona eliminando lo spuntino.
Quindi si propone un modello di dieta di circa 1400 Kcal a tutti e per tutta la vita (pag .79).
*
Penso che un libro del genere sia pericoloso, soprattutto quando si usa come testimonial Fedez e si rivolge a dei giovani che consumano il doppio delle calorie proposte.
*
Qualsiasi regime ipocalorico fa perdere peso, l’importante e valutare se è sostenibile e salutare.

David
David
Reply to  David
29 Maggio 2015 09:43

Buon giorno Antonio,

io non ho letto il libro in questione, come già detto non sono un fanatico, e mi fido delle sue considerazioni sul libro.

Lei però evidentemente lei non conosce bene la zona e la sua struttura che nel caso di atleti prevede un apporto calorico notevole da grassi. Le 3000 calorie si raggiungono aumentando olio e frutta secca, non proteine.

Nella versione ipocalorica il rapporto è 7 grammi di proteine, 9 di carboidrati e 3 di grassi. Nel caso di atleti la quantità di grassi può arrivare fino a 15 grammi, quindi 5 volte tanto, aumentando il carico calorico in maniera sensibile.

Io non sono un medico ne uno scienziato, però so che nella pratica questo tipo di alimentazione è utilizzato molto da chi fa cross fit e che richiede sicuramente un apporto calorico alto, secondo la modalità da me indicata.

Le consiglio di leggere qualche altro libro sulla zona per colmare alcune lacune e poi rivedere questo articolo. Potrebbe essere anche la versione bignami “7 giorni nella zona” o anche la marea di materiale disponibile online. La critica sul singolo libro ci può stare tutta poi, io non chiamerei mai la zona come dieta mediterranea ma non sono uno a cui interessano le etichette.

Cordiali saluti,
David

Antonio Pratesi
Reply to  David
30 Maggio 2015 20:50

Sign David la ringrazio per le utili osservazioni.

Veramente quando parlavo di 3000 kcal al giorno non mi riferivo ad uno sportivo! Ma ad es. ad un maschio normopeso di 20 anni che non fa alcuno sport particolare e ciononostante consuma 3000 kcal al giorno. Cosa facciamo? Gli diamo solo 1400 kcal? 40 30 30 o cambiamo il rapporto considerandolo uno sportivo anche se non lo è?
*
Sono andato a vedermi La Zona applicata allo sportivo che consuma ad esempio 5000 kcal al giorno.
E’ ancora peggio di quanto pensassi! Siamo nella sfera della biochimica-fantasy! (fantascienza).
*
Mi permetto di ricordare che come esistono ortopedici, ginecologi e neurochirurghi (specialisti nei loro ambiti) esistono anche degli esperti in nutrizione che sono i Biologi Nutrizionisti, Dietisti e Medici Dietologi.
I professionisti seri seguono la medicina basata sui fatti (EBM) quindi non la dieta La Zona.
La dieta è importante per la salute, conviene acquisire informazioni corrette.

giorgio basile
giorgio basile
27 Maggio 2015 13:08

concordo con il commento precedente.
nella dieta zona, così come ci sono cibi proteici consigliati, così ci sono i carboidrati consigliati, a seconda dell’indice glicemico.
i famosi blocchetti della dieta zona vanno aumentati a seconda dell’attività fisica, fino ad arrivare al fabbisogno calorico di un maratoneta.
è utilissima per quantificare ciò che si mangia, evitando di ingurgitare 120 grammi di pasta, tanto è dieta mediterranea.
per quanto riguarda poi il marketing, concordo con voi
distinti saluti

Antonio Pratesi
Reply to  giorgio basile
29 Maggio 2015 00:24

Un atleta a seconda del tipo di attività dovrebbe introdurre carboidrati dai 6 ai 10 gr/kg di peso corporeo al giorno, con una ripartizione che può andare da un 45% ad un 65% delle calorie giornaliere (American College of Sport Medicine (ACSM), ADA, DC).
La Zona con un 40% di calorie da carboidrati è completamente fuori linee guida.
Un maratoneta che segue la Zona? Penso si possa fare di meglio!
*
Per un giovane-adulto attivo e che consuma sulle 2500 kcal al giorno “Ingurgitare 120 grammi di pasta”, a pranzo e se desidera anche a cena, è uno dei modi migliori per impostare una dieta salutare!
(240 gr di pasta sono solo 760 kcal da carboidrati pari a un 30% delle cal giornaliere. Quindi può mangiare ancora molti altri carboidrati!)
*
Questo è il problema delle diete low carb (che demonizzano i carboidrati): diffondono idee non corrette tra la popolazione generale.

Gianni
Gianni
27 Maggio 2015 15:36

Concordo sul fatto che qualsiasi libro del genere sia l’emblema del marketing. A parte questo, la dieta a zona che, a seconda delle versioni ha caratteristiche di una low carb e/o di una metabolica,contempla sempre un’aliquota di carboidrati. E poi qual è la vera dieta Mediterranea? Qualche anno fa a Pianeta Nutrizione ne hanno elencate una decina. Compresa la dieta Mediterranea adottata un tempo in Italia,il classico monopiatti ricco di verdura, pesce, olio di oliva (ma chi mangiava davvero così?solo le comunità costiere). La vera caratteristica della Mediterranea, comune a quasi tutte le fasce di popolazione di un tempo (eccetto quelle benestanti), era la bassa densità calorica dei cibi, indipendentemente dalle fonti.
Le vere cause dell’obesità non sono del tutto note (ma la neurobiologia della nutrizione ha fatto grandi progressi) e non basta cambiare una dieta per trattare un obeso, adottare un regime consigliato dal documento linkato non è affatto sufficiente e chi lavora con il problema dell’obesità lo sa bene.
L’indice glicemico non serve a nulla, meglio il carico glicemico…..l’ideale sarebbe adottare l’indice e il carico insulinico, è la risposta insulinica che determina la lipogenesi.
Da dove arriva il dato che le popolazioni più sane introducano il 60 – 70% di carbo? Forse da chi vuole dare una mano ai grandi produttori di pasta?E’ un dato assolutamente antiscientifico…così come lo sono le linee guida ufficiali. Per fare un esempio, invito chiunque a partecipare ad un incontro formativo sui Larn per comprendere davvero come sono considerati.

Antonio Pratesi
Reply to  Gianni
29 Maggio 2015 00:31

Troppa “carne al fuoco”, mi limito ad alcuni punti per brevità.
*
La dieta Mediterranea può essere definita come la dieta che seguivano le popolazioni rurali del sud Italia e della Grecia negli anni 50 (con circa un 55-60% o più di carboidrati). E’ chiaro che ci sono altre varianti nel bacino del mediterraneo.
Lei dice: “La vera caratteristica della Mediterranea…era la bassa densità calorica dei cibi”.
Esatto!
*
E come si realizza la bassa densità calorica?
Riducendo i grassi, gli zuccheri semplici (che aggiungiamo noi) ed aumentando…i carboidrati complessi: patate, cereali, pasta, pane, riso (meglio se integrali), frutta, verdura. Limitando alimenti elaborati come snack, cioccolato, patatine, biscotti, merendine, bevande zuccherate (= meno zuccheri, grassi e sale).
*
E dove si arriva mangiando in questo modo?
Ad un 60-70% di calorie da carboidrati: ad esempio la dieta mediterranea, le diete tradizionali asiatiche (zone rurali della Cina o Okinawa) o le diete vegetariane (avventisti del settimo giorno) che sono i migliori modelli alimentari associati a longevità e salute.
*
Non ho parlato del carico glicemico per non appesantire l’articolo. In effetti è quello normalmente utilizzato dai diabetici perché tiene conto dell’indice glicemico e del contenuto dei carboidrati nei vari alimenti.

Alessandro
Alessandro
29 Maggio 2015 10:16

Al dr. Pratesi rivolgo una domanda perchè alcune cose non mi sono chiare:

lei prende come riferimento la dieta delle poplazioni rurali degli anni ’50 nel sud Italia e Grecia.
Ora, io a quell’epoca non c’ero, ma per quel che so, lo stile di vita dell’epoca era decisamente diverso rispetto a quello attuale, ancor più se si paragona la popolazione rurale ad una realtà, come quella odierna, dove gran parte del lavoro si svolge seduti davanti ad un monitor. Ora io faccio fatica a capire come due stili di vita così differenti possano conciliarsi con lo stesso regime alimentare (sempre se ho capito bene).

Antonio Pratesi
Reply to  Alessandro
30 Maggio 2015 09:26

Il modello della dieta Mediterranea può essere utile anche oggi che siamo molto sedentari perché ha una bassa densità calorica (poche calorie per unità di peso e volume). Inoltre c’è una buona densità di nutrienti come vitamine, sali minerali, fibra. Ovviamente la dieta va adattata alle diminuite richieste energetiche e integrata con le migliori informazioni medico nutrizionali che abbiamo oggi.
*
Ad es. negli anni sessanta si bevevano in media 110 Litri di vino procapite all’anno. Se si beve acqua sono circa 70.000 Kcal in meno all’anno. Possiamo usare carni e formaggi più magri, preferire il latte parzialmente scremato…
Inoltre possiamo prestare attenzione a non avere una carenza di Iodio, Ferro, vitamina D, possiamo evitare-trattare i parassiti intestinali, evitare le aflatossine nei cereali-legumi, conservare meglio gli alimenti (frigo), bollire il latte ecc.
*
Insomma il modello di dieta mediterranea adattato ai giorni nostri è salutare, PIACEVOLE e facile da seguire. Perché complicarsi la vita con strane diete?

Michelangelo
Michelangelo
29 Maggio 2015 11:28

Ho letto il primo libro pubblicato da B.Sears ‘Enter the Zone’ e subito dopo ho iniziato a seguire questo regime alimentare. Sono uno ciclista di 23 anni e pratico allenamento almeno 8/10 h a settimana, nel resto del tempo studio e a volte lavoro. Ho strutturato la dieta partendo dal principio che dovevo assumere 1.7 gr di proteine per Kg di massa magra, poi ho adeguato i carboidrati e i grassi. I primi giorni devo ammettere che il senso di stanchezza era elevato e la voglia di carboidrati era tanta, generalmente prima della dieta assumevo 60% di carboidrati e il resto tra proteine e grassi.. Ma, dopo alcuni giorni ho iniziato a sentirmi davvero bene: il primo segnale positivo era che dopo pranzo non avevo sonnolenza come al solito… Poi ho iniziato ad allenarmi per preparare la stagione agonistica e… La mia performance e la qualità muscolare è migliorata notevolmente, il senso di stanchezza e il vuoto post allenamento è sparito.
Dopo circa 2 mesi di dieta a zona adeguata quasi settimanalmente alle sensazioni personali devo ammettere che il benessere è aumentato.
Non ho mai utilizzato i prodotti enerzona, che poi nel primo libro non mensiona.
Sicuramente, come ogni dieta, bisogna adeguarla al proprio stile di vita… Però come base di partenza, per quanto mi riguarda, è stato il miglior regime alimentare che abbia mai provato.

Marco
Marco
29 Maggio 2015 14:42

Si, troppa carne al fuoco anche per me, ma una breve considerazione iniziali, giusto per entrare in argomento, la farei:
Sono tra quelli che 12 anni fa hanno iniziato ad alimentarsi in zona per dimagrire, dopo mille altre diete (di prestigiosi dietologi pagati anche profumatamente, e non vi dico che risultati!) e che hanno trovato in questo tipo di alimentazione una definitiva soluzione al problema della ricaduta in termini di aumento del peso ma, sopratutto, una perdita di massa grassa e mantenimento della massa magra SENZA accusare la fame impulsiva.
Aumento della lucidità mentale, maggiore energia e aumento della tonicità generale mi hanno definitivamente portato a seguire questo percorso.

Seguivo la Zona mentre mi preparavo ad una maratona con allenamenti di circa 250/280 km mensili e integravo il postwork solo nel giorno di allenamento intenso.
Ho ovviamente migliorato sensibilmente il mio tempo di maratona, ma non ho avuto alcun danno fisico evidente.

Si parla di calorie, ma ho letto tutto e il contrario di tutto, cioè: che regimi ipocalorici prolungano la vita è che servono mediamente di base 2000 calorie per la sopravvivenza.

Se da tanti anni esiste questa dieta già non può essere “di moda del momento” e se tutti hanno avuto gli stessi risultati, praticamente, perché non vederla sotto un’altra occhio?

Concordo con il discorso marketing ma con una riserva.

Antonio Pratesi
Reply to  Marco
30 Maggio 2015 09:35

Non generalizziamo, non tutti hanno avuto gli stessi risultati: molti hanno provato La Zona e l’hanno abbandonata perché poco pratica o perché non si sono trovati bene.
Negli USA l’interesse per questa dieta è diminuito sempre più negli anni.
*
Lei dice: “se da tanti anni esiste non può essere la moda del momento”.
Quando un libro di diete ha successo per mantenere l’interesse e “sfruttare l’onda” si scrivono altre varianti dello stesso …ad es. di Barry Sears:La Zona anti-età 2001, La Zona la nuova alimentazione 2004, Sette giorni con la Zona 2005, Come raggiungere La Zona 2010, Prevenire con La Zona 2012, La Zona del futuro…2013, In Zona con la soia 2013, La Zona Mediterranea 2015 più tutte le varianti scritte da altri autori.
*
La moda può essere alimentata con il marketing e la pubblicità.
Ad esempio: siamo in Italia, EXPO 2015 tutto incentrato sul cibo, la dieta Mediterranea è una star a livello mondiale…
perché non scrivere un libro che unisca la dieta La Zona con la dieta mediterranea (due modelli alimentari che in realtà sono agli antipodi)?
E perché non pubblicizzare questo libro in seconda serata su Rai 1 a milioni di italiani?
*
Capisce anche lei che la “moda” può essere creata o guidata.
Non è forse così che funziona la moda nel campo dell’abbigliamento?

Luca Guerrieri
29 Maggio 2015 15:40

E’ bello vedere che ogni tanto esce un articolo serio e non la solita dieta dimagrante all’ultimo grido che tutto e’ tranne che sana.

Concordo in buona linea, tuttavia credo che manchi nell’articolo (ma ho visto ben riportato nei commenti) che la dieta mediterranea comprende si un 55-60% di carboidrati, ma soprattutto di carboidrati complessi e meno raffinati.

Negli ultimi 60-70 anni la tendenza purtroppo e’ cambiata e sempre meno si fa riferimento a cereali complessi o in generale al consumo di verdura.

Si e’ virato piu’ su cibi molto industrializzati e molto raffinati, dunque non si puo’ parlare propriamente di dieta mediterranea

Il problema sono gli zuccheri raffinati e il junk food? Certamente

Ma una cosa buona la dieta a zona la fa, soprattutto per il mondo anglosassone. Riduce il consumo generale di carboidrati semplici, ed essendo ipocalorica, e’ normale che aiuti il dimagrimento.

Diciamo che si puo’ storcere il naso riguardo la dieta a zona, diciamo anche che sarebbe sicuramente preferibile seguire le linee guida della WHO , ma se non altro e’ un inizio e, forse, instrada le persone verso la giusta direzione.

La dieta mediterranea e’ preferibile a quella a zona, se fatta con criterio. Purtroppo ultimamente con criterio non viene fatta creando un regime alimentare forse peggiore di quello della dieta a zona.

Vincenzo
Vincenzo
31 Maggio 2015 05:17

Gentili Signori,

indipendentemente da tutti i libri che vi possano essere in circolazione e che facciano riferimento all’alimentazione mi permetto di dire che prima di parlare di “dieta/e” bisognerebbe capire 2 cose:
1 cos’è il corpo umano e come funziona
2 perché ci alimentiamo e a quale scopo

Una volta fatto ciò, ci dobbiamo porci questa domanda:
Perché se la dieta a zona è nata per prevenire la patologia cardiovascolare, oggi giorno trova riscontro soltanto nelle palestre ed è seguita per 70/80% da soggetti ortoressici???

ps
se avete la passione per l’alimentazione e lo sport (mezzi importantissimi per la prevenzione primaria e non solo ) perché non leggete i mensili di “Cochrane Library” ? Spesso vi sono articoli inerenti l’alimentazione frutto di studi condotti su popolazioni e scientificamente validi in quanto è stata dimostrata la significatività statistica di quel tipo alimentazione o consumo di alimenti in particolare.
Inoltre se avete un tablet o uno smartphone potete scaricarli gratuitamente!!!

Drasp
Drasp
4 Giugno 2015 08:14

Leggo tanti pareri autorevoli e mi scuso se il mio stonerà in quanto a scientificità, ma spero che sarete indulgenti e lo prenderete per quello che: un parere.
Ho letto molto sulla dieta mediterranea, molto meno sulle altre perché già dagli approcci non mi sembravano affidabili. Ho avuto modo di seguire il dott. Berrino, Il prof. Cannella, la dott.ssa Villarini, anche il prof. Veronesi, tanto per citarne alcuni, e tutti hanno ragione e hanno torto, laddove ognuno esprime il proprio punto di vista, argomentando da esperti e qualificati quali essi sono, cui però non mi sento di attribuire il titolo di “depositari della verità”, perché, sembra, che tutto possa essere messo in discussione, per cui quello che fa bene oggi fa male domani… Il bello della ricerca!
Il mio punto di riferimento, come regime alimentare e stile di vita, è la dieta mediterranea, ma solo come punto di riferimento, perché da quello che ho potuto capire, in questo “mare magnum” di opinioni a volte concordi a volte contrastanti a volte fantasiose a volte talmente puntigliose da dover essere seguite con un equipe di ragionieri per contabilizzare percentuali e quantità dei vari nutrienti da assimilare, il segreto di un sano stile di vita è, molto banalmente, mangiare tutto, in quantità limitate, e muoversi tanto. Al di là di questo, pubblicazioni e chiacchiere lasciano il tempo che trovano, salvo afferire proventi a portafogli più o meno capienti.
Mi rendo conto di apparire quanto meno qualunquista, ma tant’è: forse la soluzione è vicino e semplice, senza ovviamente negare scienza e ricerca, essendo ormai anche io fuori dal medioevo.

Antonio Pratesi
Reply to  Drasp
7 Giugno 2015 14:02

Vincenzo: grazie per l’utile suggerimento. La “Cochrane Library” è un’ottima fonte.

Sig. Drasp, la capisco! Si parla troppo di nutrizione e talora con messaggi contrastanti. Il rischio è che le persone si stanchino e decidano di seguire il “buon senso”. E’ un vero peccato perché ci sono importanti informazioni nel campo della nutrizione che possono favorire la salute.
Il “buon senso” senza punti di riferimento è spesso guidato dalla pubblicità.

PS: le persone che ha citato non sono male. Ognuno ha sua peculiarità ma nessuno dice di portare i carboidrati al 40% delle calorie!

giorgio
giorgio
4 Giugno 2015 08:54

Non capisco come mai si parla tanto, anche nella dieta a zona, dei carboidrati che stimolano la secrezione di insulina,
quando l’insulina è stimolata anche dalla ingestione di proteine e grassi. Lo sanno bene gli sportivi che vogliono incrementare la massa muscolare! Interessante è leggersi la lista degli indici insulinemici dei vari cibi. Poi, a livello di blocco o demolizione dei depositi grassi, l’effetto della composizione di un pasto è fondamentale. Gli effetti della insulina possono essere pro oppure anti-infiammatori, come pure l’effetto sui grassi può essere pro- oppure anti. Il metabolismo individuale è un po’ più complesso di qualche slogan metabolico.

ezio
ezio
5 Giugno 2015 10:37

Concordo con molte obiezioni fatte all’articolo ed in particolare sulla definizione di Dieta Mediterranea di cui ognuno ha la sua.
Ma al di la delle definizioni teoriche dei dietologi, anche luminari che tutti conosciamo, la realtà è molto diversa.
Cereali completi al 60% dott. Pratesi? Ma da quando e da chi è osservata se non da sparuti macrobiotici negli ultimi 30 anni? Tutto il resto è teoria delle 5 porzioni di frutta e verdura al giorno e 2-3 porzioni di pasta o riso, tanto pane, formaggi, patate, brioches, yugurts dolcissimi, e dolce a fine pasto.
Se questa è la dieta mediterranea, perché condiamo con olio extra-vergine di oliva e mangiamo pesce una o due volte a settimana, siamo molto lontani dai principi dietetici che vengono vantati.
Con tutti i limiti per la complessiità relativa ed iniziale della Dieta Zona, almeno chi la segue la applica davvero, con buoni risultati
Il mondo è molto grande e le tradizioni alimentari sono infinite, pensare che per tutti valga il 60% di pasta, riso, pane e patate, è proprio un’assurdità scientifica.
In sintesi, penso che ognuno abbia delle esigenze personali da scoprire e soddisfare, partendo dalle proprie tradizioni locali e familiari, con cibi autoctoni stagionali, freschi, combinati in base al proprio stile di vita, che può essere molto diverso e soprattutto variando spesso il menu giornaliero.
Poi basta parlare di dieta, mentre l’alimentazione è parte integrante e fondamentale dello stile di vita, fondamento dell’ambiente che condividiamo e che dobbiamo rispettare, se vogliamo rispettarci e prevenire i disastri interni ed esterni alla nostra persona e salute.

Antonio Pratesi
Reply to  ezio
7 Giugno 2015 14:07

La dieta attuale degli italiani non è la dieta mediterranea!
*
In realtà è facile arrivare ad un 60% delle calorie da carboidrati. E’ sufficiente ridurre i grassi, gli alimenti preconfezionati e aumentare la pasta, pane, riso, patate.
*
Concordo con lei: ci sono diversi modelli di alimentazione. Ad es. gli esquimesi seguono una dieta principalmente a base di prodotti animali, quindi non tutti devono seguire una dieta con un 55-60% di carboidrati.
*
Comunque ricordo che diversi modelli alimentari che hanno un 60% o più di calorie da carboidrati (dieta mediterranea, diete vegetariane, diete tradizionali asiatiche) sono associati a salute e longevità. Quindi sono modelli cui ispirarsi.
*
Dieta dal greco significa stile di vita, cioè movimento, cibo, convivialità e piacere.

Gianni
Gianni
23 Giugno 2015 20:02

Oggigiorno parlare di nutrizione è davvero complesso. La stragrande maggioranza delle persone, tra cui anche molti personaggi qualificati (del mestiere), preferiscono difendere una posizione piuttosto che confutare teorie. E certe posizioni sono difese a suon di falsi bias. Per esempio vedere l’avversione nei confronti delle diete chetogeniche (la maggior parte delle persone qualificate la definisce erroneamente e finisce inevitabilmente fuori strada…) oppure nei confronti di regimi dietetici diversi da quelli ritenuti migliori (vederei vari Calabresi in televisione). La confusione aumenta grazie alle informazioni della stampa e della Tv generalista che, ovviamente, non conosce la differenza tra uno studio statistico-correlazionale e uno studio di biologia molecolare; tutto è preso per buono e quindi un cibo un giorno è ottimo il giorno dopo diventa pessimo (ricordate la storiella delle uova ricche in colesterolo?).
Anche la definizione di dieta Mediterranea che contempla il 55-60% di carbo, 30% di grassi e 10-15% di proteine è un falso bias molto diffuso. Anzi, nella definizione scientifica di dieta Mediterranea la percentuale e il rapporto tra i nutrienti non rientra proprio nella definizione. Sapete perché? Perché i primissimi studi hanno considerato solo zone limitate e un basso numero di soggetti per un periodo di tempo limitato. Se poi la definizione abbraccia pure un periodo temporale (gli anni ’50), ecco che la definizione stessa perde di importanza scientifica. Perché proprio gli anni ’50?Solamente perché Keys ha iniziato la sua attività di studio in quel periodo. La miglior definizione di dieta Mediterranea è quella che afferma che si tratta di una modalità di alimentarsi con i prodotti propri del bacino del Mediterraneo. E tale modalità variava e varia ancora oggi da zona a zona. Nulla di più nulla di meno.