Una pellicola per alimenti in grado di annientare batteri e altri agenti patogeni? E’ un progetto che si sta concretizzando, proprio mentre l’allarme per il batterio killer ripropone il tema della sicurezza alimentare. Grazie all’ICTP, l’Istituto di chimica e tecnologia dei polimeri del CNR di Pozzuoli, che ha sperimentato con successo un imballaggio alimentare a base di polipropilene – una normale pellicola per alimenti – trattato con microparticelle di ossido di metallo per frenare la crescita batterica.

«Intendiamoci, il batterio su cui stiamo lavorando non è il killer di cui parlano i giornali, ma un colibatterio innocuo appartenente allo stesso ceppo, l’Escherichia Coli DSM498», spiega la responsabile della ricerca, Donatella Duraccio. I primi risultati però sono di tutto rispetto: sulla pellicola trattata con microparticelle metalliche i batteri non attecchiscono, o muoiono.

Non si conosce ancora l’esatto meccanismo di azione delle particelle, realizzate con tecniche particolari da un gruppo di ricercatori del CNRS – il consiglio nazionale delle ricerche francese- di Tolosa. «L’obiettivo era di arrivare a dimensioni anche inferiori, nell’ordine dei 100 nanometri – un nanometro è un miliardesimo di metro – in realtà siamo arrivati solo a 500/600 nanometri», spiega la ricercatrice. «A queste dimensioni comunque la materia modifica le sue proprietà, per esempio le particelle tendono ad aggregarsi tra loro».

Oltre che con il CNRS, i ricercatori napoletani collaborano con il National Food Institute dell’Università di Danimarca DTU, che si sta occupando proprio di verificare che le molecole di metallo non si trasferiscano sull’alimento: «Non è detto che queste particelle siano tossiche, ma la legge in materia impone sperimentazioni rigorose», spiega Duraccio. «Sperimentazioni non su veri alimenti, ma sui cosidetti “simulanti alimentari” appositamente predisposti per riprodurre le condizioni peggiori possibili e fornire quindi le massime garanzie».

 

Intanto i ricercatori del CNR continuano a testare la pellicola trattata su altri batteri e su alcuni funghi, per valutarne l’efficacia e capire il meccanismo di azione: se tutto procede bene – «e se troviamo un’azienda interessata», osserva Duraccio – la pellicola antibatterica dovrebbe essere pronta nel giro di due anni. Ma questa è solo una tappa, in una serie di progetti sulla sicurezza del packaging alimentare, nell’ambito del progetto europeo Cost sulla sicurezza alimentare.

 

«Stiamo seguendo due strade per aumentare la shelf life, ossia la durata, dei prodotti alimentari», spiega Duraccio, «quella dei materiali ad azione antibatterica come questa pellicola, e quella di materiali in grado di bloccare l’ossigeno rallentando l’ossidazione degli alimenti, particolarmente carne e verdure». È in corso di sperimentazione una pellicola arricchita con nano particelle di argilla che formano dei foglietti tra i quali si inseriscono le molecole di plastica, «come se si trattasse delle pagine di un libro o, se vogliamo, degli strati di una torta», afferma la ricercatrice. «Con questo tipo di struttura, le molecole di ossigeno dell’aria sono costrette a seguire un percorso tortuoso, e quindi più lento, per raggiungere l’alimento, che così dovrebbe conservarsi più a lungo».

 

Paola Emilia Cicerone

Foto: Photos.com

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cecilia fusco
cecilia fusco
6 Dicembre 2012 15:13

sono interessata ad approfondire l’argomento, esistono già società che producono questo materiale?
grazie , cordialmente
Cecilia Fusco