La Coca-Coca sta portando avanti negli Usa un’operazione di greenwashing segnalata da Günther Karl Fuchs blogger di Papille Vagabonde. Non si tratta di spot ingannevoli, ma di una strategia subdola e insidiosa al pari delle nuove campagne pubblicitarie italiane dove si vede il cuoco Simone Rugiati pasteggiare con la famosa bibita.

Coca-Cola spicca per l’abilità nella comunicazione, che forse non è sempre limpida, ma sa “eludere” meglio di altri operatori ostacoli e divieti. Coca-Cola è anche stata una delle prime aziende a capire l’importanza di internet e dei social media, a produrre viral video e a rendere i suoi contenuti multimediali facilmente condivisibili da bambini, adolescenti e giovani. In questi giorni l’interesse della maggior parte dei media è concentrata sugli spot che dovrebbero “aiutare a controllare il peso”, dove l’azienda si dichiara non responsabile dello sviluppo dell’obesità.

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Coca-Cola è anche stata una delle prime aziende a capire l’importanza di internet e dei social media

Non sono d’accordo con chi punta il dito contro Coca-Cola, perché l’obesità ha cause multifattoriali, ma forse l’azienda potrebbe avere delle responsabilità circa lo stimolare direttamente o indirettamente, attraverso la comunicazione, dei comportamenti alimentari poco corretti, che possono condurre nel corso tempo a favorire sovrappeso e obesità. Nessuno impedisce alla gente di bere acqua (magari l’acqua non porta la felicità a tavola come si dice negli spot della Coca-Cola), ma nessuno (compreso Pubblicità Progresso) ha mai fatto uno spot per dire che l’acqua del rubinetto a tavola è buona e fa bene.

Dopo questa doverosa premessa è importante  focalizzare l’attenzione sui nuovi spot andati in onda negli Usa. Il primo video degli orsi polari si può considerare un’abile operazione di greenwashing.  Scorrendo le immagini sembra che  Coca-Cola  voglia salvare gli animali in difficoltà sul ghiaccio (mio figlio se vede questo spot beve una lattina per sè e una per gli orsi, in solidarietà). Capito come si fa a convincere i ragazzi? Vai a spiegare che ci vogliono 12 litri d’acqua per produrre 1 litro di Coca Cola e forse che se il Polo si scioglie la colpa è un po’ anche loro.

Nel secondo video “Let’s go crazy”, l’azienda sembra tornare  indietro ai primi anni ’70 quando circolavano slogan come “fate l’amore non fate la guerra”, “la solidarietà sociale”, “piantare alberi la notte per un mondo più verde”. I nuovi messaggi sembrano ispirarsi a questi temi, quasi una sorta di sogno americano in versione Obama, con lo scopo di condividere i valori insieme a Coca-Cola!

Questi spot proposti negli Stati Uniti fanno capire come Coca-Cola sia in grado di appropriarsi delle emozioni delle persone e di utilizzarle come valore per il proprio marchio. Il messaggio è semplice, se anche tu sei d’accordo con noi bevi Coca-Cola. Tutto ciò mi lascia perplesso perché, non si tratta di pubblicità ingannevole nel senso classico, ma di un gioco sulle emozioni che rende il messaggio ancora più antipatico rispetto a quelli che invitano a bere la bibita durante i pasti, e più subdolo!

Günther Karl Fuchs blogger di Papille Vagabonde

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Roberto Giomi
Roberto Giomi
1 Febbraio 2013 17:53

Bello questo articolo, e bello il nuovo look del sito de IL FATTO ALIMENTARE. Piano,piano, forse si riuscirà a rendere i consumatori più consapevoli. Credo sia un processo lunghissimo, ma alcuni segnali incoraggianti io li riscontro.

Casborrino Pasquale
Casborrino Pasquale
5 Febbraio 2013 17:50

Buongiorno,
ritengo corretto che si ostacoli la pubblicità ingannevole ma quando si tratta di pubblicità che non diffonde falsi messaggi non comprendo la motivazione di un accanimento. Associare un prodotto a delle emozioni o sensazioni fa parte del gioco del marketing e riguarda tutti i prodotti commercializzati e non solo quelli alimentari. Se la Cocacola ha un efficiente ufficio marketing, buon per lei.
Se una pubblicità tende a evidenziare un prodotto con un’associazione di idee positive non c’è nulla di sbagliato in ciò, premesso ovviamente che non si stiano diffondendo informazioni false o ingannevoli. Personalmente ho sempre gradito le trovate pubblicitarie della Cocacola eppure ne bevo meno di un bicchiere l’anno. Sta al consumatore fare le giuste le scelte di acquisto (per sè e per i propri figli), ragionando con la propria testa, visto che oggigorno i mezzi per essere informati sicuramente non mancano. Sulle etichette nutrizionali sono riportate le informazioni più importanti e basta accendere radio o tv per ascoltare che le bibite gasate zuccherate non fanno bene alla salute.