Tonno in scatola con limone e prezzemolo su sfondo scuro, vista dall'alto.

L’Italia è uno dei più importanti mercati mondiali per il tonno in scatola e il secondo più grande produttore in Europa. Ma il consumatore, per lo più, non sa cosa esattamente ci sia nella scatoletta.

Eurofishmarket con l’aiuto di Giuseppe De Giovanni, esperto in etichettatura dei prodotti alimentari, ha analizzato la conformità della denominazione di vendita e degli ingredienti segnalati nelle conserve di tonno, confrontando la normativa che disciplina la materia (le norme generali della direttiva 2000/13/CE, il decreto legislativo n. 109/92 e successive modifiche, e le norme specifiche con riferimento all’uso dei nomi delle specie ittiche).

Secondo il regolamento (CE) 1536/92 le conserve ittiche possono essere vendute con la scritta “tonno” o “conserva di tonno” se contengono specie classiche (Allunga, th. Allunga; Tonno a pinne gialle, Th. Albacares; tonno rosso, obeso), ma anche altre specie del genere Thunnus e del genere Katsuwonus pelamis. Il consumatore, dunque, non ha modo di sapere quale sia la specie che acquista.

In realtà, esiste anche una norma che prevede la corretta informazione e che salvaguarda la semplicità rendendo immediatamente comprensibile la natura del prodotto. Si tratta dell’articolo 4 del decreto legislativo n. 109/92, che consente l’uso del solo nome generico “tonno”, ma lascia invariate le regole di etichettatura degli ingredienti, che devono essere designati con la loro denominazione legale come nel caso dei prodotti ittici.

tonnoNon è invece richiesta l’indicazione del trattamento al quale il prodotto è stato sottoposto o dello stato fisico in cui trovava prima di essere trasformato e confezionato: in pratica, non è obbligatorio indicare se  il pesce in scatola proviene da pesce fresco o congelato.

In conclusione, è possibile utilizzare il nome generico “tonno” nella denominazione di vendita, ma nell’elenco degli ingredienti le diverse specie di tonno  devono essere  specificate coem indicato   decreto ministeriale 27 marzo 2002 e successive modifiche.

La scorsa primavera, ha fatto scalpore la campagna di Greenpeace a difesa del tonno rosso, con la classifica dei per distinguere i marchi di prodotti secondo logiche di pesca sostenibile (in base alle dichiarazioni rese dalle stesse aziende sui metodi di pesca adottati e le qualità usate ) anche se non tutte le aziende conoscono l’origine del pesce che inscatolano.

Nel rapporto “Tonno in trappola”, Greenpeace tra l’altro chiede a produttori di tonno e supermercati di adottare una politica scritta per l’approvvigionamento che risponda a criteri di sostenibilità ambientale e sociale, che garantiscano ai consumatori l’acquisto di pesce catturato senza causare danni all’ecosistema marino e ai paesi costieri. Ma anche di assicurare trasparenza ai consumatori fornendo sull’etichetta precise informazioni riguardo alla materia prima utilizzato: nome della specie, provenienza e metodo di pesca.

Mariateresa Truncellito

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