È la Gran Bretagna il primo paese ad accendere in Europa il dibattito sulla pink slime, la carne separata meccanicamente (CSM). L’occasione sono i nuovi regolamenti della Commissione Europea che impongono nuove norme per la CSM di pollo e di suino ( le uniche  che si possono utilizzare). Le autorità europee hanno infatti confermato il divieto di mettere in commercio CSM di ruminanti (bovini, capre o pecore)  pur specificando che questa al momento non costituirebbe un rischio sanitario.

 

La questione riguarda più da vicino i consumatori inglesi perchè a partire da fine maggio sulle etichette dei prodotti dovrà essere chiaramente indicata. Sino ad ora la CSM veniva  indicata sulle confezione con  il termine Desinewed meat, o DSM (letteralmente carne privata dei tendini) oppure come  carne Baader o carne 3mm. Formalmente si tratta di prodotti leggermente diversi, la carne DSM dovrebbe essere ottenuta con procedure a bassa pressione che mantengono intatte le fibre muscolari. La Commissione europea ha però deciso di annullare le distinzioni tra i diversi metodi di produzione unificando tutte le carni meccanicamente separate sotto la stessa definizione. Questa inoltre, oltre a dover essere menzionata sulle etichette, non concorrerà a determinare il contenuto di carne del prodotto.

 

La decisione ha scatenato la reazione dei produttori, preoccupati della risposta dei consumatori e delle spese necessarie per far fronte alle nuove normative, mentre altri esperti avvertono che se non rispetteranno le normative europee gli inglesi rischiano un bando delle esportazioni. E tra i sostenitori della decisione europea ci sono alcuni produttori come Kevin Mc Winney dell’omonima azienda produttrice di salsicce, che lamentano la concorrenza sleale subita da quanti hanno potuto tenere bassi i prezzi ricorrendo alla CSM. La loro posizione è chiara «se la CSM è semplicemente carne, come afferma l’associazione britannica dei produttori, non c’è motivo di preoccuparsi tanto per i cambiamenti imposti dalle nuove norme». Sull’argomento è stata fissata per la prossima settimana un’audizione parlamentare, mentre alcuni industriali chiedono che anche ristoranti e fast food esibiscano la composizione dei prodotti a base di carne da loro utilizzati.

 

E in Italia? Da noi la legge già impone di specificare se gli alimenti a base di carni avicole – come crocchette o impanate di pollo e simili – e i wurstel o altri insaccati contengono carne separata meccanicamente, e molti già lo fanno come abbiamo precedente scritto su Ilfattoalimentare.it. Resta il fatto che identificare in un prodotto finito una piccola percentuale di carne separata meccanicamente non è semplice, se si vuole essere certi di non consumarne forse è meglio evitare i prodotti che per il tipo di preparazione potrebbero contenerne.

 

Paola Emilia Cicerone

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