Continua la battaglia del CSPI (Center for Science in the Public Interest), l’ente di ricerca no profit statunitense, nei confronti del caramello artificiale aggiunto alle bevande gassate tipo cola per infondere colore e sapore. Dopo la svolta di marzo, che ha visto Coca e Pepsi Cola ridurre drasticamente  la quantità di questi additivi nelle bibite vendute in California, dove esiste una normativa molto stringente, l’ente ha pubblicato un nuovo rapporto.  Il documento  prende in esame la Coca Cola venduta in nove stati diversi dalla California, e punta il dito sulle concentrazioni ancora troppo alte di caramello artificiale posto sotto accusa il cui nome scientifico è 4-metilimidazolo o 4-MI (in Europa più spesso chiamato 4-MEI).

 

Per capire l’origine della vicenda che contrappone il colosso internazionale dei soft-drink alle autorità sanitarie bisogna fare un passo indietro. Il 4-MI (come scrive Gianna Ferretti sul suo blog Trashfood) è una sostanza che si forma durante la produzione industriale di caramello artificiale, ottenuta in condizioni di alte pressioni e alte temperature utilizzando ammoniaca e talvolta solfiti. Secondo il CSPI, il 4-MI è pericoloso perché se somministrato a dosi elevate, negli animali induce diversi tipi di tumori (polmone, fegato, tiroide, sangue). Del resto, per l’International Agency for Resarch in Cancer, braccio dell’OMS con sede a Lione, il 4-MI è cancerogeno per gli animali e probabilmente anche per l’uomo.

 

La  Food and Drug Administration (FDA)  interpellata dal CSPI sulla questione, ha risposto che non ci sono prove in grado di dimostrare la pericolosità della sostanza. L’agenzia ha precisato che se i dati rilevati negli animali fossero riprodotti sull’uomo,  sarebbe necessario bere per anni migliaia di lattine di bibite ogni giorno per avere un effetto cancerogeno.

 

 L’Autorità per la sicurezza alimentare europea con sede a  Parma, più di un anno fa ha esaminato il problema e ha assunto una posizione intermedia. Dopo aver esaminato la documentazione, ha deciso che non ci sono prove sufficienti per definire la sostanza  cancerogena per l’uomo o per considerarla genotossica per il feto, e ha fissato una dose massima giornaliera. Il documento però sottolinea che la dose giornaliera può essere facilmente superata da persone abituate a bere molte bibite o alimenti con questi composti. L’Agenzia ha analizzato la presenza di 4-MI nei caramello ammoniacale  (E150c) e nel caramello solfito ammoniacale (E150d),  entrambi artificiali, e ha stabilito che i limiti attuali sono sufficientemente bassi. Le  concentrazioni non devono superare rispettivamente i 300 e i 100 mg/kg di peso.

 

All’inizio di quest’anno, come ha già segnalato ilfattoalimentare, il CSPI ha portato avanti la campagna contro il 4-MI e ha chiesto alla FDA di introdurre limiti più stringenti, e di indicare la presenza di queste sostanze sulle etichette con la frase: “caramello artificiale ottenuto con ammoniaca e solfiti”.

 

La richiesta è stata rifiutata, ma l’iniziativa ha  sortito lo stesso l’effetto sperato, perchè le aziende per prevenire il probabile danno di immagine, hanno modificato spontaneamente la ricetta delle bevande in California prima che la situazione sfuggisse di mano. D’altro canto il limite adottato in California per il 4-MI è di 29 microgrammi per lattina (da 355 ml), e visto che una lattina di Coca Cola ne contiene 140, c’era il serio rischio di dover aggiungere sull’etichetta la scritta : “Contiene sostanze potenzialmente cancerogene”

 

In quell’occasione Coca Cola e Pepsi Cola, avevano  precisato che sarebbero state modificate anche le bevande vendute nei diversi Paesi, senza indicare i tempi.

 

Per stimolare le multinazionali dei soft-drink  il CSPI ha analizzato le lattine di Coca Cola vendute in nove Paesi e in alcuni stati USA. Se in California il livello è risultato in linea con le attese (anzi vicino alla soglia da non superare nel caso la FDA  dichiarasse in un prossimo futuro il 4-MI cancerogeno per l’uomo), e cioè pari a circa 4 microgrammi per lattina, altrove è andata peggio. Le bibite vendute in Brasile (da 355 ml) contengono 267 microgrammi, quelle in Kenia 177, mentre in Canada, Emirati Arabi, Messico e Gran Bretagna il valore oscilla da 160 a 144 microgrammi; mentre in Cina sono 56 e in Giappone 72 (vedi tabella). Nello stato di Washington si arriva a 144.

 

Caustico il commento del responsabile del CSPI Michael Jacobson: «Per loro fortuna, i consumatori di quegli stati bevono meno Coca Cola rispetto a quanto fanno gli americani» sottolineando come «sia possibile togliere il  caramello artificiale dalle ricette, magari utilizzando quello che si è sempre preparato in casa  scaldando lo zucchero, un modo semplice senza provocare la presenza del temuto 4-MI».

 

Per dovere di cronaca va detto che il caramello senza il composto 4-MI  esiste già in commercio, c’è però un piccolo inconveniente da considerare: costa il quadruplo. Viene spontaneo chiedersi quanto costerebbe alle aziende un crollo delle vendite di tutti i prodotti contenenti caramello artificiale dovuto alla scelta dei consumatori di non voler correre rischi? Il problema non riguarda solo le bibite, visto che il caramello artificiale ( E 150c e E 150d)  è utilizzato anche per: insaccati, patè, decorazioni, prodotti da forno, biscotti ,gelati, gelatine, dessert cereali per colazione…

 

Agnese Codignola

Foto: Photos.com

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paolo
paolo
4 Luglio 2012 09:29

Bell’articolo. Spero che le persone che ne abusano possano decidere di limitarne il consumo.

Massimo
Massimo
11 Luglio 2012 14:42

Grazie per l’articolo. Forse vedremo un’altra battaglia tipo anti aspartame. Le persone sono ora molto sensibili a questi argomenti.