ricercatore scienza cibo ogm
Le biotecnologie potrebbero re-inselvatichire le colture rendendole più resistenti

Secondo uno studio condotto dall’Università di Copenaghen e pubblicato dalla rivista Trends in Plant Science, utilizzare le biotecnologie per re-inselvatichire le coltivazioni di grano e riso, inserendo i geni dei semi antichi andati perduti, consentirebbe di sfamare meglio il mondo, perché rinforzerebbe la resistenza ai cambiamenti climatici. Secondo uno degli autori dello studio, Michael Broberg Palmgren, le colture diventerebbero più resistenti alla siccità, al freddo, alle malattie e ai parassiti, divenendo anche più efficienti nell’assorbire nutrienti dal suolo.

La selezione dei semi iniziata dai coltivatori intorno al 7.500 A.C., principalmente basata sull’incremento della resa, ha indebolito la capacità di recupero e di resistenza delle coltivazioni. Secondo Palmgren, la proposta di re-inselvatichimento delle colture potrebbe incontrare minori resistenze rispetto alle colture ogm, perché non comporta il trasferimento di geni da organismi animali a organismi vegetali ma conferisce alle piante nuove proprietà che possedevano.

 

Beniamino Bonardi

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Maurizio
Maurizio
8 Gennaio 2015 11:10

Mi sono già espresso personalmente molte volte sulla questione OGM. Puntualizzo per mio personalissimo punto di vista, che non è che inserire un gene o due possa “rinselvatichire” le piante e fare miracoli, soprattutto se lo scopo è quello della fame nel mondo da sconfiggere.
Se l’obiettivo è creare nuove varietà e quindi nuovi mercati allora è una tecnica come tante per raggiungere ciò.
Sicuramente non è ottenimento di piante transgeniche ma, la ricerca non scopre nulla e secondo me è solo l’ennesimo tentativo di far apparire gli OGM come buoni o benevoli, o innocui. Vestire una pianta geneticamente modificata di parole come, recupero delle resistenze delle varietà antiche e giocare sulla emotività mediatica di questo è solo un piccolo raggiro semantico intellettivo che tenta di fare proseliti o smorzare le polemiche contro la manipolazione del DNA.
Se si vogliono preservare, varietà antiche, selvatici con caratteri importanti esistono altre vie percorribili. La prima è per l’appunto mettere in atto politiche agricole che tutelino commercialmente dette varietà, laddove queste apportino effettivamente dei benefici che altre varietà non posseggono e spostare la bilancia commerciale verso queste.
Per quanto riguarda le specie nominate, tipo riso e grano è noto come le rotazioni colturali e l’adozione di tecniche agronomiche che evitino monocultura e sterilizzazione della fertilità del suolo sono già un buon input contro malattie e carenze nutrizionali nel suolo.
Il mondo non ha bisogno di più produttività ma, di maggiore accessibilità alle risorse di minori sprechi e di maggiore cultura dell’alimentazione.

vincenzo
vincenzo
9 Gennaio 2015 11:06

Maurizio,

molti dei grani pregiati (e non) che utilizziamo quotidianamente nella nostra cucina sono stati ottenuti grazie a mutazioni genetiche.

Le tecniche moderne sono semplicemente più efficienti, ma non meno sicure di quelle utilizzate in passato.

Piuttosto che chiederti se questo sia un tentativo mediatico per “far apparire gli OGM come buoni”, chiediti piuttosto se ha senso continuare ad affermare il contrario.

Maurizio
Maurizio
Reply to  vincenzo
9 Gennaio 2015 15:46

Sinceramente la manipolazione attraverso i classici incroci non ha la potenza delle moderne tecnologie.
Il fatto è che non sposterei il discorso su questioni ne di scienza ne di etica ma, piuttosto di opportunità.
Si può scegliere, ci sono strade alternative e l’obiettivo come si legge anche tra le righe di questo articolo è salvare il mondo dalla fame. Obiettivo nobile se non fosse che come ribadisco la fame c’è perché indirettamente o no è voluta. C’è Cibo e acqua a sufficienza per tutti e non sono un bacchettone retrogrado che non accetta i progressi della scienza. Gli obiettivi della MAS hanno come finalità sempre la stessa, creare nuove varietà, brevetti, copyright etc..tralascindo casi specifici per malattie importanti pdelle piante.poco male dirai ma, non spacciamo queste tecnologie come risolutive del problema cibo.
Aggiungo che non esistono studi di lungo termine che ci dicano della assoluta sicurezza degli ogm ne della epidemiologia che avrebbe in natura l’introgressione forzata di geni a livello di genoma. Abbiamo tutto sotto controllo? NO.
Ricordiamoci il problema amianto o DDT – anche in questi casi c’era assoluta certezza della innocuità delle invenzioni o scoperte. Dico solo che l’italia spreca cibo annualmente per una popolazione di 30-40 milioni di persone e non è il paese più consumistico.
Dobbiamo quindi rivedere i modelli di sviluppo, riportare la società alla cellula della famiglia; come?
Lavorare di meno, istruirsi di più, focalizzare la vita sullo scopo che essa ha, far sviluppare le città in reti e mercati i più vicini possibili ai luoghi in cui si vive etc…. ne avrei da dire. Sta di fatto che se oggi l’industria del cibo deve assolvere alla funzione alimentare che una volta era relegata al nucleo familiare, allora risulta chiaro che si deve disporre di quantitativi esorbitanti di materie prime a basso costo, che contemplino anche le perdite di volumi produttivi ingenti poiché fisiologicamente inseriti nel sistema capitalistico del consumismo.
Non sono contro la scienza, sono contro le mezze verità.

Giancarlo Curzel
Giancarlo Curzel
10 Gennaio 2015 12:15

Maurizio,
hai ragione quando affermi che in agricoltura i criteri agronomici di base vanno comunque applicati. Hai torto quando rifiuti a priori la via dell’incrocio e successiva selezione, che oggi è possibile accelerare con le biotecnologie. Borlaugh, padre della cosiddetta rivoluzione verde degli anni ’60 – nonché premio Nobel per la pace, unico agronomo della storia – impiegò tre volte più tempo ad ottenere quello che oggi si può avere in un lustro. Liberissimo poi tu di rifiutare prodotti GM, sulla base di motivazioni puramente ideologiche, così come in passato si mangiava pesce il venerdì. Comunque tieni presente che più di 10 anni di utilizzo alimentare, e qualche miliardo di pasti GM, non hanno dato alcun problema. Vai su Google e cerca Mark Lynas ed almeno avrai qualcosa su cui riflettere, prima di rifiutare aprioristicamente il progresso scientifico.

Maurizio
Maurizio
10 Gennaio 2015 15:43

Bene. Ammettiamo che sono un ignorante in materia, retrogrado ed ho paura del progresso.
Ma non dite che gli ogm risolveranno la fame nel mondo, in primis per i concetti già espressi, in più perché non è il progresso scientifico che aiuterà i popoli a svincolarsi dalla gabbia ricattatrice delle multinazionali e degli Stati complici.

vincenzo
vincenzo
Reply to  Maurizio
11 Gennaio 2015 11:15

Maurizio,
pensare che il problema della fame del mondo si possa risolvere ridistribuendo le scorte alimentari perchè tanto ce ne sono a sufficienza per tutti è davvero utopistico, per non dire ingenuo.

Nel nostro pianeta non manca nulla, eppure ci sono e ci saranno sempre i poveri e la gente che non ha l’acqua corrente. Se aspetti che la buona volontà di tutti risolva questi problemi, allora quella gente continuerà a soffrire la fame e la sete.

Gli OGM non saranno risolutivi, nessuno credo lo abbia detto, ma possono dare un forte impulso alla crescita di un paese bisognoso.

La prova di ciò ce l’hai in casa: la nostra economia si risollevò notevolmente durante il ‘900 grazie ai lavori degli scienziati che ottennero le qualità di grano più produttive di cui abbiamo parlato prima.

marta
marta
12 Gennaio 2015 10:03

Concordo pienamente con Maurizio. 10 anni non sono niente per capire gli effetti biologici degli ogm su organismi che sono il risultato dell’evoluzione di millenni. La gente continuerà comunque a soffrire la fame e la sete, ma piuttosto che tutti mandino a scatafascio tutto è meglio che qualcuno continui a occuparsi del proprio orticello…

vincenzo
vincenzo
Reply to  marta
12 Gennaio 2015 11:28

Ma non sono 10 anni…le mutazioni genetiche sono indotte da più di mezzo secolo.
E’ cambiata solo la tecnologia ma non il risultato.

Maurizio
Maurizio
12 Gennaio 2015 10:23

Sai nel tuo commento c’è, 1) CONTRADDIZIONE, 2)RETORICA IMPRODUTTIVA, 3)DISTORSIONE DELLA VERITA’

Se il problema non è la FALSITA’ sulla fame nel mondo allora che si smetta di ammorbare e abbonire le persone con questo cavallo di troia. Non siamo ai primi del ‘900 e l’ottenimento di certe varietà che per il tempo miravano alla mera produttività, ha cancellato dal mercato le varietà meno produttive anche se possedevano ottime caratteristiche genetiche, come resistenze, ottime capacità panificatorie etc.. l’articolo per l’appunto dice ben altro ed oggi il problema non è la produttività ma, la gestione delle risorse.
Se affermi anche tu che nel nostro pianeta ci saranno sempre poveri di quello o di quell’altro allora convieni con me che non è un problema di scienza MA, DI OBIETTIVI.
Siamo in una economia folle, dove ti ha portato alla creazione di vacche con 60 l giornalieri di produttività e quote latte da rispettare con gente che non ha accesso alle risorse..di PGM che lodano solo il falso progresso scientifico e aborrano la verità. Allora ti permetti di parlare solo perché non avendo bisogno di niente stai dall’altra parte della trincea?? Se abbiamo sempre bisogno di “affamare la bestia” affinché l’economia giri, allora non parliamo di nulla, perché sei solo fortunato a vivere dove vivi.
Non è la buona volontà di tutti ma, la verità scientifica che porta alla consapevolezza ed al vero progresso, altrimenti ti costruisci una bolla di sapone che a cicli regolari esplode.

vincenzo
vincenzo
Reply to  Maurizio
12 Gennaio 2015 11:51

Maurizio,

quale sarebbe la contraddizione nel dire che l’aumento della produttività di alcune coltivazioni permetterebbe a molti paesi poveri di soddisfare il proprio bisogno alimentare?
Io ti ho portato inoltre esempi concreti relativi a pochi decenni fa che riguardano proprio l’Italia, ma da parte tua ci sono discorsi astratti su presunti falsi progressi scientifici e falsità (qualche esempio?).
Concludo dicendo che non vedo nessuna trincea, cerco di ragionare su fatti concreti senza difendere una posizione per partito preso.
Sarei lieto di cambiare la mia opinione, ma se mi paventi che le “bolle di sapone esploderanno” senza un discorso concreto, per me la discussione si può chiudere qui.

Giancarlo Curzel
Giancarlo Curzel
12 Gennaio 2015 11:26

Maurizio,
mi sa che fai un po’ di confusione: prendiamo ad esempio il grano. Le varietà soppiantate a partire dagli anni 50/60, quelle che, secondo te, “possedevano ottime caratteristiche genetiche, come resistenze, ottime capacità panificatorie etc..” erano ormai incoltivabili in molte parti del mondo, perché diventate estremamente sensibili ad una ruggine (una specie di fungo) micidiale, che le falcidiava. Erano anche molto alte ed il vento aveva buon gioco a buttarle a terra, con notevoli perdite di granella. Le nuove varietà (quelle di Borlaugh, ottenute con ibridazione classica), ovviavano a questi problemi, tant’è vero che India o Messico, da netti importatori sono diventati esportatori, dopo averle adottate. Le biotecnologie permettono di accelerare questo tipo di evoluzione. MULTINAZIONALI, demonio che serpeggia nel mondo ed in Italia? Vediamo l’esempio italiano: abbiamo un pomodoro Sanmarzano GM, resistente al virus che lo falcidiava; una melanzana GM che fruttifica anche in mancanza di impollinazione (dovuta al freddo invernale): un kiwi GM a crescita determinata. Se vuoi, un pioppo GM, che produce fibre legnose a basso tenore di lignina, e quindi permette all’industria cartaria notevoli semplificazioni nel processo industriale, con un taglio netto dello scarto riversato nell’ambiente. Tutti questi, ma ce ne sono altri, frutto della RICERCA PUBBLICA ITALIANA, CHE, ALL’EPOCA, ERA LA PIU’ AVANZATA DEL MONDO, e disponibili gratis. Poi è arrivato Pecoraro Scanio, Capanna e molti altri, col risultato di bloccare la ricerca italiana in agricoltura. Nessuno di questi sopraelencati è coltivabile in Italia. Per dire, il pioppo GM italiano è coltivato…in Cina! Al momento, non esiste ricerca di questo tipo il Italia e per le innovazioni, anche non GM, dipendiamo da quella estera in maniera pressoché totale. Dimenticavo: non possiamo coltivare mais GM, ma lo possiamo importare ed utilizzare allegramente. Idem per la soia.
Concludo: affermare che di cibo ce n’è abbastanza per tutti, solo che bisognerebbe distribuirlo meglio, equivale a dire che c’è denaro in quantità, solo che bisognerebbe distribuirlo meglio…

Roberto La Pira
Reply to  Giancarlo Curzel
12 Gennaio 2015 12:29

Intervengo nel dibattito, ma qual è la melanzana e qual è il kiwi GM?

Maurizio
Maurizio
12 Gennaio 2015 14:56

Caro Vincenzo… stiamo scivolando su futilità infinite. Leggi bene l’articolo ed i miei dubbi vedrai sono perfettamente pertinenti.
I discorsi sono ideologici solo per coloro che non sanno valutarne l’applicabilità reale e la rispondenza del vero.

ESEMPI concreti sono
– tecnologia Clearfield su riso-
-Mais transgenico BT, dove per coltivarlo il 15% del campo deve essere NON BT al fine di non far venire a contatto gli insetti e scongiurare il superamento delle resistenze
– soja RR progettata per resistere a massicce dosi di glifosate
Ti ricordo inoltre il principio di precauzione ratificato a Cartagena

Caro Giancarlo nelle mie parole non c’è confusione. Piuttosto ci sono punti di vista diversi.. se leggi ciò che ho scritto vedi che ho solo puntualizzato che non siamo più agli inizi del ‘900 dove si cercava di far produzione e basta.. non farmi la cronistoria dell’evoluzione.. un pò la conosco.
Per il resto si va sempre a finire sulle stesse polemiche quando si parla di PGM.

A tutti dico. Ammettiamo che sia tutto sotto controllo e tutto innocuo: IL PUNTO è UNO SOLTANTO, GLI OGM NON MIGLIORERANNO LO STATO NUTRIZIONALE DEL PIANETA, POICHè LE SCELTE DEBBONO ESSERE FATTE SUL PIANO, SOCIALE-ECONOMICO E POLITICO…
Le PGM potrebbero essere solo utili nel caso del MOLECULAR PHARMING – ma perché non prende piede??

Approfondite tutti i concetti di Brevettabilità, Royalties, etc..guardate chi c’è dietro.

vincenzo
vincenzo
Reply to  Maurizio
12 Gennaio 2015 18:41

Maurizio,

dietro ogni ricerca scientifica spinta fino a certi livelli, che ti piaccia o no, ci sono le multinazionali. Come in tutte le categorie c’è chi si comporta bene e chi meno, ma non per questo bisogna demonizzare tutti indistintamente e dare per scontato il risultato finale sia da buttare.
La stessa cosa succede del resto anche per i farmaci.

Inoltre non capisco di cosa dovrebbero essere evidenza gli esempi che hai addotto…mah..se ne è parlato tanto anche su questo blog di alcuni quindi eviterei di commentare.

Comunque puntualizzo che nessuno dice che gli OGM sia sicuri ed innocui, semmai che non sono più pericolosi degli altri prodotti.

La storia nostrana (e non) è piena di casi di successo di applicazioni delle biotecnologie. Se si facesse uno sforzo mentale per superare le inibizioni e ci si ragionasse seriamente ne trarremo benefici tutti.

Maurizio
Maurizio
Reply to  Maurizio
15 Gennaio 2015 10:02

Aggiungo – se il problema è la fame nel mondo perché si utilizzano stati interi per coltivare piante agricole a scopo energetico?? Qui si aprirebbe il discorso del grande bluff dell’energetico dove dietro ci sono manipolatori del mercato, manipolatori del clima, manipolatori dell’economia e della società, dove si gioca con la vita delle persone solo per incrementare il pil di qualche banca e mettere alla mercé interi stati e spostare denaro e potere… il fatto alimentare ha parlato spesso di land grabbing ed io ho spesso citato il nome di una multinazionale italiana che straccia contratti centennali con stati africani sottraendo porzioni vaste come uno stato intero a 99 centesimi ad ettaro per coltivare la jatropha, pianta oleifera. Ma come l’Africa non era un continente dove non è possibile coltivare? Ma l’Africa non è un continente dove non esiste acqua disponibile? Improvvisamente da dove è piovuta?? Andate a vedervi le esigenze biologiche e produttive della pianta in questione poi vi renderete conto. Ma li abbiamo anche in casa fatti più vicini a noi. Coltivare mais, sorgo, pioppo a scopo energetico e la chiamiamo, BIOENERGIA O ECOENERGIA -metti a coltura per un intero ciclo una piantagione per poi bruciarla o farla fermentare e la chiamiamo BIO?? Per non dire di come il mais, il sorgo e altre colture utilizzate per il caso vadano poi ad incidere a livello di prezzi sul mercato delle derrate alimetari o zootecniche…il discorso sarebbe infinito e pesante forse ma, apriamo gli occhi. Quindi prima di scomodare il DNA e fare i padroni dell’ universo sistemiamo le cose più terrene…poi se il mondo avrà bisogno di una qualsiasi forma di tecnologia bene venga ma, non fomentiamo una falsa antiscientifica informazione.

Giancarlo Curzel
Giancarlo Curzel
12 Gennaio 2015 18:47

R. LA PIRA: ecco qualche riferimento per rispondere alla sua domanda:
– 9ª COMMISSIONE PERMANENTE – Senato della Repubblica (www.senato.it/service/PDF/PDFServer/DF/87542.pdf
«Biotecnologie. Per la tutela dei prodotti tipici italiani».
http://www.siga.unina.it/gmo_17.html
Barbara Basso, Dario Casati, Dario Frisio, Benito Giorgi, Luigi Rossi, Francesco Sala:
BIOTECNOLOGIE PER LA TUTELA DEI PRODOTTI TIPICI ITALIANI
http://www.dbt.univr.it/?ent=progetto&lang=it&id=1998
per la melanzana: Angelo Spena, Professore ordinario, –
Ufficio : Villa Lebrecht, Piano secondo, Stanza 16
Telefono 045 683 5623 Fax 045 683 5631 E-mail angelo spena univr it
http://agris.fao.org/agris-search/search.do?recordID=IT1999060638
Breeding eggplant through genetic transformation with “parthenocarpic” and “resistance to Colorado Potato Beetle” traits [Solanum melongena L. – Marches (Italy) – Basilicata] [may-aug1998]
-http://www.informatoreagrario.it/BDO/BDO_popupContatore.asp?D=54656
Attività di sperimentazione in Italia su piante geneticamente modificate
http://www.scienzainrete.it/contenuto/articolo/michela-perrone-elena-baldi-valentina-tudisca-michele-bellone/ogm-italia- Prof. E. Rugini – Univ. Tuscia per KIWI ed altre specie.
MAURIZIO: questa è la definizione di molecular pharming:
http://www.gmo-safety.eu/glossary/819.molecular-pharming.html
“Using genetically modified plants or animals to produce pharmaceuticals, also called as Gene Pharming; part of Molecular Farming”. Evidentemente non hai mai sentitoparlare di insulina, ad esempio: o di vanillina. Prova a vedere da chi/che cosa sono fabbricate. E magari dai un’occhiata, a proposito del tuo…”ma perché non prende piede?” a questo indirizzo: http://uk.businessinsider.com/pharmaceuticals-going-large-2015-1?r=US

Maurizio
Maurizio
Reply to  Giancarlo Curzel
13 Gennaio 2015 10:35

Se si parla di sostenibilità della ricerca e l’importanza della scienza, mi ostino a dire che in primis dobbiamo scegliere la direzione in cui andare per risolvere le problematiche dell’uomo..poi non dico di mettere il bavaglio alla scienza ma, quando si opera su scala vasta bisogna porre delle attenzioni. Ammettiamo che anche le multinazionali operino per il nostro bene e non mirino al profitto, facciamo questo assunto.
Esistono scienziati che risolverebbero le cose diversamente e in modo incisivo.
Leggete i lavori del dr. Salvatrore Ceccarelli – ICARDA – che di miglioramento genetico in luoghi estremi della terra se ne intende o perlomeno non è l’ultimo arrivato, specialmente per piante cerealicole qui citate. Non tutti sono in grado di interpretare i lavori ma, chi vuole può.

Maurizio
Maurizio
Reply to  Giancarlo Curzel
13 Gennaio 2015 10:54

Ti ringrazio Giancarlo della precisazione sul Pharming… la definizione la sapevo ma mi conforta apprendere che ci sono persone premurose nel mondo.
Questo tema esce un pò dall’articolo in questione ma, evidenzia come le tecnologie se vogliono hanno un senso e magari tutti ne beneficiano…. bisognerà analizzare se i farmaci nel lungo periodo costeranno meno e sia più accessibile curarsi, e se di pari passo il costo sanitario calerà…sarebbe un miraggio.

non si può dire lo stesso di ciò che richiama l’articolo e di cui abbiamo discusso.

Giancarlo Curzel
Giancarlo Curzel
17 Gennaio 2015 10:06

Maurizio,
anzitutto chapeau per il modo vellutato con cui mi hai praticamente fatto capire di scendere dal pulpito…ok! Ed allora scendo del tutto e, a proposito di S. Ceccarelli, a mio parere lui sta facendo grosso modo quello che faceva mio nonno durante l’ultima guerra (sì, vengo da una famiglia di piccoli contadini e, negli ultimi 30 anni, ho lavorato come agronomo prevalentemente nel terzo mondo), anche se pomposamente ora viene chiamata selezione evolutiva. Poi mio nonno ha continuato solo per il mais da polenta – e qui da me qualcuno lo sta facendo ancora -, mentre per utilizzo mangimistico, costava meno comprare la semente, rispetto alle rese che dava, e, dopotutto, ibridare e selezionare è un lavoro da specialisti, oltre certi livelli. In pratica, quanto fa Ceccarelli è una retromarcia di almeno 60 anni e può avere un senso solo in posti isolati e disperati, con contadini alla canna del gas. Quanto ai farmaci, prodotti per lo più da E. coli GM, il prezzo dell’insulina al malato, ad esempio, è calato di un fattore 100, credo, rispetto a quando veniva estratta dal fegato dei maiali. Vale la pena ricordare che alcuni farmaci sperimentali, usati recentemente per curare l’ebola, sono prodotti da un virus del tabacco GM. Come vedi, le direzioni in cui andare – come dici tu – sono molteplici.

Giancarlo Curzel
Giancarlo Curzel
18 Gennaio 2015 10:07

Maurizio
ERRATA CORRIGE: l’insulina non è prodotta/estratta dal fegato, ma dal pancreas

Maurizio
Maurizio
Reply to  Giancarlo Curzel
19 Gennaio 2015 12:20

Caro Giancarlo, confido nella nostra umana e terrena solidarietà tra Homo quasi sapiens. Nessuno è onniscente e lo sappiamo, perciò se quello che fa il Dr. Ceccarelli è retrodatato e obsoleto ma, FUNZIONA, quale sarebbe l’input nuovo che darebbero gli OGM? se coltivare con “tecniche tradizionali” in quei luoghi più estremi da risultati, a cosa servono gli OGM nelle terre del grande occidente dove sicuramente non siamo in carestia derivanti dalle basse produzioni unitarie? Non sono contro a priori e ogni evento GM dovrebbe essere studiato a se, caso per caso come dice la normativa. Una cosa è vera, quando si va oltre certi limiti della specificità è cosa da specialisti veri, da scienziati. Ma allora come fanno le persone a scegliere e a crearsi una reale opinione su ciò che mangiano?? Forse il vizio della strumentalizzazione è nella forma più che nella sostanza. Io quando critico gli OGM mi fermo prima dell’evento di modificazione, non entro nella specificità, poiché sicuramente ci sono persone che ne sanno più dime ma, questo non ci deve impedire di pensare. E se pensando e parlando lo scienziato fuga i dubbi dello stolto quale sono allora forse si creeranno coscienze più consapevoli ma, se vado ad un convegno dove mi si dice che il mais BT produce un 8% in più di un pari mais non BT, allora mi dico: – ma come ho modificato una pianta che la natura non avrebbe mai contemplato in così poco tempo per ottenere solo 8% in più di produzione?? E la fame nel mondo??
Nell’articolo in discussione sicuramente l’intenzione era dire che la MAS(Marker Assisted Selection) ha delle ottime potenzialità ma, la mia paura è che sia un apripista per tutti gli altri eventi transgenici che alla bisogna si vorrebbero, non per fini propriamente umanitari, realizzare…

Grazie a tutti

alessio
alessio
29 Gennaio 2015 10:25

ma non è più semplice coltivare la biodiversità dei semi antichi? hanno un patrimonio genetico più ampio ed eterogeneo quindi una maggiore risposta agli input esterni e una maggiore adattabilità. E’ tutto molto semplice, la ricerca in oggetto invece mi sembra proprio una maniera di fare le cose alla mr. bean soltanto che lui faceva ridere e questa mi preoccupa. Se si conosce il vero motivo per il quale il grano è stato mutato geneticamente si eviterebbero di scrivere tante inutilità. Non serve produttività serve omogeneità e meno spreco e il segreto guardate un po’ è proprio rivalutare i semi antichi tant’è che oggi giorno sono sempre più richieste materie prime derivanti da questi. Per questo mi sento di essere in linea con quanto detto da Maurizio sostanzialmente.