L’eco-sistema marino europeo è rarefatto a causa dell’ipersfruttamento degli ultimi decenni. È ora di adottare  una drastica riforma della politica Ue sulla pesca oppure rassegnarsi al progressivo  spopolamento delle nostre acque. Maria Damanaki, commissario europeo, è stata molto chiara. In un simile contesto  la Commissione europea minaccia di avviare una procedura di infrazione contro l’Italia, per aver fallito la lotta alla pesca a strascico illegale.

Già nel 2009 l’Italia era stata condannata dalla Corte di giustizia per non aver dato effettiva attuazione al divieto di impiego di reti a strascico più lunghe di 2,5 km, introdotto in Europa sin dal 1992. Ne è derivato l’ipersfruttamento di specie a rischio di estinzione, il tonno rosso e il pesce spada: secondo i dati Iccat, un terzo della cattura italiana di pesce spada nel 2006-2007 (4.300 tonnellate su 14mila) arriva da attività di pesca illegale che continua ancora.
Quest’anno gli ispettori europei hanno eseguito alcune visite in incognito, in Sicilia e a Ponza, annotando l’inammissibile indulgenza delle autorità locali verso l’uso di reti proibite. Il 17 maggio il commissario per la pesca Maria Damanaki, nel suo primo incontro con il ministro Saverio Romano, aveva perciò chiesto spiegazioni. Ma le spiegazioni forse non sono giunte, o comunque non sono bastate.  Oltre al danno, la beffa: circa 700 pescherecci italiani dal 1998 a oggi hanno ricevuto 97 milioni di euro, proprio a titolo di compensazione per l’abbandono delle reti a strascico vietate. In attesa del 6 ottobre e dell’annuncio della Commissione, che potrebbe deferire nuovamente l’Italia alla Corte di giustizia per la condanna a sanzione di entità stimata in 100-120 milioni di euro, Ilfattoalimentare.it ha parlato della riforma della pesca in Europa con Guido Milana, vicepresidente della Commissione Pesca al Parlamento Eu.

Onorevole Milana, lei si sta impegnando per costruire un rapporto condiviso sull’acquacoltura  sostenibile. Cosa rappresenta questo tipo di produzione ittica rispetto ad altre, per i consumatori e per gli operatori del settore?

«Oggi l’acquacoltura comunitaria ha un bilancio negativo. La produzione ittica europea – fortemente condizionata dal raggiungimento dei limiti di cattura e dall’impoverimento dei nostri mari – non è in grado di fare fronte all’aumento della domanda di prodotti della pesca. È perciò necessario promuoverne il rilancio secondo criteri di sostenibilità. Gli operatori europei, e in particolare quelli italiani che operano nel Mediterraneo, hanno bisogno di un percorso e degli appositi strumenti finanziari per convertire le loro attività imprenditoriali verso un settore che possa garantire loro occupazione e prospettive, nel rispetto dell’ecosistema marino. In questa direzione, la relazione sull’acquacoltura che ho presentato alla Commissione pesca del Parlamento europeo prevede l’effettiva tracciabilità dei prodotti ittici a garanzia della loro rispondenza a rigorosi requisiti sanitari e a criteri di allevamento sostenibili».

Come si concretizza il suo impegno sulla sicurezza alimentare dei prodotti ittici?

«Ho presentato interrogazioni scritte alla Commissione Europea e ho promosso numerose iniziative all’Europarlamento, affinché si assuma piena consapevolezza dell’attuale fragilità del settore. Sono necessari maggiori controlli, per quanto attiene alle informazioni sul luogo di origine dei prodotti ittici in generale e pure di quelli conservati. Queste iniziative tendono perciò anche a rafforzare le misure già in essere per la protezione del consumatore».

Il commissario europeo Maria Damanaki ha presentato un progetto di riforma della Politica della Pesca la cui parola d’ordine è “sostenibilità”. Ha ammonito che, se non si  attueranno efficaci misure di salvaguardia delle diverse specie, i nostri stock ittici andranno irrimediabilmente persi. Lei ha affermato che quel documento era atteso ma è migliorabile. Come?

«Le considerazioni del Commissario sulla sostenibilità della pesca sono condivisibili. Bisogna tuttavia pianificare ed elaborare in dettaglio tutta quella parte finanziaria che in qualche maniera andrà a compensare i lavoratori e le imprese che da questo tipo di scelta pagheranno comunque un prezzo alto. Il pacchetto di misure proposto da Maria Damanaki merita di venire integrato e rivisto con particolare attenzione alle realtà della pesca artigianale e alle specificità del Mediterraneo».

Quali sono le prospettive della pesca in Ue e in Italia?

«Faremo di tutto perché le proposte della Commissione possano ricevere un supporto e un contributo forte da parte del Parlamento europeo, per rilanciare un settore che rappresenta una parte importante del nostro sistema economico. Servirà il coraggio di adottare scelte sagge e sostenibili in una prospettiva di medio-lungo termine. Nel rispetto di un equilibrio sociale, economico e ambientale che possa contemperare gli interessi degli operatori del settore con le esigenze dei consumatori e di salvaguardia dell’ambiente».

Dario Dongo

foto: Photos.com

Per maggiori informazioni:

“The great fish robbers have got away again” su The Times, 14.7.11 

“Italy warned of court action over fishing” di Eleonora de Sabata e Guy Dinmore, Financial Times, 29.9.11

“EU agents target illegal Sicilian tuna fishing”, di Eleonora de Sabata e Guy Dinmore, Financial Times, 20.5.11

“Italy tackles abuse of EU fishing subsidies”, di Eleonora de Sabata e Guy Dinmore, Financial Times, 5.7.10