Complice la crisi ma – si spera – anche una maggiore consapevolezza e informazione, gli italiani da sempre grandi consumatori di acqua in bottiglia stanno cambiando preferenze. Da varie ricerche emerge una nuova e moderna cultura dell’acqua, la crescita della sensibilità verso l’ambiente e un atteggiamento meno carico di pregiudizi verso l’acqua “del sindaco”. Le minerali, del resto, pesano parecchio nella borsa della spesa, come Ilfattoalimentare.it ha evidenziato di recente.

 

Così oggi l’81,8 per cento dei lombardi dichiara di bere acqua del rubinetto, trattata e non. È uno dei risultati della ricerca CRA Nielsen 2012 presentata da Aqua Italia, Associazione delle aziende costruttrici e produttrici di impianti per il trattamento delle acque primarie, federata ad ANIMA – Confindustria. Il rapporto sul “Consumo di acqua potabile presso la popolazione italiana” fotografa la propensione degli italiani verso l’acqua del rubinetto, all’utilizzo di trattamenti domestici e alla manutenzione e alla conoscenza dei chioschi dell’acqua (la versione moderna delle fontanelle). La ricerca è stata svolta su un campione composto da 2030 persone dai 18 anni in su.

 

I risultati confermano il trend positivo rilevato nelle precedenti edizioni. Il 75,5% degli italiani sceglie l’acqua a km zero. Cresce anche la frequenza di utilizzo: il 46,9% dichiara di berla “sempre o quasi sempre” (erano il 40% circa nel 2008). Le regioni del nord-est vincono la medaglia d’oro, con il 61,7% di adesioni. Maglia nera, invece, al Sud dove il 44,1% dichiara di non berla mai o di farlo solo uno o due volte l’anno.

 

L’acqua del rubinetto viene preferita per il gusto (27,5%, soprattutto tra i 55 e 64 anni), la comodità di non dover più trasportare casse dal supermercato fino a casa (25,6%, soprattutto giovani e anziani), il risparmio economico che va dalle 300 alle 1000 volte rispetto alla bottiglia (21,2%) e i maggiori controlli (17,9%). L’attenzione verso l’ambiente è più sentita al nord-est, in particolare tra i 35 e i 44enni (29,3%). In netto calo coloro che non la berrebbero per nessuna ragione: sono il 10,9%, contro il 19% del 2008. Questo dimostra un cambio di opinione sulla superiorià dell’acqua minerale, fino a poco tempo fa indiscussa anche fra i consumatori e non solo sostenuta dai produttori

 

Per la prima volta la ricerca CRA ha chiesto agli intervistati se hanno utilizzato dispositivi di trattamento domestico dell’acqua negli ultimi 12 mesi. Il 23,4% degli italiani possiede almeno un apparecchio: in quasi la metà dei casi si tratta di caraffe (12,6%), mentre sistemi di filtraggio si attestano al 4%, l’osmosi inversa al 3,9% e i sistemi di refrigerazione o gasatura all’1,8%.

 

A proposito delle caraffe, è utile ricordare che il nuovo decreto del Ministero della salute varato un mese fa circa “Disposizioni tecniche concernenti apparecchiature finalizzate al trattamento dell’acqua destinata al consumo umano”, ha sostituito il D.M. 443/90 e prevede nuovo obblighi per i produttori .

 

Chi mette in commercio queste apparecchiature deve garantire che, se vengono utilizzate e manutenute secondo quanto previsto dal manuale d’uso e manutenzione, devono assiurare le prestazioni dichiarate e l’acqua deve risultare sempre conforme ai requisiti stabiliti dalla legge (D.L. N.31 del 02.02.2011 e s.m.i).

 

È obbligatorio offrire una garanzia della potabilità dell’acqua trattata per tutto il periodo di vita dell’apparecchiatura. Questo implica anche una responsabilità del consumatore, che dovrà essere informato attraverso il libretto di istruzioni sulla corretta manutenzione e la necessità di rivolgersi (per esempio per l’installazione e la revisione degli impianti di filtraggio) solo ad aziende competenti. Il consumatore, inoltre, dovrà ricevere dall’installatore una dichiarazione di conformità che lo metta al riparo da qualunque eventuale danno. Per quanto riguarda la pubblicità delle apparecchiature e delle loro prestazioni si potranno utilizzare solo argomentazioni fondate su letteratura e dati scientifici nazionali e internazionali.

 

Lo studio CRA ha analizzato anche i cosiddetti chioschi dell’acqua, evoluzione delle antiche fontanelle, che oggi erogano in numerosi comuni d’Italia acqua potabile affinata, refrigerata e gassata. Il 53,5% degli intervistati conosce l’esistenza del servizio, il 16,4% di questi vive in un comune dove c’è un chiosco e il 37% in una località che non lo possiede ma se fosse proposta l’iniziativa, aderirebbe di certo. In questo caso è il sud a registrare il dato più alto, con il 33,4% degli intervistati che gradirebbe un chiosco nella propria zona.

 

Mariateresa Truncellito

foto: Photos.com

 

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