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Il colosso mondiale della distribuzione Walmart ha annunciato, il 20 gennaio, una strategia quinquennale per ridurre sali, grassi e zuccheri dai propri prodotti, e abbassare drasticamente i prezzi di frutta e verdura.

La battaglia contro l’obesità lanciata in Usa nel 2010 da Barack e Michelle Obama va avanti. Basta ricordare iniziative come il “Nutrition Bill”, gli  accordi con le grandi industrie alimentari nazionali per modificare le loro ricette in chiave salutistica e le informazioni nutrizionali sui pasti serviti nei fast-food. Senza dimenticare l’esercizio fisico, cui Michelle ha dedicato la campagna “Let’s move!”, finalizzata a offrire infrastrutture e risorse affinché tutti i giovani americani – a prescindere dal censo e dal luogo dove vivono – possano bruciare le calorie che consumano in eccesso anche divertendosi.

Un programma così ambizioso, che mira a invertire la pericolosa tendenza in crescita di sovrappeso e obesità dei cittadini americani, non poteva trascurare il confronto con la prima catena di grande distribuzione del Paese. La first-lady ha perciò avviato con Walmart una trattativa, sulla scia delle iniziative del sindaco di New York City, concordando obiettivi specifici. Si parla di  riduzione di sodio, acidi trans-grassi e zuccheri aggiunti in un’ampio assortimentoi di alimenti (riso e zuppe, fagioli in scatola, condimenti per insalata, snack, patate fritte) prodotti e commercializzati con dalla grande catena di supermercati americana  nei suoi punti vendita con il marchio Great Value.

Si tratta di nuova strategia per Walmart che ha precisato come queste scelte si ripercuoteranno anche sui suoi maggiori fornitori, come Kraft (il cui volume d’affari su scala planetaria è per il 16% legato a Walmart).

Walmart, inoltre, si è impegnata a garantire ai consumatori la parità di costi per i prodotti realizzati con cereali integrali e la significativa diminuzione dei prezzi di frutta e verdura. «Non si tratterà di ridurre i listini agli agricoltori e ai nostri fornitori – promette Leslie Dach, vicepresidente esecutivo – ma di ottimizzare le relazioni di filiera e di ritoccare i propri margini».

I cambiamenti saranno introdotti in modo progressivo nell’arco di cinque anni, per consentire ai fornitori di superare le difficoltà tecniche e permettere ai consumatori di adattarsi ai nuovi sapori. «Non c’è vantaggio ad avere cibi più salutari se i clienti non li acquistano», continua Mr. Dach.

Walmart non è la prima società a muoversi in questa direzione: ConAgra Foods, per esempio, si è già impegnata a ridurre il tenore di sodio dei propri cibi fino al 20% entro il 2015. Ma poiché Walmart è il leader assoluto nella distribuzione al dettaglio di prodotti alimentari in Usa, ed è quindi il primo acquirente  di alimenti realizzati nel Paese, questa strategia potrà avere un grande impatto sulla disponibilità di healthy food a prezzi accessibili per le famiglie e i bambini americani.

«Parecchie imprese si sono impegnate su base volontaria a ridurre il sodio ed eliminare gli acidi trans-grassi dai loro alimenti nei prossimi anni – considera Michael Jacobson, direttore esecutivo del Center for Science in the Public Interest. – Ma Walmart si trova in una posizione comparabile a quella della Food and Drug Administration, ed è davvero in grado di spingere l’industria alimentare nella giusta direzione».

Certo, le politiche di riduzione degli zuccheri potrebbero anche essere più aggressive, e i tempi più brevi: Walmart si impegna a ridurre il sodio del 25%, a eliminare gli acidi trans-grassi artificiali (grassi idrogenati) e a ridurre del 10% gli zuccheri aggiunti entro il 2015.  Ma si tratta pur sempre di obiettivi ambiziosi e realistici.

Foto: photos.com; wikimedia common

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