L’ultimo numero della rivista Journal of the American Medical Association, una delle più importanti del settore, è dedicato quasi per intero all’obesità, scandagliata da ogni possibile punto di vista, per cercare di trovare rimedi  efficaci a quella che, negli Stati Uniti, viene considerata una vera e propria piaga sociale. Significativo il titolo: “Re-immaginare l’obesità nel 2018”, che pone l’enfasi proprio sulle possibili soluzioni al problema. Lo speciale a sei anni di distanza da un numero simile che lasciava spazio a speranze, oggi disattese, siccome l’epidemia sembra inarrestabile. Tra le soluzioni proposte, un ruolo importante ce l’hanno le politiche di riduzione dei consumi del junk food e, soprattutto, delle famigerate soda (chiamate SSB da sugar-sweetened beverages), che nel 2014 un adulto su due e due adolescenti su tre consumavano almeno una volta al giorno.

Esistono ormai alcuni punti fermi e alcune esperienze significative nella lotta all’obesità, ma restano ancora diverse cose da capire meglio, prima di poter prediligere una misura sulle altre possibili, ritenendola realmente efficace. La più importante e facile da applicare resta la tassazione, che molti stati stanno pensando di introdurre. Tra quelli che l’hanno già fatto, uno degli editoriali, scritto dagli esperti dell’Università del North Carolina di Durham insieme con i colleghi dell’Università di Chicago, cita il caso di Berkeley (California), dove la tassa è in vigore dal 2015, e quello del Messico, dove è stata introdotta nel 2014.

Con l’introduzione della soda tax per la lotta all’obesità, a Berkeley e in Messico le vendite di bevande zuccherate sono calate

Gli effetti sui consumi si sono visti: a Berkeley, infatti, le vendite sono scese del 9,6%, mentre in Messico la riduzione è stata del 5,5% nel primo anno e del 9,7% nel secondo, con cali evidenti tra le fasce di popolazione più povere e più soggette all’obesità. In entrambi i casi, la tassazione si aggira attorno al 10%, un valore ritenuto accettabile e non comprimibile, per evitare di vanificare gli effetti. Secondo gli autori la sua efficacia dipende da due elementi cruciali: quanto l’aumento arriva al consumatore, perché più ricade su quest’ultimo maggiore è l’effetto, e che tipo di risposta esso induce. Tanto a Berkeley quanto in Messico il primo punto è pienamente soddisfatto, visto che in Messico l’incremento di prezzo è stato trasferito al 100% al dettaglio, e a Berkeley al 75%.

Ma per quanto riguarda le risposte, molto resta da capire. Se infatti i dati dimostrano che alla diminuzione di vendite di SSB corrisponde sempre un aumento di quelle di acqua (in Messico del 16,2, a Berkeley del 15,6%), non si sa ancora se i consumatori abbiamo davvero diminuito gli acquisti di bibite dolci (potrebbero essersi orientati verso quelle non tassate come i succhi di frutta zuccherati) e, soprattutto, che cosa questo abbia significato per la loro salute. Non esistono infatti ancora dati che mettano a confronto parametri come il peso o l’incidenza di malattie associate all’obesità prima e dopo l’introduzione della tassa.

grasso obesità
Gli effetti delle tasse sulle bevande zuccherate non sono ancora stati confrontati con il tasso di obesità della popolazione

In più si segnalano alcune insidie nascoste nella tassazione, una delle quali è raccontata in una lettera che descrive quanto accaduto all’aeroporto di Filadelfia, dove per un anno le bibite di un terminal sono state sottoposte a un aumento e quelle degli altri terminal sono state lasciate libere. L’esisto è stato deludente, perché su 31 punti vendita, 21 tassati e 10 no, le differenze si sono via via assottigliate fino a scomparire. Ovvero, i gestori di distributori e bar non tassati, una volta capito che i prezzi della concorrenza stavano salendo, si sono subito adeguati, probabilmente vanificando l’effetto desiderato.

Infine, interessante è anche il racconto di quanto avvenuto a San Francisco, nelle cui aule giudiziarie è in corso una discussione sull’opportunità o meno di inserire nelle etichette delle SSB un riquadro di allarme sui possibili danni alla salute associati all’assunzione. Nel dibattito entrano in gioco le libertà individuali, le politiche adottate con altre sostanze nocive come l’alcol e il tabacco, la tutela della salute pubblica, le prove scientifiche e molto altro. Gli autori, tra i quali vi è Darius Mozzafarian della Tufts University di Boston, grande esperto di politiche di sanità pubblica, si schierano decisamente a favore, motivando le proprie posizioni e sottolineando la necessità di informare adeguatamente il pubblico sui rischi. Come finirà lo si capirà nei prossimi giorni, ma ciò che emerge anche da questo articolo è l’assoluta necessità di trovare soluzioni efficaci, probabilmente di diverso tipo e da applicare in contemporanea.

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luigi
luigi
26 Gennaio 2018 13:41

mi ripeto, per chi legge: bisogna introdurre i rudimenti di una sana nutrizione a scuola, sì che gli studenti possano apprendere le conseguenze di buone e cattive abitudini.

giorgio chiodi
6 Febbraio 2018 18:08

Io sono vegeto-vegano ed è con questo regime, insegnato da numerosi medici-naturopati di cui ho letto le opere sto meglio e ho sconfitto la mia obesità e non solo. I genitori d devono pretendere che il menù dei bimbi, sia essenzialmente vegetale, inserendo nella settimana piccole quantità di carne biologica e quotidianamente pochi cereali, evitando sughi e grassi animali sostituibili dai grassi vegetali. La celebrata dieta mediterranea è sicuramente preferibile alla cucina inglese, ma l’eccesso di calorie e di carboidrati, data dai cereali, dalle merendine, dai dolci e dalle patatine fritte, dalle bevande zuccherate ecc..porta prima che alla sicura obesità, alle numerose infiammazioni dell’apparato digestivo, propedeutiche delle future gravi patologie. Sin tanto che i responsabili della sanità, e delle mense scolastiche non introducono i vegetali e le frutta, sarebbe opportuno che i bimbi dopo una robusta colazione mattutina, portassero da casa, dentro lo zainetto, uno spuntino consistente in una mela, un uovo sodo con del pane integrale. Ai genitori il compito di integrare alla sera quello che non mangiano a pranzo. Coraggio genitori! la salute di vostri bimbi è nelle vostre mani. Come non dovreste delegare la loro educazione, così non dovreste delegare sulla loro alimentazione.