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bambina obesitàLa lotta contro sovrappeso e obesità di bambini e adolescenti, negli Stati Uniti, viene seguita anche dalle comunità locali. L’ultimo esempio proviene da una scuola primaria nei sobborghi di Philadelphia, dove gli insegnanti e i genitori si sono mobilitati per promuovere un’alimentazione equilibrata per i loro bambini. In nome di un bene collettivo, la salute delle generazioni future. That’s America!

In passato, le mobilitazioni di quartiere (es. “Operation Town Watch Integrated Services”) prendevano di mira lo spaccio di droga, la violenza e la micro-criminalità. Ma è ormai chiaro che il pericolo del nuovo millennio per la salute e il benessere dei giovani in USA è più insidioso poiché si radica nelle abitudini quotidiane, in famiglia e fuori casa. È il pericolo di un’alimentazione disordinata, dissociata dai ritmi fisiologici e dalle esigenze del corpo, satura di grassi e sale, povera di nutrimenti. Che troppo spesso si associa a una vita sedentaria, sui banchi di scuola come davanti alla tv e ai videogiochi.

Il Fatto Alimentare ha già apprezzato l’impegno dei coniugi Obama per correggere gli eccessi legati a una cultura dell’abbondanza ormai fuori luogo e dannosa, anzitutto offrendo pasti equilibrati nelle mense scolastiche, in alternativa a “fast-food” e “snack” di scarso pregio nutrizionale.

Lo stesso Ministero dell’agricoltura statunitense ha proposto nuovi standard nutrizionali per i 33 milioni di pasti e 9 milioni di prime colazioni finanziati dalla federazione e serviti nelle scuole. Per la prima volta sono anche previsti limiti all’apporto calorico. Senza demonizzare alcun cibo, si introduce un equilibrio tra ciò che fa parte della dieta e quanto può venire effettivamente consumato.

Ora arriva anche l’impegno della cittadinanza ai margini di una grande città come Philadelphia (guarda il video): giochi di movimento, giocattoli a forma di quei frutti e ortaggi che mancano nella dieta e pure nell’immaginario di bambini lontani dalle campagne, didattica dedicata alla nutrizione. Ma anche mobilitazione urbana di adulti con giubbe fluorescenti che sui percorsi casa-scuola spiegano ai bambini come l’acquisto mattutino di patatine e bibite dolci sia poco indicato a soddisfare i loro bisogni. Alcuni di questi strumenti potrebbero apparire eccessivi, ma forse non sono tali in una nazione ove il 20% dei bambini è affetto da obesità.

La direttrice della scuola, Amelia Brown, introduce il programma con un ulteriore argomento: le diete “deplorevoli”, oltre a causare mal di testa e dolori di stomaco, pregiudicano il rendimento scolastico dei ragazzi. Una teoria forse priva di supporto scientifico e clinico, almeno per ora, ma che si basa sull’esperienza e l’osservazione di decine di classi ed è dunque meritevole di rispetto e approfondimenti. Tutto il personale scolastico è impegnato, dai docenti di educazione fisica che insegnano la piramide alimentare attraverso i giochi e le canzoni, agli addetti alla mensa che servono acqua, cereali integrali, frutta e verdura in luogo di  bevande zuccherate e “snack” a elevato contenuto energetico.

Così, tra moral suasion e necessità, anche gli operatori economici dei dintorni hanno iniziato a muoversi. Dopo che le scuole di Philadelphia hanno smesso di comprare i dolci “troppo dolci”, la catena locale di prodotti da forno “Tastykake” ha diminuito la quantità di zuccheri del proprio “muffin” le cui calorie sono ora ridotte a 190 per porzione (e chissà quante erano prima…).

Un istituto di ricerca con sede a Philadelphia, il “Monell Chemical Senses Center”, ha del resto dimostrato che la sfida è quella di educare i bambini a sapori meno “estremi”, per ridurre il rischio di diete squilibrate che rischiano di provocare l’insorgenza dell’obesità.

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