I vini prodotti e/o imbottigliati a partire dall’1 luglio 2012 devono riportare in etichetta l’eventuale presenza di allergeni ancora residui nel prodotto. La notizia non è certo nuova, visto che il regolamento UE è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 10 novembre 2010. Ma come spesso accade, diversi giornali e siti internet hanno colto l’occasione per agitare inutili dibattiti, perdendo di vista il significato e la portata delle nuove norme.

 

Il Fatto Alimentare ha chiesto a Ottavio Cagiano de Azevedo, direttore di Federvini (l’associazione che in Italia rappresenta l’industria dei vini e delle bevande spiritose) di chiarire quali sono le regole europee in tema di allergeni. Va detto che la normativa è frutto di un lungo lavoro scientifico che ha consentito, in passato, di escludere con certezza l’allergenicità di alcuni distillati realizzati a partire da materie prime allergeniche (come il grano o frutti secchi con guscio). Per alcune sostanze impiegate nella produzione del vino le evidenze scientifiche sono state diverse.

 

Le nuove norme sono riferite alla presenza nei vini di residui di albumine e caseine, come conseguenza delle operazioni di chiarificazione. Si tratta di proteine dell’uovo e del latte, aggiunte durante la lavorazione per rimuovere le impurità in sospensione che potrebbero favorire fenomeni di opalescenza o di  ossidazione. Alla fine delle operazioni le albumine e le caseine vengono rimosse al vino ma restano alcuni residui. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), sulla base della documentazione scientifica e delle ricerche disponibili, non ha potuto escludere con certezza la presenza nel vino di residui di albumine e caseine in grado di provocare reazioni avverse, pur deboli, in soggetti allergici a latte e uova. La Commissione europea di conseguenza (non potendo escludere, ma neppure accertare l’esistenza di un rischio) ha adottato un approccio prudenziale e al contempo pragmatico.

 

«L’obbligo di dichiarare nei vini la presenza di solfiti quando il loro tenore supera i 10mg/l – spiega Cagiano – è già operativo da diversi anni, in virtù della direttiva allergeni (dir. 2003/89/CE, recepita in Italia con d.lgs. 114/2006) e del regolamento sulla designazione e presentazione dei vini 753/2002. Adesso è arrivato a termine (30 giugno 2012) il periodo transitorio per adeguare le etichette dei vini alle norme sulle indicazione degli allergeni prevista nel regolamento UE n. 1266/2010 (direttiva 2007/68/CE). Nel panorama dei prodotti alimentari infatti il vino ha una normativa comunitaria molto articolata che incide su tutti gli aspetti produttivi dal vigneto fino al consumatore».

 

 

Le regole sono molto semplici:

 – i vini prodotti entro il 30 giugno 2012 possono circolare senza le nuove indicazioni nelle etichette sino all’esaurimento delle scorte.

– i vini prodotti e/o imbottigliati a partire dall’1 luglio che contengono residui di derivati da latte e/o uova (in quantità superiore a 0,25mg/l) come conseguenza delle operazioni di chiarificazione, è obbligatorio riportare sull’etichetta, oltre alla frase “Contiene solfiti” anche le altre diciture sui derivati del latte e delle uova.

 

 

I possibili avvisi potrebbero essere:

– “Contiene solfiti” oppure “Contiene anidride solforosa”

– “Contiene uovo”, oppure “Contiene proteine dell’uovo”, “Contiene derivati dell’uovo”, “Contiene lisozima da uovo od ovoalbumina”

– “Contiene latte”, oppure “Contiene derivati del latte”, “Contiene caseina del latte”, “Contiene proteine del latte”.

 

Gli addetti ai lavori non nascondono la speranza che queste indicazioni possano un domani venire sostituite da simboli e pittogrammi, riportati nello stesso regolamento, per evitare di tradurre le diciture nelle lingue dei Paesi dove il vino è commercializzato.

 

«Non tutti però sono in linea con le scelte europee – continua Cagiano – dal 4 agosto anche in Canada si applicherà ai vini una legge che prevede l’obbligo di citare in etichetta i solfiti, quando la loro concentrazione supera i 10mg/l. Ma per il Dipartimento federale canadese per la salute, l’uso di prodotti enologici ottenuti dal latte e dall’uovo […] non conduce necessariamente all’obbligo di indicarne la presenza in etichetta. Perché, dopo una revisione completa dei dati scientifici disponibili, anche quando i prodotti enologici, essenzialmente chiarificanti, derivati da materie allergeniche, sono utilizzati, i loro residui proteici sono assolutamente inoffensivi, specialmente se i vini vengono trattati con adeguati cicli di filtrazione. Solo i vini non filtrati si troverebbero quindi a subire questa disposizione. Le stesse norme sono state recepite anche in Svizzera».

 

Dario Dongo

Foto: Photos.com

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igh
igh
14 Luglio 2012 12:43

Perché l’obbligo si limita all’indicazione "contiene solfiti" anziché chiedere l’indicazione della effettiva quantità d ml presenti? E’ una dizione che non aiuta a discriminareono fra vini che "possono permettersi" una modesta quantità di conservanti e altri più scadenti che risulteranno al consumo anche più pesanti, con conseguenti, al minimo, mal di testa.

Roberto
Roberto
14 Luglio 2012 16:02

Igh- Lei ha ragione, perchè le quantità di solfiti variano notevolmente tra un vino e l’altro, molti produttori ne aggiungono piccole quantità che non determinano il tipico mal di testa se si beve un bicchiere in più.

Henson
Henson
18 Luglio 2012 17:31

Non ho capito bene, c’è un e/o che non mi quadra…:

"- i vini prodotti entro il 30 giugno 2012 possono circolare senza le nuove indicazioni nelle etichette sino allâ

davide
davide
23 Luglio 2012 14:12

la risposta è: chiuderanno un occhio…. comunque la data del 30 giugno è di tipo "spannometrico" in quanto ai prodotti vendemmiati nel 2011 o prima si presume che entro la fine di giugno siano imbottigliati (a luglio gli operatori vanno in ferie e a agosto inizia la nuova vendemmia): se un vino lo imbottiglio il 15 luglio comunque per logica devo mettere le nuove diciture, nel caso in cui gli allergeni siano presenti, ma visto che poi il regolamento entra in vigore, a meno di qualche burocrate penso che chiuderanno un occhio. cambiando discorso,il tenore in anidride solforosa cambia se bevo il vino oggi o tra un anno, infatti, man mano che l’effetto antiossidante agisce sulla matrice, lo ione ossida a solfato. per cui un vino con 100 mg/l di solforosa libera tra un anno può darsi che ne abbia 60 e tra due anni 40