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libri giuridici avvocato legge giustiziaIn Italia, Confindustria e il Ministero dello sviluppo economico confabulano su come disapplicare l’articolo 62; in Irlanda, invece, la Federazione dell’industria alimentare chiede alle istituzioni di introdurre “con priorità urgente” una legge dello stesso tipo (Grocery code of practice).

 

La Food and Drink Industry Ireland (FDII) lancia l’allarme: occorre riportare equilibrio nelle relazioni commerciali all’interno della filiera agro-alimentare con apposite misure legislative, ritenute “a matter of urgency”, una questione urgente. La Federazione invoca l’immediato divieto delle pratiche commerciali sleali che mettono in ginocchio le imprese produttrici.

Paul Kelly

Paul Kelly, direttore della FDII, nel presentare le “raccomandazioni politiche del settore agroalimentare per il 2013”, si esprime con lodevole chiarezza: «È una priorità urgente per il settore alimentare l’adozione da parte del governo di un codice di condotta da applicarsi alle relazioni commerciali interne alla filiera. In tutta Europa, i governi sono impegnati a elaborare un’appropriata disciplina delle relazioni tra i distributori e i loro fornitori per fermare le pratiche sleali a carico di questi ultimi.

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Nel breve termine – prosegue ancora Kelly – queste ingiuste pretese danneggiano i singoli fornitori, ma alla fine producono effetti negativi anche per i consumatori. Il miglior servizio per questi ultimi é infatti quello offerto da un mercato giusto (fair) e competitivo. Solo così possono garantirsi convenienza e varietà di scelta, spazio per nuovi prodotti e nuovi fornitori».

 

 

accordo commerciale businessmenE non è tutto: per Kelly si danno anche altre priorità. Oltre al codice di condotta, il governo dovrà allineare le politiche sui temi cruciali – la sostenibilità, la salute pubblica, i controlli ambientali, la domanda interna e gli obiettivi di crescita sui mercati esteri – con le esigenze dell’industria che comprendono:

– una politica agricola comune focalizzata sul sostegno alla filiera produttiva;

– una politica di contrasto al cambiamento climatico coerente con lo sviluppo del settore;

– un contesto produttivo competitivo sui costi;

– misure di sostegno atte a garantire la disponibilità di risorse finanziarie per l’incremento di capacità produttiva e di esportazioni;

– l’effettiva applicazione di un efficace codice di buone prassi commerciali, come da principio richiesto;

– il riconoscimento del ruolo dell’industria agroalimentare nelle iniziative pubbliche e private per il contrasto dell’obesità.

 

Paradossalmente, quella irlandese è una ricetta che varrebbe la pena adattare alla nostra poco esaltante situazione.

 

Dario Dongo

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