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Un invito a 16 multinazionali per cambiare la fonte delle proteine: dalla carne alla verdure

Un gruppo di 40 investitori che gestiscono asset pari a 1.250 miliardi di dollari, tra cui il fondo della compagnia assicuratrice britannica Aviva, diversi fondi pensione statali svedesi e investitori etici, ha scritto a sedici grandi aziende alimentari, sollecitandole a cambiare la fonte di approvvigionamento delle proteine dei loro prodotti, passando dalla carne ai vegetali, per contribuire a ridurre i rischi per l’ambiente e per la salute. Tra i destinatari dell’iniziativa del gruppo di investitori ci sono Kraft Heinz, Nestlé, Unilever, Tesco e Walmart, a cui viene chiesto di calcolare i rischi di crisi finanziaria, sociale e ambientale derivanti dall’eccessiva dipendenza dagli allevamenti industriali per alimentare la crescente domanda di proteine a livello mondiale. Questi rischi sono documentati in un dossier del Farm Animal Investment Risk and Return (FAIRR), che ha coordinato l’iniziativa dei 40 investitori.

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Una riduzione della dipendenza dalla carne delle diete a livello mondiale potrebbe comportare un risparmio di 1,5 miliardi di dollari entro il 2050

L’iniziativa risponde a un recente studio dell’Università di Oxford, secondo cui una riduzione della dipendenza dalla carne delle diete a livello mondiale potrebbe comportare un risparmio di 1,5 miliardi di dollari entro il 2050, in termini di spesa sanitaria e danni climatici evitati.

Le 16 compagnie alimentari destinatarie della lettera inviata il 23 settembre dagli investitori sono: General Mills, Kraft Heinz, Mondelez International, Nestlé SA, Unilever, Ahold-Delhaize, The Co-operative Group, Costco Wholesale Corporation, Kroger Company, Marks & Spencer, Wm Morrison Supermarkets, Ocado, Sainsbury’s, Tesco, Walmart, Whole Foods Market.

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40 investitori hanno firmato la lettera per le multinazionali

I 40 investitori firmatari della lettera sono: ACTIAM, Active Earth Investment Management, AP2, AP3, AP4, Australian Ethical Investment, Aviva Investors, Barrow Cadbury Trust, Boston Common Asset Management, Bridges Ventures, Christian Super, Clean Yield Asset Management, Coller Capital, Congregation of Sisters of St. Agnes, Dana Investment Advisors, Dignity Health, Folksam, Franciscan Sisters of Perpetual Adoration, Impax Asset Management, Jeremy Coller Foundation, Joseph Rowntree Charitable Trust, JMG Foundation, Lankelly Chase Foundation, Menhaden Capital, Mirova, New Crop Capital, Nordea Asset Management, Pax World, Robeco Asset Management, Sonen Capital, Swift Foundation, Tellus Mater, The Sustainability Group at Loring, Wolcott & Coolidge Trust, Trillium Asset Management, Triodos Bank, Unitarian Universalist Congregation at Shelter Rock, Walden Asset Management, Zevin Asset Management.

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luigi
luigi
6 Ottobre 2016 11:51

molto interessante. anche molte società finanziarie cominciano ad occuparsi seriamente di problemi legati alla sostenibilità dei nostri stili di vita.