Le diciture previste dalla legge sulla confezione di Pennette rigate Barilla sono  sicuramente esaustive e corrette, ma hanno un piccolo difetto: sono tradotte in 20 lingue. Sì avete capito bene nel pacco da 500 g ci sono 20 box che ripetono le stesse parole in 20 lingue. Forse sono un pò troppe, visto che occupano l’area laterale che ha una superficie simile a quella di  cinque biglietti da visita. 

In questo poco spazio Barilla riesce a proporre 10.000 caratteri circa. Per rendersi conto di quanto sia lungo il testo  basta dire che uno  speacker televisivo per leggere tutto  impiegherebbe 8-9 minuti.

L’aspetto  critico però non è la lunghezza del testo, ma la scelta di utilizzare un carattere tipografico praticamente invisibile, per le indicazioni destinate al consumatore.

In realtà lo spazio sulla confezione per proporre le stesse scritte in caratteri  tipografici leggibili c’è, ma Barilla preferisce occupare le due facciate principali con fotografie, ricette e qualche consiglio nutrizionale. 

La cattiva abitudine di concentrare in pochissimo spazio  tantissime scritte è tipica delle multinazionali che utilizzano un solo imballaggio per tutti i paesi. Le Pringles  ad esempio  seguono uno schema analogo a quello di Barilla, rendendo molto difficile anche  la ricerca delle diciture nella propria lingua.

Qualcosa però  dovrebbe cambiare. La  prossima  direttiva comunitaria sulle etichette che nei prossimi giorni verrà trasmessa al Parlamento europeo per la seconda lettura e quindi per l’approvazione)  prevede l’obbligo di utilizzare un carattere tipografico minimo di 1,2 mm di altezza (il carattere  potrà  essere ridotto a  0,9 mm  ma solo per i prodotti alimentari che hanno una   superficie inferiori ai 60 centimetri quadrati).

Ma bisogna per forza aspettare la nuova legge per  modificare il packaging?

Roberto La Pira

Nelle foto in alto  le diciture su un lato della Pennette Barilla , sotto le diciture su una confezione di Pringles