Cucina italiana laziale romana

La passata di pomodoro è la protagonista dell’ultimo test firmato da Altroconsumo che ha selezionato 24 marche scegliendo tra le principali presenti nei supermercati e negli hard discount. Dopo l’acquisto, i campioni sono stati inviati in laboratori per le analisi che hanno riguardato oltre all’etichetta, la qualità della materia prima, la quantità di sale, l’igiene, la presenza di pesticidi e anche la prova di assaggio.

Passata di pomodoro: il test di Altroconsumo

Per valutare la qualità dei prodotti, che si è dimostrata buona in quasi tutti i campioni, è stata misurata la concentrazione del pomodoro dopo aver fatto evaporare una parte di liquido, e il rapporto degli zuccheri per misurare il grado di maturazione. In mancanza di un metodo analitico specifico, non è stato possibile verificare la provenienza dei pomodori, anche se per legge la passata deve essere preparata da pomodoro fresco e dichiarare sull’etichetta l’origine della materia prima. Nessun prodotto è risultato diluito con acqua e la quantità di sale (talvolta aggiunto per insaporire) si è rivelata bassa nella maggior parte dei campioni e assente in tre prodotti. Esiti più che soddisfacenti anche per l’igiene: quasi nessuna traccia di muffe, residui di pesticidi o corpi estranei. La prova di assaggio è stata superata positivamente da quasi tutte le marche.

passata di pomodoro
Petti guadagna il titolo di Migliore del Test e Gustato (Md) quello di Miglior Acquisto di passata di pomodoro

Complessivamente, delle 24 passate 10 hanno ottenuto un punteggio buono e 14 un giudizio medio. Il titolo di miglior prodotto va a Petti che è stata anche la marca più apprezzata dagli assaggiatori. Con un costo di 2,18 €/kg si colloca però tra i prodotti più cari. A seguire nella classifica troviamo: Esselunga Bio, Le Conserve Della Nonna, Carrefour e Carrefour Bio, De Rica e Gustato (Md). Quest’ultima con un prezzo di 0,72 €/kg si aggiudica anche il titolo di Miglior Acquisto per il rapporto qualità/prezzo. I prezzi oscillano fra 0,70 e 3,28 €/kg. Si distingue Alce Nero che propone la passata biologica a 4,20 €/kg.

Il problema del caporalato

Il test ha evidenziato la buona qualità della passata made in Italy,  senza però dimenticare il problema dello sfruttamento della manodopera agricola durante la raccolta dei pomodori destinati all’industria conserviera. Condizioni di quasi schiavitù e caporalato restano una piaga denunciata da anni. Il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina ha sostenuto la legge 199/2016 che, rispetto alla normativa precedente, prevede un inasprimento delle pene e indennizzi per le vittime. Alcuni marchi come Coop e Mutti partecipano alla lotta contro il caporalato, dichiarando che il loro prodotto rispetta i consumatori. Mutti, ad esempio, adotta il sistema della raccolta meccanica e quando non è possibile (pomodori piccoli, presenza di sassi sul terreno) domanda ai fornitori agricoli di dimostrare l’esistenza di persone assunte regolarmente.

Anche il Gruppo Fini ha adottato un codice etico per certificare l’impegno aziendale nel rispetto delle risorse umane, nella salvaguardia dell’ambiente e nel mettere in atto pratiche lavorative proprie di un modello imprenditoriale virtuoso, da estendersi anche a tutti i fornitori, come quelli di una materia prima importante come il pomodoro. Proprio in merito alla produzione del pomodoro, con il marchio Le Conserve della Nonna, è stato realizzato e diffuso un filmato dove vengono illustrate le modalità di lavoro e la cura che viene dedicata a questa produzione.

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Enrico
Enrico
16 Maggio 2017 10:14

Salve,
potreste pubblicare i nomi dei prodotti che non contengono sale ?
Grazie mille
Enrico

Federico
Federico
16 Maggio 2017 20:34

Ma la passata di pomodoro non si diceva, da anni, essere importata dalla Cina e carica di pesticidi? Come vari altri prodotti agricoli, tra l’altro…

Valeria Nardi
Reply to  Federico
17 Maggio 2017 10:17
Lauretta
Lauretta
17 Maggio 2017 09:38

Grazie, articolo molto interessante e anch’io credo sarebbe interessante sapere quali non contengono sale. Rimangono fermi i miei dubbi sull’assaggio, poichè il gusto è estremamente personale e non paragonabile, nè imparziale ed influenzato dalla percezione che ognuno ha sulla consistenza, odore e colore.

Alessandro
Alessandro
Reply to  Lauretta
17 Maggio 2017 11:12

Lauretta, l’analisi sensoriale è una scienza. Esprime risultati oggettivi, non è una questione di “mi piace/non mi piace”.
Ammesso che, come mi auguro, per l’assaggio si siano seguiti appunti i criteri dell’analisi sensoriale.

Lauretta
Lauretta
Reply to  Lauretta
22 Maggio 2017 09:57

Alessandro, se fosse davvero una scienza e i risultati fossero oggettivi basterebbe un solo assaggiatore. Inoltre tutti i risultati dei diversi assaggiatori sarebbero identici, cosa che in effetti non è. E’ rimandato al senso che ognuno riconosce ed è ben diversificato.

giovanni sindona
giovanni sindona
18 Maggio 2017 15:03

La Coldiretti ricorda ogni anno come la Cina esporti in Italia quantità sempre più crescenti (milioni di tonnellate) di passata che non hanno un apparente destino: molti, e tra questi il sottoscritto, ritengono che diventano passate di pomodoro italiane! Come laboratorio europeo QUASIORA abbiamo da anni messo a punto un metodo che determina, senza alcun dubbio, la provenienza che applichiamo nella certificazione di una passata di un produttore calabrese.

Roberto La Pira
Reply to  giovanni sindona
18 Maggio 2017 15:12

Scusi ma se lei ha un metodo valido perché non smaschera il pomodoro cinese che diventa italiano. Fino ad ora non ci sono state segnalazioni di questo tipo, ma solo tante parole e ipotesi il più delle volte frutto di fantasie.

Costante
Costante
Reply to  giovanni sindona
19 Maggio 2017 15:48

Anche se ho più di 35 anni di esperienza industriale di passata di pomodoro non ho ancora visto metodi , tantomeno pubblicazioni , per distinguere il “pomodoro cinese”. Ritengo, avendo monitorato continuamente le passate concorrenti, che , almeno dalla toscana in su, concentrato di provenienza cinese non venga utilizzato nelle passate. Mi meraviglia che un laboratorio che si dichiara Europeo , che dovrebbe essere accreditato, certifichi l’assenza di pomodoro cinese con metodi non validati e non pubblicati. Ci dia per favore ulteriori lumi.

Costante
Costante
20 Maggio 2017 17:56

Ho trovato la bibliografia del prof. Sindona che si riferisce a un prodotto derivante da una lavorazione estremamente specifica e limitata di pomodoro presumibilmente coltivato in monovarietà su una zona molto limitata. Si tratta di condizioni molto, molto diverse dalle produzioni industriali di passata ottenuta da coltivazioni di varietà diverse su aree produttive spesso molto vaste, dove i carichi si mescolano transitando in piscina. Mi risulta pure da notizie di chi vende grossi impianti alla Cina che le produzioni cinesi non siano molto diverse per varietà e metodologie impiantistiche. Avendo anche esperienza di metodiche di gas-massa applicate presso l’università dell’Insubria oltre che di MALDI-TOF applicate a matrici alimentari, escludo che con tali tecniche analitiche si possa certificare la presenza di pomodoro cinese nelle passate Italiane. Dopotutto il pomodoro cinese che per lo più arriva in Italia è un triplo concentrato che al massimo può tecnologicamente essere rilavorato come doppio per confezionamento dedicato all’esportazione in paesi terzi, per lo più in Africa, e non ha caratteristiche tali da poter essere utilizzato a hot-break come una passata.
Va bene voler pubblicizzare l’esistenza di un laboratorio con l’insolito nome QUASI-ORA , ma non andiamo dietro alle bufale che spesso Coldiretti ci propina in vari settori dell’agro-alimentare. La passata che si produce e si mangia in Italia è quasi tutta di ottima qualità e salvo casi sporadici che chi ne parla dovrebbe stigmatizzare ed identificare con nomi e cognomi, viene fatta di sicuro, e in modo tracciabile con pomodoro Italiano lavorato in poche ore dalla raccolta con tecnologie ed impiantistiche che tutto il mondo ci invidia.

Alessandro
Alessandro
22 Maggio 2017 10:52

Lauretta, l’analisi sensoriale applica il metodo scientifico e i principi statistici.
Non è l’assaggiatore ad essere lo “scienziato”, per questo non è sufficiente un assaggiatore. L’assaggiatore è il tramite per ottenere i dati.

Lauretta
Lauretta
Reply to  Alessandro
23 Maggio 2017 10:22

E come tale, valgono i dati sensoriali soggettivi. Che poi saranno analizzati in statistiche, pertanto ogni risultato dipenderà dal tipo di domanda e di elaborazione decisa alla base. Comunque ti auguro buona giornata.

Alessandro
Alessandro
23 Maggio 2017 12:42

Ma certo, ogni metodo (e ce ne sono svariati in analisi sensoriale) è finalizzato ad uno scopo e quindi risponde ad una precisa domanda iniziale. “Qual è il più rosso?”, “Qual’è il più dolce”, “Qual è il diverso”…. Sono dati soggettivi, ma parametrati tra loro e ottenuti da un panel costituito secondo un metodo den definito… Non è il luogo per approfondire, ma l’analisi sensoriale è un argomento sconfinato…
Buona giornata anche a te

Costante
Costante
23 Maggio 2017 15:08

L’analisi sensoriale è un metodo scientifico che prevede la selezione di assaggiatori secondo il riconoscimento dei gusti primari in scala di concentrazione , l’addestramento allle divese matrici da analizzare con la definizione degli attributi, la formazione di un panel di assaggio di adeguata numerosità e quindi la valutazione statistica delle risposte del panel di assaggio (non più soggettive). Quindi : la costruzione di uno strumento adatto allo scopo, e poi il suo adeguato utilizzo. Allo scopo potete andarvi a vedere le specifiche norme UNI . Ma scusate, perché non fidarsi mai di chi ha maggiore esperienza e mettere sempre in dubbio il metodo scientifico?