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La grande maggioranza degli allevatori lavora in modo corretto

Perché l’intero settore delle carni cerca di ignorare la presenza di questo problema a dispetto della serietà dei laboratori che hanno condotto le ricerche?

Mi verrebbe da dire “questo lo chieda a loro”. Posso ipotizzare che il bombardamento di accuse spesso esagerate o infondate al settore carni (“le carni sono piene di ormoni e antibiotici”, “l’allevamento di animali da carne non è sostenibile”, etc.) porti ad una chiusura a riccio.

I dati ci dicono, prima di tutto, che la grande maggioranza degli allevatori lavora in modo corretto, visto che anche secondo la stima più severa (quella dello Zooprofilattico di Torino) oltre l’80% degli animali non presenta alterazioni riportabili a trattamenti illeciti. In tempi di difficoltà economiche io non mi sento di escludere che aumenti la voglia di ricorrere a “scorciatoie” illegali. È importante comprendere che gli allevatori e i professionisti privati (veterinari, agronomi) lavorando nel settore zootecnico sono attori importanti nella tutela della qualità e sicurezza delle carni: diverse catene commerciali impongono disciplinari di produzione agli allevatori da cui si riforniscono ed effettuano autonomamente controlli alla macellazione.

Da parte del servizio pubblico è quindi essenziale sia la “tolleranza zero” verso i comportamenti illeciti sia l’attività di promozione della buona pratica di allevamento presso allevatori e tecnici. La buona zootecnia è infatti la prima garanzia per ottenere prodotti sicuri.

 

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Il reale rischio per la salute dei giovani , non sono le carni ma  luso di  anabolizzanti e integratori fra i ragazzi e le ragazze che vanno in palestra

C’è chi sostiene che il circuito illegale delle sostanze dopanti per gli sportivi che praticano culturismo o altri sport sia lo stesso di quello che si occupa di fornire sostanze illegali negli allevamenti. L’ISS che si occupa anche di questi aspetti cosa ne pensa?

Non ho dati su questo aspetto, anche se mi sembra del tutto verosimile che un circuito illegale di sostanze non si limiti ad un solo settore. Aggiungo che, per quanto mi riguarda il reale rischio per la salute, ben più che la presenza di residui di anabolizzanti in una piccola percentuale di animali mi preoccupa la presenza di questa sostanze, nonché di un uso incosciente di “integratori” e simili, fra i ragazzi e le ragazze che vanno in palestra.

 

Ci sono altri problemi per quanto riguarda altri animali da reddito?

L’allevamento bovino è il settore critico per l’uso di anabolizzanti; può esserci il tentativo di usare questa “scorciatoia” anche nell’allevamento suino. Per quanto riguarda l’allevamento avicolo, non mi risulta che l’uso di queste sostanze possa portare ad un ritorno economico, che è l’unica motivazione (se così si può chiamare) per il loro utilizzo.

 

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È da privilegiare un’alimentazione variata che utilizzi diverse fonti proteiche: carni rosse, bianche, pesce, latticini, uova.

Lei consiglierebbe a una mamma di dare carne di vitello o di manzo al bambino di 2-3 anni?

Nel quadro attuale certamente sì, ovviamente evitando in ogni modo l’acquisto ed il consumo di carni fuori dai mercati legali e dal controllo veterinario, anche se costano meno. Consumare tranquillamente carni bovine (meglio delle merendine) senza esagerare, ma non certo a causa degli “ormoni”: le conoscenze sull’alimentazione dei bambini sono andate fortunatamente oltre il “mangia la bistecca che cresci” degli anni ’50-’60 e portano a sconsigliare un eccesso di carni rosse. Quindi è da privilegiare un’alimentazione variata che utilizzi diverse fonti proteiche (carni rosse, bianche, pesce, latticini, uova), cercando di ricordare che la dieta mediterranea ha tra le varie caratteristiche il limitato consumo di alimenti di origine animale e la moderazione.

Infine, da esperto di sicurezza alimentare e da cittadino mi auguro che il grande accordo commerciale fra Europa e USA (TTIP) non porti, come ventilato da alcuni, a un indebolimento delle giuste e motivate precauzioni europee per la sicurezza delle produzioni alimentari, come il divieto dell’uso di anabolizzanti ormonali e di antibiotici come additivi mangimistici. Neli USA, il trattamento con ormoni è stato autorizzato negli allevamenti dei bovini da carne; sono state anche imposte regole che dovrebbero escludere la persistenza di residui, ma i controlli che assicurano l’efficacia di tali regole e la effettiva sicurezza dei trattamenti sono del tutto insufficienti. Se mai gli allarmi lanciati da alcune parti avessero un fondamento, in futuro potremmo trovarci a discutere di “ormoni” nelle carni con maggiore preoccupazione.

 Intervista raccolta da Roberto La Pira

© Riproduzione riservata

Foto: iStockphoto.com

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22 Ottobre 2014 19:11

[…] Gli ormoni nella carne bovina sono un problema sanitario? Risponde Alberto Mantovani dell’Istitut… […]

trotty
trotty
22 Ottobre 2014 21:29

Ottimo articolo!

AR
AR
23 Ottobre 2014 12:29

Complimenti per la qualità dell’articolo! Questa sì che è informazione!

massimo
massimo
23 Ottobre 2014 17:18

Sarà che ormai è subentrata in molti, me compreso, una cronica sfiducia nelle istituzioni; ma le tesi rassicuranti dell’intervistato non mi convincono.

Piero
Piero
27 Ottobre 2014 15:05

mi sembra che importante sia il punto di inoculo
isolato questo e rispettati i tempi di sospensione, non ci dovrebbero essere rischi
il dott. Mantovani può confermare?
Grazie

ezio
ezio
28 Ottobre 2014 11:23

Non sono affatto rassicurato ne convinto dalla minimizzazione del problema, in quanto il ruolo dell’istituzione preposta ad i controlli sanitari non deve essere ne ottimista ne statisticamente minimalista.
Se quel venti per cento di carne “trattata” o chissà quanta percento elude i controlli e rientra nella distribuzione, finisce nel piatto di mio figlio, o di una donna incinta, o una persona ammalata, oltre che nei piatti della vostra famiglia, come fate ad essere ottimisti?
Premesso che la perfezione e l’assenza totale di sostanze estranee è un’utopia, questa dovrebbe essere il mantra quotidiano dei controllori, soprattutto nella prevenzione, perché quando il fatto è ormai compiuto diventa difficile eliminare cibo costoso.