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L’Australia, nelle prime posizioni in quanto a obesità, propone misure per invertire la tendenza

L’Australia vuole cambiare rotta e perdere il poco invidiabile titolo di Paese nelle prime posizioni della classifica dell’obesità nel mondo, con il 63% di adulti e il 25% di bambini in sovrappeso od obesi. Nei giorni scorsi, per la prima volta, quattro tra le più autorevoli associazioni di consumatori e mediche, cioè il Consumers Health Forum, la Heart Foundation, la Obesity Policy Coalition e la Public Health Association of Australia hanno lanciato un appello congiunto affinché il governo assuma al più presto provvedimenti stringenti e, in particolare, introduca una tassa sulle bevande zuccherate. I proventi di questa tassazione dovrebbero servire a recuperare almeno parte dei 56 miliardi di dollari che i chili di troppo costano ogni anno alla comunità. E per dimostrare che anche la popolazione la pensa alla stessa maniera, il Consumers Health Forum ha riportato i risultati di un sondaggio compiuto tra mille cittadini: l’85% degli intervistati ha dichiarato di ritenere il consumo di junk food un problema molto serio per tutta la popolazione, e in particolare per i bambini. Inoltre, la metà dei soggetti ha affermato di essere favorevole all’introduzione di una “soda-tax”, simile a quelle già presenti su tabacco e alcol.

 

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Promuovere l’educazione alimentare e sportiva rientra tra i mezzi per combattere l’obesità

Un accordo anche maggiore (pari al 77% degli intervistati ) si è registrato anche sulla proposta di introdurre il sistema delle stelle lanciato, su base volontaria, dal vice-ministro per la salute Fiona Nash nello scorso mese di dicembre. Il metodo Health Star Rating prevede l’assegnazione in etichetta di un punteggio variabile da mezza a cinque stelle a ogni alimento, in base al valore nutrizionale dello stesso e, nello specifico, in base al contenuto in sale, zucchero e grassi. Ma le quattro associazioni sono andate anche oltre, e hanno chiesto al ministro federale della salute Sussan Ley di regolamentare severamente la pubblicità di alimenti poco sani rivolta ai bambini, definendo una vergogna l’attuale anarchia.

 

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Il sistema a stelle in etichette permette di identificare quanto un cibo sia salutare

«I bambini sono bombardati da pubblicità martellanti di junk food quando fanno sport, quando usano una app o un social media e nei programmi televisivi di prima serata» hanno sottolineato i rappresentati di Obesity Policy Coalition. Consumer Health Forum ha invece chiesto al governo di promuovere azioni volte a migliorare il livello di conoscenza di bambini e genitori, ponendo l’accento sui benefici del cibo sano, dell’attività fisica, del contenimento del peso. Non è deridendo gli obesi che si ottengono dei risultati, hanno sottolineato, quanto, piuttosto, mostrando modelli di comportamento giusti. E visto che la popolazione sta iniziando a capire, e si mostra aperta nei confronti di iniziative che l’aiutino a migliorare la propria alimentazione e quindi la propria salute, il momento va colto. I benefici saranno per tutti, e a lungo termine.

 

Agnese Codignola

© Riproduzione riservata

Foto: iStockphoto.com

 

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ezio
ezio
12 Febbraio 2015 12:23

Non che sia inutile la battaglia, ma il problema sta come sempre nel manico, cioé nella testa delle persone ed in modo particolare dei genitori che creano “dipendenze” nei bambini, fin dalla nascita.
Naturalmente se lo zucchero, miele e dolcificanti vari, l’alcool, il sale ed il cibo più in generale, costassero 1000 Euro al Kg/Litro, avremo sconfitto l’obesità e l’alcolismo volontario.
Non credo che i produttori, siano disposti a sacrificarsi per il bene pubblico.
Nemmeno lo Stato rinuncia ai proventi di droghe diverse che creano dipendenze e stragi nella popolazione, come il tabacco, l’alccol, il gioco d’azzardo ed in ultima analisi anche l’IVA e le tasse sugli utili prodotti dai fabbricanti e venditori di tali falsi gratificanti.
Come dimostra la lotta contro la droga e la prostituzione, che al contrario degli altri gratificanti di massa, vengono ufficialmente combattute e come insegna il proibizionismo storico, l’unico risultato è quello di renderle incontrollabili e forse ancora più appetibili e diffuse.
Ritengo che l’unica via utile sia quella dell’educazione di massa ed un deciso rincaro dei prezzi, con accise nazionali condivise ed armonizzate a livello mondiale, per recuperare i costi sociali prodotti.