La rivista francese 60 millions des consommateurs ha pubblicato un test comparativo sui vasetti di miele in commercio. La totalità dei marchi esaminati, indipendentemente dall’origine geografica e dalla tipologia, è risultata di buona qualità. Tutti i campioni sono risultati conformi ai tre parametri qualitativi presi in considerazione: umidità, profilo degli zuccheri e tenore di HMF (indice che valuta la freschezza del miele). Ma non è tutto, gli esperti hanno cercato nei 76 barattoli di miele, bio e non, 91 molecole “indesiderabili” (56 pesticidi e 35 antibiotici).

L’esito delle analisi ha evidenziato la presenza di 35 diversi residui di inquinanti nella quasi totalità dei mieli (in media 5 per ogni barattolo), anche se si tratta di valori ben al di sotto dei limiti di legge. Nei vasetti di miele biologico, sono state trovate tracce di residui, ma in minore quantità. Infatti tra i dieci prodotti eletti dalla rivista come migliore scelta, sette sono quelli provenienti da aziende biologiche.

I livelli di contaminanti riscontrati, sottolinea la rivista, non sono però allarmanti e risultano in linea con i rilievi effettuati sui prodotti agricoli coltivati nei vari Paesi europei. La perplessità legittima invece riguarda più che altro la sinergia tra i vari residui di pesticidi presenti. Attualmente nessun organismo scientifico è in grado di stabilire l’eventuale effetto cumulo delle sostanze sulla salute umana, per questo motivo si preferiscono gli alimenti che ne contengono meno oppure quelli biologici. In ogni caso un recente rapporto dell’Autorità per la sicurezza alimentare europea (Efsa) pubblicato in questi giorni evidenzia quanto sia limitato il rischio pesticidi nell’alimentazione dei cittadini.

Il miele è anche l’oggetto di un interessante post del quotidiano on-line statunitense foodsafetynews.com, che ha pubblicato un’approfondita inchiesta sul miele venduto negli Usa. L’esito in questo caso è preoccupante. Sul totale dei campioni analizzati, una percentuale  variabile dal 76 al 100% è risultata essere senza polline. L’eliminazione di queste minuscole particelle è effettuata tramite una tecnica di lavorazione definita ultra-filtraggio.

La  rimozione del polline è un problema perchè in questo modo si elimina l’impronta identificativa del miele, e si rende impossibile la tracciabilità del prodotto, quindi si riduce il livello d’informazioni e di sicurezza relativo alla fonte di approvvigionamento. Il rischio è che vengano immessi sul mercato americano prodotti provenienti da paesi terzi, dove non si rispettano gli standard di sicurezza e la qualità. In conclusione gli autori reclamano una maggiore vigilanza da parte della Food and drug administration sui prodotti in vendita.

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