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Domani 27 ottobre  alle 21,05 su Rai 3 a Ballarò, nel talk show condotto da Massimo Giannini, ci sarà un servizio sulla pasta.  Tra gli esperti intervistati ci sarà anche  Il Fatto Alimentare.

Roberto La Pira, direttore del sito  commenterà  il significato del termine “made in Italy” quando ci si riferisce alla pasta considerato il simbolo del nostro Paese. Nonostante ciò pochi sanno  che il 30-40% del grano duro utilizzato dai pastifici è importato dall’estero. Ma allora perché sulle confezioni compare la scritta  “made in Italy”? La dicitura è corretta , come già abbiamo spiegato, perché il grano importato viene mischiato a quello italiano e la trasformazione più importante del processo produttivo viene fatta  in Italia.

Uncooked gluten free pasta from blend of corn and rice flour
Barilla ha dichiarato nel febbraio 2014 che il 20% del grano proviene dall’estero

Barilla ad esempio ha dichiarato nel febbraio 2014 a Il Fatto Alimentare che il 20% del grano proviene dall’estero. Divella ci ha scritto che la percentuale oscilla  dal 40-50% e proviene da: Australia, America e Canada.  De Cecco non ha indicato la provenienza, ma ha tranquillamente ammesso che da sempre la pasta si fa anche con grano importato. Granoro dichiara nel sito che utilizza grano italiano mischiato con  quello australiano, americano e anche europeo.   È vero che in commercio esistono spaghetti prodotti utilizzando 100% del grano italiano ma si tratta di piccole quantità distribuite a livello locale. In questi casi l’origine  della materia prima è  scritto con una certa evidenza in modo  ben visibile sulle confezioni. Il problema è che la produzione nazionale di grano duro di alta qualità (Puglia, Sicilia…) non è assolutamente in grado di coprire il fabbisogno interno e per questo si importa.

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Roberto La Pira
28 Ottobre 2015 21:48

Purtroppo la newsletter impiega quasi tre giorni ad arrivare . Sul sito Rai trova la registrazione