PAOLA TESTORI COGGI
L’intervistata Paola Testori Coggi

Nel mese di luglio, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sui negoziati relativi al Trattato di libero scambio tra UE e Usa (TTIP), in corso da due anni e ormai giunte alla decima tornata. Il Parlamento ha dato via libera al proseguimento dei negoziati, con diverse raccomandazioni alla Commissione UE sui temi agroalimentari e con la richiesta di modificare sostanzialmente la clausola per la risoluzione delle contese tra investitori stranieri e Stati (Investor-State Dispute Settlement – ISDS), quando le aziende ritengano che le leggi europee o nazionali siano di impedimento all’attività economica e commerciale. Su questi temi, abbiamo intervistato Paola Testori Coggi, già Direttore generale “Salute e Consumatori” della Commissione europea.

Il Fatto Alimentare sostiene la campagna contro il TTIP ma vogliamo sentire anche le ragioni di chi è favorevole a questo Trattato, come suppongo lo sia lei.

Il fatto di cronaca da cui possiamo partire è l’opinione favorevole al proseguimento dei negoziati espressa dal Parlamento europeo, compreso l’importante aspetto dell’ISDS, che è una disposizione già presente nel Trattato UE-Canada e incluso in tutti gli accordi bilaterali tra Stati europei e Paesi terzi. È un peccato che l’ISDS abbia occupato molto spazio e che molte delle opposizioni al TTIP si siano concentrate su questo aspetto, a mio parere secondario. Tanto più che, nel TTIP, questa disposizione viene inserita in un contesto ben preciso e se ne definiscono i limiti e non si consente che un investitore statunitense non rispetti le regole dell’Unione europea. Questo è il primo messaggio che deve passare: con il TTIP non ci sarà alcuna legge europea che sarà annullata, bypassata o cambiata. Se l’Unione europea non vorrà cambiare una regola, non sarà obbligata a farlo solo perché ha firmato il TTIP. Gli Usa ci possono dire che non sono d’accordo con molte delle nostre misure sanitarie e fitosanitarie ma non per questo l’Europa le cambierà, né si metterà a negoziare con loro le regole europee. Queste regole, adottate con i nostri meccanismi, rimangono. Tutte le posizioni negoziali sono pubblicate sul sito della Commissione europea ed è scritto chiaramente che politiche importanti come quelle in materia di utilizzo degli ormoni della crescita nell’allevamento animale e di commercializzazione degli OGM non verranno cambiate a causa del TTIP. Tutto sta avvenendo nella trasparenza più totale.

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Gli OGM non sono oggetto del negoziato

Andiamo sui temi. Nei documenti negoziali si dice che gli OGM non fanno parte del negoziato e anche il Parlamento europeo ha detto che devono rimanere esclusi…

Non c’è scritto che sono esclusi ma il sistema europeo di valutazione e autorizzazione degli OGM non è oggetto del negoziato.

Quindi, ognuno rimane con le proprie politiche e non si negozia. La cosa strana è che nelle ultime tornate negoziali sul TTIP gli OGM sono stati oggetto di polemica.

Nel mandato negoziale della Commissione UE, non c’è scritto che gli OGM sono esclusi. Gli americani dicono che l’autorizzazione europea degli OGM non è basata su criteri scientifici, è troppo complessa e lenta e che quindi costituisce di fatto una barriera alla commercializzazione dei prodotti provenienti dagli Usa. Non è vietato discuterne ma non viene discusso il contenuto delle nostre regole europee. Agli Stati Uniti non piace né il regolamento adottato all’inizio dell’anno dall’UE sulla possibilità di vietare le coltivazioni OGM da parte dei singoli Stati, e ancor meno piace la recente proposta di regolamento che prevede la stessa possibilità di divieto degli OGM in alimenti e mangimi. Lo hanno fatto sapere, in sede di negoziato, ma noi non discutiamo con loro se questa proposta va bene o no. Le discussioni e le decisioni sui nostri regolamenti le assumiamo in sede europea, secondo i meccanismi fissati dai Trattati.

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Alberto Zoratti
Alberto Zoratti
7 Agosto 2015 15:03

Le regole, ad esempio suglio Ogm, rimangono. Ma se non sono coerenti con gli standard internazionali considerati, per quanto riguarda il capitolo SPS (misure sanitarie e fitosanitarie) si tratta di quelli del Codex Alimentarius, allora se troppo stringenti possono essere considerate distorsive del mercato e quindi sanzionabili. Con cosa? Con meccanismi come l’ISDS, che possono permettere alle imprese di citare in giudizio i Governi che, ad esempio, abbiano scelto di bandire le coltivazioni Ogm sul proprio territorio. Non viene messo in discussione il diritto di regolamentazione, ad esempio il bando sulle coltivazioni può rimanere, ma nel caso di giudizio del panel di arbitri in cui la politica del Governo in questione viene definita come “distorsiva del mercato” ci sarà da dover pagare salate compensazioni con i soldi dei contribuenti. Senza aggiungere che il TTIP, come trattato, non cambia le regole attuali, ma il Regulatory Cooperation Body che vedrà la luce a trattato concluso, potrà lavorare sull’armonizzazione delle normative e su quello la chiarezza è molto meno evidente.

marcello frigieri
marcello frigieri
Reply to  Alberto Zoratti
9 Agosto 2015 07:46

il ttip è un trattato “liquido” che è concepito in modo da esplicare le proprie conseguenze nel tempo. Non è prevista una conclusione o un termine nella parte del trattato che verte sulla convergenza regolatoria ma una sua prosecuzione fino al raggiungimento di una sostanziale identità nelle regole operanti nei rispettivi paesi. Considerate le attuali forze in campo assolutamente sbilanciate dalla presenza massiccia delle lobby dell’industria agroalimentare la valutazione degli esiti è assolutamente sbilanciata verso le lobby delle multinazionali del cibo tossico. La signora Paola Testori Coggi dice cose che a me sembrano decisamente false. Certo è sospetta la posizione verso un trattato che sia nel complesso e in ciascuna parte ha manifestamente interesse solo per le multinazionali agroalimentari e nessun interesse ma proprio nessuno per i consumatori europei.

Paoblog
10 Agosto 2015 14:24

Inizialmente mi è sembrato che le risposte disinnescassero parte delle preoccupazioni dei consumatori per questo negoziato, ma ci sono alcuni passaggi che mi danno da pensare.

“Vorremmo il riconoscimento totale delle nostre denominazioni di origine protette. Non so se ci riusciremo …quel che riusciremo ad ottenere per quanto riguarda i prodotti alimentari Dop e Igp dipenderà anche dall’andamento dei negoziati su altri aspetti del TTIP, che non riguardano l’agroalimentare. ”

Ricordo ad esempio un articolo letto tempo fa nel quale si raccontava che: “l’industria chimica spera nel trattato TTIP per mandare a monte il regolamento europeo sugli interferenti endocrini e commerciarli liberamente.”

C’è quindi da sperare che la tutela degli alimenti d’eccellenza non passi attraverso concessioni su pesticidi o Ogm, anche se le parole di Testori Coggi sembrano smentire questa possibilità: “gli investitori stranieri non potranno addurre dei pretesti, per attaccare le nostre leggi sanitarie”, resta il fatto che un negoziato si basa su un tira e molla fra le parti e mi sembra che la UE sia la parte debole, tanto più se lo scopo di entrambi si concretizza nel voler aumentare le esportazioni verso l’altro mercato.

Va da sè che se ci sarà uno scontro fra Soldi e Qualità, sappiamo già chi prevarrà…