sicurezza degli alimenti
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L’esposizione agli interferenti endocrini nell’UE ha un costo di circa 31 miliardi di euro l’anno

L’esposizione agli interferenti endocrini nell’UE ha un costo, in termini di sanità pubblica di circa 31 miliardi di euro l’anno. L’Italia è in quarta posizione tra i 28 paesi, dopo Germania, Francia e Gran Bretagna, con una spesa di quasi 3,8 miliardi di euro. Lo afferma un rapporto dell’Health and Environment Alliance (HEAL), diffuso pochi giorni fa, dopo che la Commissione europea ha deciso un percorso di consultazione pubblica per arrivare a una nuova strategia di regolamentazione di queste sostanze, che si trovano in cibi, bevande e prodotti di utilizzo quotidiano, come detersivi, cosmetici, plastica, tessuti e vernici.

 

Lo studio, condotto in Inghilterra da Alistair Hunt, economista ambientale dell’Università di Bath, e Julia Ferguson della Cranfield School of Management, valuta i costi delle varie malattie ormonali connesse al contatto con queste sostanze chimiche, tra cui problemi riproduttivi e di fertilità, a causa di un basso numero di spermatozoi, cancro al seno, alla prostata e ai testicoli, disturbi comportamentali, diabete e obesità. HEAL, che fa parte dell’EDC – Free Europe, sollecita un cambiamento nella politica europea,  per ridurre in modo massiccio  i costi associati alle malattie endocrine. All’ultimo Consiglio dei ministri della Salute Ue, la Francia ha richiamato l’attenzione sul rischio degli interferenti endocrini, illustrando la propria politica  e chiedendo alla Commissione di definire criteri scientifici per la classificazione dei livelli di rischio. Lo scopo di avviare una nuova strategia d’azione comunitaria, per prevenire l’esposizione a queste sostanze da parte delle persone più vulnerabili, come donne incinte e bambini. La richiesta della Francia è stata sostenuta da Austria, Belgio, Danimarca, Polonia e Svezia.

 

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L’esposizione umana agli interferenti endocrini rappresenta una “minaccia globale”

Un rapporto del 2013 dell’Organizzazione mondiale della sanità e del Programma ambiente dell’Onu (Unep) afferma che l’esposizione umana agli interferenti endocrini rappresenta una “minaccia globale”, che dovrebbe essere fronteggiata. Gli interferenti endocrini possono agire a diversi livelli: simulando l’azione degli ormoni prodotti dal sistema endocrino e inducendo quindi reazioni biochimiche anomale; bloccando i recettori delle cellule che riconoscono gli ormoni (recettori ormonali) e impedendo la normale azione degli ormoni prodotti dal sistema endocrino; interferendo sulla sintesi, sul trasporto, sul metabolismo e sull’escrezione degli ormoni naturali, alterandone così la concentrazione.

 

Come spiega l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) – che ha ricevuto il mandato di individuare e caratterizzare gli effetti delle sostanze attive sul sistema endocrino nella filiera alimentare – gli esseri umani e gli animali possono essere esposti, attraverso la dieta e altre fonti, a un’ampia varietà di sostanze attive sul sistema endocrino, naturali (ad esempio, i fitoestrogeni presenti nella soia) o artificiali. Tra gli esempi di sostanze attive riscontrate negli alimenti, figurano diversi pesticidi, inquinanti ambientali come diossine e PCB e alcuni costituenti dei materiali a contatto con gli alimenti, come il bisfenolo A (BPA).

 

Beniamino Bonardi

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