Innocuo estratto di fiori o bomba chimica? Stiamo parlando della dimetilamilammina (DMAA), nota in Italia anche come metilesanamina, ma più spesso proposta negli integratori come Geranamine o Floradrene o con il nome latino di Pelargonium graveolens.  Questa sostanza ha raggiunto una certa popolarità da quando viene aggiunta come tonico in prodotti alimentari e pillole per sportivi e culturisti. C’è chi sostiene che si sta diffondendo anche come “party pill”, ovvero come droga da discoteca.

 Il DMAA viene presentato infatti come un estratto naturale contenuto nell’olio di geranio. Si tratta invece di un prodotto di sintesi, una simil-anfetamina con effetti stimolanti analoghi a quelli dell’efedrina, la cui vendita come integratore è oggi proibita.

Proprio questa affinità con le amfetamine ha contribuito alla popolarità della sostanza, ormai finita nel dimenticatoio dopo essere stata commercializzata negli anni ’70 come decongestionante nasale. Quando però nel 2006 l’uso dell’efedrina come integratore alimentare è stato proibito, a causa dei pesanti effetti collaterali, il DMAA è ricomparso sul mercato americano, e da qui si è diffuso in tutto il mondo.

L’attività stimolante della sostanza e i rischi connessi hanno però attirato l’attenzione delle organizzazioni sportive, e nel 2009 la World Anti Doping Agency ha  deciso l’inserimento nell lista delle sostanze proibite. Va detto che nella lista dei  possibili effetti collaterali del DMMA troviamo: emicrania, nausea, ipertensione, insonnia e in un caso perfino ictus. Da allora la dimetilamilammina è salita più volte alla ribalta delle cronache perché utilizzata da atleti professionisti. Il caso più recente avvenuto in Italia riguarda il giocatore di baseball Rosario Olmo Perez, che a fine agosto è stato trovato positivo al test per il DMAA, assunto a suo dire come anti congestionante nasale. Per lo stesso motivo il tennista americano Robert Kendrick è stato bandito dai campi per un anno fino al maggio 2012

In Italia questa sostanza è considerata dopante e come tale la legge ne vieta l’uso. In altri paesi le normative sono diverse: negli Usa, per esempio, il DMAA potrebbe essere commercializzato come integratore, se riconosciuto come sostanza di origine naturale. Per questo motivo pochi mesi fa l’American Herbal Product Assocation (associazione dei produttori di preparati a base di piante), ha approvato un regolamento che vieta di usare il nome Geranamine o olio di geranio per il DMAA, perché non ci sono prove convincenti sull’origine naturale.

A peggiorare le cose, c’è il fatto che spesso il DMAA è venduto – su internet o attraverso canali che non offrono sufficienti garanzie di sicurezza – in combinazione con caffeina o altri principi attivi non meglio specificati, aumentandone i rischi per la salute.

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