Dopo l’incidente verificatosi alla centrale nucleare di Fu­kushima l’11 marzo 2011,  la Commissione  Europea ha  constatato  che i livelli di radionuclidi in latte e spinaci originari del Giappone registrano  livelli di contaminazione  elevati, ha adottato a titolo precauzionale una serie di  controlli specifici per i prodotti  importati dal Giappone.

Il provvedimento si rende necessario anche   alla luce delle ultime notizie secondo cui i  tecnici giapponesi non riescono ad  arginare le radiazioni liberate dall’impianto nucleare  e qualcuno ipotizza l’avvio della  fusione del nocciolo.

La situazione è  sicuramente un  problema molto serio  per le persone che  vivono nelle immediate vicinanze.  Il 24 marzo l’Unione Europea, sebbene il pericolo radiazioni sia considerato molto lontano, ha   adottato alcuni provvedimenti per rafforzare  i controlli sulle merci in arrivo da 12 prefetture giapponesi. I rappresentanti dei governi riuniti nello “Standing Committee on the Food Chain and Animal Health” (SCoFCAH), hanno approvato il  regolamento che introduce apposite misure di salvaguardia per il cibo importato dal Giappone  (in linea  con i protocolli sulla  sicurezza alimentare  del regolamento (CE) n. 178/02 c.d. “General Food Law”).

Il Fatto Alimentare ha già dato notizia della tempesiva attivazione della Commissione europea, DG Sanco (Tutela e Salute del Consumatore) e del Ministero della Salute italiano, evidenziando come le importazioni di derrate alimentari dal Giappone sono molto ridotte, sia per quantità che per tipologie di prodotti

Le misure adottate dall’UE  3 giorni fa riguardano tutti gli alimenti e i mangimi importati dal Giappone:

– le verifiche della radioattività sono obbligatorie e vanno realizzate prima della spedizione per tutte le partite di cibo proveniente da una delle 12 prefetture vicine al luogo dell’incidente (Fukushima, Gunma, Ibaraki, Tochigi, Miyagi, Yamagata, Niigata, Nagano, Yamanashi, Saitama, Tokyo, Chibathe). In particolare, le autorità giapponesi dovranno attestare che i prodotti in questione non contengono livelli di radionuclidi (iodio-131, cesio-134, cesio-137) superiori ai livelli massimi consentiti nei regolamenti (Euratom) n. 3954/87, 944/89, n. 770/90. Ulteriori test a campione saranno eseguiti nei Posti d’Ispezione Frontaliera, all’ingresso in UE

– Gli alimenti provenienti dalle altre 35 prefetture  giapponesi saranno invece sottoposte a test casuali perr verificare il livello di comtaminazione. Il provvedimento vale solo per i prodotti  raccolti o trasformati dopo l’11 marzo

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