Dopo i test condotti la scorsa primavera sulle fragole, il consorzio dei produttori di cassette in cartone per ortofrutta Bestack ha diffuso i risultati della sperimentazione condotta su albicocche e pesche nettarine del nuovo sistema di imballaggio “Attivo”. Si tratta di cassette per frutta e verdura in cartone ondulato con l’aggiunta di una soluzione concentrata di oli essenziali naturali, in grado di contrastare la deperibilità del prodotto. Le ricerche, condotte insieme all’Università di Bologna e in collaborazione con il consorzio nazionale Comieco, sono iniziate cinque anni fa e nel novembre 2015 hanno portato a un brevetto che ora, dopo le verifiche e sperimentazioni per l’industrializzazione del progetto, è pronto per essere lanciato.

Le sperimentazioni indicano che l’utilizzo di imballaggi attivi consente, in tutte le condizioni di temperatura, ma specialmente nei periodi più caldi, di contrastare la proliferazione di organismi degradativi, con un guadagno da 24 a 36 ore di shelf life, cioè di vita di scaffale. La quantità di prodotto da scartare è stata ridotta tra l’8 e il 13% per le fragole, tra il 13 e il 18% per le albicocche e tra il 20 e il 25% per le nettarine.

Secondo le stime del Consorzio Bestack, l’utilizzo in Italia di questi imballaggi attivi in cartone ondulato consentirebbe di evitare di sprecare 8.300 tonnellate di fragole per un valore di  29,1 milioni di euro, 12 mila tonnellate di albicocche per un valore di 27,9 milioni, 84 mila tonnellate  di pesche e nettarine per un valore di 134 milioni.

Per capire quali siano prospettive e costi dell’imballaggio Attivo, Il Fatto Alimentare ha sentito Claudio Dall’Agata, Managing Director del Consorzio Bestack.

Dopo la sperimentazione positiva sulle fragole, l’imballaggio “Attivo” è stato testato su pesche e albicocche

 

Verrà fatta una sperimentazione per ogni singolo frutto o a un certo punto riterrete che questa tecnologia possa essere applicabile a tutti i tipi di frutta?

Abbiamo calendarizzato l’applicazione per il mercato secondo una scala di priorità e di rappresentatività al fine di definire un trend di comportamento delle varie tipologie di frutta e verdura. Siamo partiti in primavera con le fragole e a seguire in estate abbiamo sperimentato l’imballaggio attivo su albicocche e pesche nettarine. Ora stiamo conducendo test sull’uva, sugli ortaggi a foglia e a breve sulle alle arance, come esempio di frutta con buccia. Sinora le risposte delle sperimentazioni sono state significativamente positive.

I passi successivi quali saranno?

Si tratta di un brevetto che è a disposizione di tutte le aziende e quindi stiamo passando alla fase operativa. È importante che la grande distribuzione abbia colto l’opportunità delle sperimentazioni, perché è lei che spesso determina l’applicazione di un’innovazione. Una volta verificata l’esistenza di un beneficio, si tratta di stabilirne il valore e procedere poi alla sua applicazione sul mercato.

Ci sono costi aggiuntivi per quanto riguarda gli impianti o altre fasi della catena di produzione?

Come tutte le innovazioni, anche questa ha un valore nel momento in cui il nuovo servizio offerto viene apprezzato dal mercato. Di fatto, significa aggiungere funzioni in più rispetto a ciò che l’imballaggio offriva in precedenza e quindi, contestualmente, ha un posizionamento di prezzo diverso. Il prezzo di vendita finale però lo deciderà il mercato, dove le aziende sono in concorrenza tra loro.

È possibile indicare il maggior costo a livello percentuale?

In pratica parliamo di meno di cinque centesimi di euro al chilo di frutta, valore certamente trascurabile se il beneficio è realmente percepito.

Anche se l’imballaggio “Attivo” è più costoso per il produttore, la spesa è compensata dal risparmio dovuto alla riduzione degli sprechi

Questo se il maggior costo viene fatto pagare al consumatore. In realtà, produttori e distributori hanno un vantaggio derivante dalla maggior durata di conservazione della frutta, che si conserva di più a casa ma anche nel punto vendita.

Certo. Vedendola da un differente punto di vista, si può dire che il valore del prodotto che si salva è dieci volte superiore al costo di innovazione. Quindi, per l’intera filiera c’è un salvataggio economico pari a nove volte.

È in grado di fare una previsione sui tempi di immissione commerciale di questa innovazione?

È un’innovazione che ha grandi potenzialità ed è un brevetto italiano. Prima di tutto consente di qualificare l’ortofrutta italiana e di migliorarne la competitività, soprattutto sui mercati esteri dove la frutta italiana compete con produttori che non dispongono di questo brevetto, Inoltre fa crescere la soddisfazione dei clienti finali poiché consente di commercializzare frutta più buona, con una maggiore conservabilità e più gustosa, grazie a un livello di maturazione più elevato, oltre a consentire di ridurre gli sprechi. Sono tutti elementi che descrivono una grande potenzialità degli imballaggi attivi in cartone ondulato. Si tratta di capire se i produttori vogliono adottarlo oppure no. Io penso che, purtroppo, sarà più facile che lo decida la distribuzione e, in particolare, quella straniera. Ma quando i consumatori lo vorranno di serie lo useranno tutti.

Quindi, è un brevetto italiano ma non è riservato agli italiani.

È un brevetto italiano, ad oggi di una società italiana, che può decidere come e dove venderlo.

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Maurizio
Maurizio
7 Dicembre 2017 09:32

Ho letto con interesse l’articolo riguradante l’imballaggio “attivo”.

Quale sarà il reale vantaggio sulla frutta, visto che questa viene posta all’interno di contenitori plastici, come documentato nelle foto inserite nella vostra pubblicazione?