Spighe di grano in un campo con cielo azzurro

Negli ultimi mesi il grano duro importato dal Canada e impiegato nell’industria della pasta italiana per fare spaghetti e maccheroni, è finito al centro del dibattito accusato di avere un elevato valore di contaminanti tossici per la salute. I valori di micotossine rilevati nel cereale proveniente dal Canada, sono stati definiti più volte critici per la salute umana e questo implica direttamente il coinvolgimento  di molte marche di pasta prodotta in Italia e venduta anche all’estero.

A dispetto di queste teorie sbandierate a destra e sinistra, nessuno degli studi effettuati sui campioni di prodotto importato riporta livelli di micotossine al di sopra dei limiti di legge. C’è di più, tutte le analisi indicano una presenza sempre molto bassa di  tossine nel grano canadese. I controlli vengono effettuati al momento dell’imbarco della merce da parte delle autorità di Ottawa e all’arrivo nei porti italiani dagli Uffici di Sanità Marittima, Aerea di Frontiera, che dipendono direttamente dal Ministero della salute. Oltre a ciò viene, infine, controllato dalle aziende importatrici.

L’industria molitoria dipende dalle importazioni

L’industria molitoria nazionale è dipendente dalle importazioni per il 35% del fabbisogno, come indica il Ministero delle Politiche Agricole nel “Piano di settore cerealicolo” 2008-2009. La produzione italiana di grano duro destinata al settore della pasta si aggira intorno a 3-4 milioni di tonnellate anno, a fronte di un fabbisogno  di 5,7 milioni di tonnellate. La quantità importata da paesi extraeuropei, varia a seconda delle annate, come indicano i dati dell’Associazione Industriali e Mugnai d’Italia che mostrano una variazione da 1 a 2 milioni di tonnellate. Gran parte del cereale, come riportano i dati di Italmopa, proviene dal Canada che rappresenta anche  il primo fornitore di frumento duro per l’industria alimentare italiana. Nel 2013 sono state importate più di 450 mila tonnellate, raddoppiate nel 2016. Secondo i dati del Ministero delle politiche agricole il 45,6% della produzione nazionale di pasta è destinato all’esportazione.

Grano canadese e micotossine: i dati di degli zooprofilattici e di Arpa

Non sono pochi nell’industria della pasta ad utilizzare la materia prima importata dal Canada. A differenza di quanto spesso viene affermato, si tratta di grano con una bassa concentrazione di micotossine. Questo si può facilmente verificare attraverso le analisi svolte dagli istituti zooprofilattici, dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, come nel caso dei dati forniti da Arpa Puglia e dal Centro per la ricerca in Agricoltura e per l’economia agraria (Crea). I campioni analizzati dal 2011 al 2016 dall’Istituto Zooprofilattico di Lombardia ed Emilia Romagna, hanno rilevato la presenza della micotossina DON (deossinivalenolo tossina molto diffusa nei cereali prodotta da funghi tipici di climi nordici) inferiore a 66 microgrammi per chilo, ovvero 25 volte meno rispetto al limite indicato nel regolamento europeo del 2006 di 1.750 microgrammi.

Il 45,6% della produzione di pasta prodotto in Italia è destinato all’esportazione

I dati del CREA

Anche i dati pubblicati dal Ministero dell’Agricoltura attraverso il programma Micoprincem del CREA riferito al triennio 2011-2013 (non ci sono dati più recenti) confermano le basse quantità di  DON nel grano canadese importato. Su 46 campioni di cui 13 di frumento duro, il DON è risultato presente nel 77% dei casi con una concentrazione compresa tra 21 e 579 microgrammi per chilo. Solo in un campione è stato rilevato un valore di  1043 microgrammi, comunque inferiore ai limiti di legge.

Il CREA, inoltre, afferma di non aver rilevato una relazione tra la concentrazione di micotossine e la durata del viaggio, a dispetto di chi sostiene che i tempi di trasporto sono una  causa dello sviluppo di contaminanti. Gran parte della materia prima importata arriva in Puglia dove c’è anche uno dei centri autorizzati per le analisi dei campionamenti effettuati dagli Uffici di Sanità Marittima ovvero dall’Arpa. Nel 2015 l’ente pugliese ha analizzato 238 campioni (quasi la metà erano costituiti da grano duro).

Aflatossine, DON e metalli pesanti

Durante i campionamenti sono state ricercate le aflatossine (agenti di contaminazione, favoriti da climi umidi, pericolosi per la salute umana che si trovano nella frutta essiccata, frutta a guscio, semi oleosi e cereali) e DON, oltre a metalli pesanti. 16 campioni sono risultati non conformi, ma in nessun caso si è trattato di grano duro (quasi tutto importato dal Canada). Anche l’analisi effettuata da Arpa Puglia nel quadriennio 2011-2014 su 660 campioni conferma la presenza di micotossine nei cereali da importazione ma tutti i valori rientrano nei limiti di legge compresi i 32 campioni provenienti dal Canada. Le uniche criticità sono state rilevate nella frutta secca e a guscio.

Altrettanto interessanti sono i risultati della ricerca Contrimpcer, effettuata dal CREA e presentata nel novembre 2016, che ha preso in esame i dati su campioni di merci importate. Secondo la ricerca Contrimpcer il frumento duro arrivato nei porti italiani non riporta criticità. In questo caso l’analisi fatta su 112 campioni provenienti da Canada e Stati Uniti, ha valutato anche le qualità nutrizionale  classificandola come buona.

 grano canadese
Se presenti, le micotossine sono sempre in minima concentrazione nel grano canadese

Grano canadese vs grano italiano

Non ci sono studi comparativi sulla presenza di micotossine tra prodotto italiano e importato, ma è interessante notare come, anche la materia prima nostrana sia risultata avere contenuti molto bassi. I risultati del progetto del ministero “Rete Qualità Cerali Plus”, presentati nel novembre 2016, individuano la presenza di micotossine anche nel grano duro italiano con una bassa concentrazione di DON, inferiore ai 500 microgrammi per chilo e la quasi assenza di  T2+HT2, con valori veramente ridotti al Sud.

Dal quadro analitico descritto emerge con una certa evidenza la presenza di un numero limitato di campioni esaminati dagli istituti preposti ai controlli (il Ministero della salute non ha risposto alla nostra richiesta di ricevere i dati dei campionamenti effettuati annualmente dagli Usmaf). Gli enti contattati effettuano campionature annuali sul grano duro dell’ordine di poche decine. Considerando che nel 2016 il Ministero della salute, tramite i Nuclei Antisofisticazione dei Carabinieri ha effettuato più di 56 mila controlli sugli alimenti, risulta poco comprensibile come i prelievi di una materia prima così importante per l’industria alimentare non siano altrettanto numerosi.

Demonizzare il grano duro canadese non serve. Spesso le notizie montate da gruppi d’interesse diffondono informazioni superficiali e poco accurate, che non aiutano a fare chiarezza sulla materia. Forse bisognerebbe aumentare il numero di campionamenti annuali e individuare, se esistono, i fattori di rischio.

Marta Gatti

© Riproduzione riservata Foto: AdobeStock, iStock

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Valeria Nardi
20 Aprile 2017 09:14

Qui si è parlato di micotossine, cioè un problema SANITARIO e bisogna far capire a TUTTI che l’origine non c’entra. Si tratta di controlli, che al riguardo sono condotti più che attentamente dalle aziende trasformatrici, sia per dovere di autocontrollo, sia perché una fallanza sull’argomento può portare enormi danni anche al produttore. Inoltre gli organi di controllo ufficiale sono altamente sensibilizzati al tema aflatossine. Tra l’altro è noto, e va chiarito a chi confonde “provenienza estera” con “pericolo in vista”, che nei climi tipo Canada il pericolo tossine è molto minore che per il prodotto italiano. Non confondiamo perciò la sicurezza alimentare e la qualità con l’origine.
Dopotutto l’Italia è un gran trasformatore di grano duro, ma non ne produce sicuramente abbastanza ed è costretta all’importazione di grano duro, peraltro di ottima qualità.