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Si temono i pesticidi come problema alla sicurezza alimentare

Secondo il sondaggio del BfR, condotto in febbraio su un campione rappresentativo di mille persone, quasi la metà degli intervistati ritiene che la sicurezza e la qualità degli alimenti sia in declino, e individua la causa principale nei pesticidi e nell’industrializzazione dell’agricoltura. Un terzo è particolarmente preoccupato per le notizie che indicano il ritrovamento di residui di glifosato nel latte materno e nelle urine. Il BfR risponde a queste perplessità ricordando che la presenza di tracce di glifosato nelle urine, così come più di recente in una decina di tipi di birra, sia un fattore prevedibile e in ogni caso riguarda quantità non pericolose per la salute. La questione della presenza dell’erbicida nel latte materno viene invece contraddetta da analisi condotte dalle stesso BfR, che non lo rilevano. Il problema è che due terzi degli intervistati ritiene la presenza di residui negli alimenti  inammissibile poiché vietata (secondo alcuni limiti).

erbicida glifosato
Il 70% degli intervistati ricava le informazioni sui pesticidi dai media generalisti, ma non ricorda la notizia

Dal sondaggio emerge che il 70% degli intervistati deriva le proprie conoscenze in merito ai residui di pesticidi negli alimenti da notizie fornite dai mezzi d’informazione negli ultimi due anni, ma solo la metà sa dire qual era l’argomento della notizia. In merito al rapporto rischi-benefici dell’uso dei pesticidi nella produzione alimentare, due terzi degli intervistati ritiene che i rischi siano maggiori dei benefici e il 65% cerca di evitare i cibi anche solo sospettati di contenere residui di pesticidi. Per quanto riguarda la regolamentazione dei pesticidi a livello normativo, l’80% è favorevole al fatto che venga riconosciuto un ruolo importante alle organizzazioni dei consumatori, alle ong e al mondo agricolo, mentre solo il 70% riconosce l’importanza che questo ruolo venga svolto dalle autorità governative a livello nazionale ed europeo.

L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Organizzazione mondiale della sanità ha classificato il glifosato come “probabilmente cancerogeno per gli esseri umani”, mentre secondo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), che si è basata anche su una valutazione del BfR, è “improbabile” che il glifosato costituisca un pericolo di cancerogenicità per l’uomo. In questo contesto, la Commissione europea sta per rinnovare l’autorizzazione alla commercializzazione dell’erbicida più utilizzato nel mondo, per altri 15 anni. In Italia il Ministro delle politiche agricole Maurizio Martina e quello della Salute Beatrice Lorenzin hanno elaborato un “piano nazionale glifosato zero“, ribadendo il loro parere contrario  all’uso di glifosato. Il piano prevede: “implementazione della rete di monitoraggio dei residui di glifosato su tutto il territorio nazionale, introduzione di limitazioni al suo impiego nell’ambito dei disciplinari che permettono l’adesione volontaria al sistema di qualità nazionale produzione integrata e definitiva eliminazione del glifosato dai disciplinari di produzione integrata entro l’anno 2020, come si legge nella nota stampa.