Negli USA, i carichi di gamberi e gamberetti provenienti dalla Malesia possono essere bloccati nei porti senza fare analisi

Gli uffici distrettuali dell’agenzia statunitense Food and Drug Administration, dal mese di aprile del 2016 possono bloccare nei porti d’arrivo gamberi e gamberetti provenienti dalla Malesia senza sottoporli ad analisi. Il provvedimento è collegato ai test di laboratorio che hanno rilevato la presenza di residui di antibiotici (nitrofurani e/o cloramfenicolo) in un terzo dei lotti provenienti da quell’area geografica. La presenza di questi contaminanti non è ammessa negli Usa e neanche in Malesia. Da aprile, quindi, spetta all’importatore certificare, attraverso analisi di laboratorio, l’assenza di sostanze vietate. In seguito a questo provvedimento le importazioni negli Usa di gamberi e gamberetti sono crollate.

Nel 2015, la Malesia ha prodotto circa 32.000 tonnellate di gamberi, in parte consumati a livello locale (18.000 t) e in parte esportati a Singapore (12.000 t). Rimanevano 2.000 tonnellate da esportare nel resto del mondo. Secondo i dati del governo Usa, le importazioni americane nello scorso decennio hanno superato le 20.000 tonnellate l’anno. Prendendo spunto da questi dati BloombergBusinessweek ha condotto un’inchiesta, sull’utilizzo di antibiotici negli allevamenti in Cina (sia quelli utilizzati per prevenire malattie nei pesci sia quelli presenti negli scarichi degli allevamenti).

gamberetti
Il dubbio è che la maggior parte dei gamberetti malesi  provengano dalla Cina

Il dubbio è che molti, se non la maggior parte, dei gamberetti surgelati importati dagli Usa provenienti dalla Malesia siano di origine cinese e che vengano riclassificati come malesi per evitare la tariffa antidumping che gli Usa hanno messo sui gamberi cinesi nel 2005. Nel 2007 le partite di gamberi cinesi furono sottoposti ad un provvedimento analogo a quello adottato in primavera nei confronti delle importazioni di gamberi dalla Malesia, per l’eccessiva presenza di residui di antibiotici nei frutti di mare provenienti dalla Cina.

Se nel 2011 il 75% dei gamberetti con tracce di antibiotici arrivati nei porti statunitensi proveniva dalla Cina e solo il 6% dalla Malesia, nel 2015  la situazione viene ribaltata. La  percentuale di gamberetti contaminati e certificati come provenienti dalla Malesia schizza al 77%. La certificazione sulla provenienza viene fatta dalla Camera di commercio della Malesia, che opera sulla fiducia rispetto a quanto dicono gli esportatori, non essendo in grado di risalire alla reale provenienza. Nella loro inchiesta i giornalisti di BloombergBusinessweek hanno visto documenti che certificavano la provenienza dei gamberetti  da impianti di acquacoltura inesistenti.

Ora che le importazioni dalla Malesia sono praticamente bloccate, le rotte per far arrivare i gamberetti con residui di antibiotici negli Usa potrebbero cambiare e, secondo quanto riferito dai produttori statunitensi ai giornalisti, il nuovo centro di trasbordo internazionale potrebbe diventare l’Ecuador.

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Cri
Cri
13 Gennaio 2017 10:00

Penso che ci farebbe piacere quali sono le marche……
Grazie

ezio
ezio
14 Gennaio 2017 11:30

Se insistiamo sulla tracciabilità totale degli alimenti, non è per inutile pignoleria o accanimento contro i produttori, ma per il sacrosanto diritto di poter scegliere cosa mangiare e da dove proviene.
Mentre le istituzioni sanitarie preposte alla sicurezza alimentare, dovrebbero schierarsi ed attivarsi maggiormente per realizzarla ed estenderla a tutti gli alimenti nessuno escluso, a loro e nostro favore, piuttosto che subire trattati di interscambio commerciale insostenibili.

marco
marco
Reply to  ezio
14 Gennaio 2017 20:48

ezio…se sapessi come (e quando… ma quando?) vengono fatti i controlli sanitari per i prodotti di importazione estera………. volendo esaminare solo quelli che “toccano terra” per prima l’italia ….
penso che non ti fideresti più della “sicurezza” di tali prodotti ..o … faresti fare tu …a tuo carico .. tutti i controlli (dai 250 a 1000 euro a “botta” giusto per rimanere nel forfettario)
se poi estendiamo la questione ai controlli che dovrebbero essere fatti da altri paesi CE e che, una volta “toccato terra” li da loro … sono liberi di arrivare sulle nostre tavole ….
ovviamente le mie sono solo “chiacchiere da popolino” , se vai a controllare le ufficiali leggi comunitarie e ti basi sul “diritto” …….tutti i controlli sono fatti in maniera uguale e sono sicuri ed efficienti …. si si

ezio
ezio
15 Gennaio 2017 12:43

La tracciabilità è il primo indispensabile passo, poi seguono i controlli di tutte le istituzioni sanitarie europee, dove entrano per primi gli alimenti e le materie prime.
La speranza è l’ultima a morire e se non stimoliamo il sistema le cose degenerano da sole.

marco
marco
16 Gennaio 2017 11:58

certo sono d’accordo!!… c’è molto da stimolare!! e bisogna “parlarne” !!!