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corrado giannone
Corrado Giannone

Pubblichiamo questo articolo di Corrado Giannone  (tecnologo alimentare ed esperto di ristorazione collettiva), sul  Programma frutta nelle scuole, che ha coinvolto decine di migliaia di studenti  con risultati deludenti  e un enorme sperpero di denaro pubblico. L’articolo è stato pubblicato sul mensile Ristorando.

Mai come quest’anno il “programma frutta nelle scuole”  ha avuto tanto risalto sui mezzi d’informazione, non tanto per i risultati raggiunti nelle precedenti campagne, per la verità non molto lusinghieri, ma per una vicenda legata agli appalti con la quale sono stati selezionati 8 operatori incaricati di portare avanti la campagna. Nel numero di dicembre 2011 Ristorando aveva già affrontato l’argomento e avevamo espresso  una serie di perplessità sull’intera operazione, ritenendola inutile poiché comportava uno sperpero di denaro pubblico.

 

Il programma è un progetto introdotto dal regolamento (CE ) n.1234 del consiglio del 22 ottobre 2007 e dal regolamento (CE) n 288 della commissione del 7 aprile 2009,  finalizzato ad aumentare il consumo di frutta e verdure da parte dei bambini attuando iniziative di supporto a una nutrizione maggiormente equilibrata, nella fase in cui si formano le abitudini alimentari. Gli strumenti individuati consistono nella distribuzione di prodotti ortofrutticoli e nell’informazione rivolta ai genitori e agli insegnanti sulle caratteristiche, nell’utilizzo di apposite attrezzature in grado di supportare la distribuzione, nell’avvio di una rete costituita da Mipaaf, province e istituti scolastici. Sono anche previste  diverse iniziative come visite a fattorie didattiche, creazione di orti scolastici, sistemi multi lingue per la promozione del territorio e dei suoi prodotti. Si tratta di un programma vasto e complesso. Il costo dell’intera operazione per il 2013 è di 13 milioni di euro a cui si aggiungono 3,8 milioni per le misure di accompagnamento.

 

Questa cifra corrisponde a circa 3,4 milioni di  pasti completi comprensivi di frutta e verdura, considerato che il costo di un pasto è di circa 5 euro ( stima per eccesso).Secondo quanto riportato nel sito l’operazione ha interessato 870 mila bambini in 5 mila scuole. Con questa cifra si potrebbe  coprire il costo dei pasti dei bambini con genitori in difficoltà economiche  che non sono  in grado di sostenere il costo delle rette, considerato che il servizio di ristorazione ha una fondamentale valenza educativa identica all’obiettivo della campagna.

Torniamo alla questione degli appalti di cui abbiamo accennato all’inizio. Lo scorso mese di dicembre la Guardia di finanza ha scoperto una serie di appalti truccati relativi a gare indette dal Ministero delle politiche agricole, all’interno dei quali compariva anche la gara relativa alla campagna “frutta nelle scuole”.  Nel corso dell’indagine sono finite in carcere 11 persone tra dirigenti del dicastero e delle aziende private. Il sistema secondo l’accusa funzionava così: i dirigenti del ministero si mettevano d’accordo con alcuni imprenditori per l’erogazione di contributi pubblici per la stipula di contratti e l’aggiudicazioni di gare pubbliche in regime di favore, anche attraverso bandi di gara ad hoc, ricevendo in cambio compensi di varia natura. Senza entrare nel merito delle vicende giudiziarie, è utile focalizzare l’attenzione sulle modalità di selezione delle imprese definite dal ministero per la somministrazione della frutta e le misure di accompagnamento.

 

frutta nelle scuole logoLe aziende che possono partecipare alla gara non sono, come si può immaginare, fornitori della ristorazione collettiva in possesso della logistica e delle strutture nei vari comuni, ma altri soggetti che producono o commercializzano ortofrutta. Il perché di questa scelta è la prima domanda da porsi. Un altro interrogativo riguarda le motivazioni che hanno portato e convinto i politici europei a promuovere la campagna. È facile pensare la presenza di  lobby del settore, molto attente ai loro interessi , visto che nelle scuole italiane i bambini ricevono regolarmente ogni giorno con il pasto la frutta e la verdura e non solo 20 volte come prevede il programma “frutta nelle scuole”.

 

La scuola, nella figura del dirigente, riceve un programma relativo alla campagna e se lo ritiene opportuno comunica al ministero l’adesione. Naturalmente nè l’amministrazione comunale, a cui è demandato il compito di assicurare il servizio di ristorazione nelle scuole del proprio territorio, nè la società di ristorazione sono a conoscenza dell’adesione della scuola al progetto, determinando situazioni paradossali come quella che vado a raccontarvi.

Nel corso di un controllo del servizio di ristorazione per conto di un comune in una scuola dell’alta Brianza, noto un cesto su un tavolo, con delle piccole pere confezionate singolarmente in scatole di cartone ricoperte  da una plastica trasparente. Incuriosito chiedo lumi e scopro che erano state consegnate alcuni giorni prima ma nessuno le aveva volute perché immangiabili. In effetti ho provato anche io ad aprire una confezione rilevando un grado di maturazione  non adeguato che rendeva le pere molto dure e quindi destinate a finire nei sacchi della spazzatura. Ma anche ipotizzando una qualità della frutta o della verdura eccellente, viene spontaneo chiedersi come fa un bambino a consumare due porzioni? È quindi difficile trovare una pur minima giustificazione a un progetto, che risulta avulso da qualsiasi contesto.

 

Anche la funzione di far conoscere i prodotti locali ai bambini non si verifica, perchè in Lombardia arrivano le mele dell’Emilia, mentre in Trentino quelle del Veneto (tanto che è scoppiata una polemica tra la regione Veneto e la provincia autonoma di Trento).

Un altro aspetto negativo della campagna “frutta nelle scuole” è legato ai rifiuti.  A differenza della frutta distribuita dal servizio di ristorazione,   normalmente trasportata in ceste, i frutti del progetto sono confezionati singolarmente e producono una grossa quantità di rifiuti!  Si tratta di un progetto poco utile visto che  queste attività sono già svolte dalle ASL, dalle province e dai comuni con la normale   programmazione del pasto. Spendere cifre così importanti in un periodo di crisi è veramente uno scandalo.

Corrado Giannone

Riproduzione  riservata

Foto: Ristorando

 

 

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Lorenzo
Lorenzo
8 Marzo 2013 15:28

Non seguo molto i notiziari generalisti e i quotidiani per cui non sapevo dello scandalo ma da genitore di due bambine da anni mi chiedo il senso di questo progetto.
Sulla carta quando venne presentato la prima volta non avevo obiezioni ma negli anni ho potuto verificare tutto quel che avete scritto, stato di maturazione non adeguato, quantità eccessive rispetto al tempo a disposizione per consumarli, packaging poco sostenibile ma soprattutto nessuna attenzione ai prodotti locali e nemmeno alla stagionalità!
Assurdo e in totale contraddizione con ciò che dovrebbe venire insegnato e che spesso viene fatto attraverso invece a progetti e laboratori con esperti scelti dalla scuola o dai genitori.
infine, un ultimo paradosso: in seguito a non precisati disordini intestinali di UNA mamma che probabilmente aveva consumato quella frutta portata a casa dal figlio, forse senza fare attenzione alla sua corretta conservazione, la scuola ora non permette più ai bambini di portare a casa le merende non consumate ovvero la stragrande maggioranza dato che spesso a scuola non c’è il tempo di fare merenda.

domenico
domenico
8 Marzo 2013 16:47

Aggiungerei all’interessante articolo di Giannone, per rinfrescare la memoria dei lettori (o meglio, per non dimenticare!), che il programma Frutta nelle Scuole è stato depredato (insieme ai programmi “Marinando” e “Food4you”) dei propri fondi, per un complessivo ammontare di 32 milioni di Euro, dalla banda del “Centurione” Giuseppe Ambrosio e degli altri 36 indagati (tra componenti – più o meno illustri – del Ministero delle Politiche Agricole e imprenditori)…”scarti”, “rifiuti” e “marciume” sono attributi tanto validi per la frutta fornita ai bambini nelle scuole, quanto a chi ha maneggiato il denaro stanziato per il progetto..vedremo se in aula, il prossimo 11 aprile, confermeremo di essere una repubblica delle banane (marce, peraltro)!

Sergio
Sergio
10 Marzo 2013 08:39

Voglio aggiungere comunque un’osservazione che ho fatto a suo tempo ed invito il Fatto Alimentare a dedicare un’inchiesta all’argomento.
La frutta nei supermercati è quasi totalmente acerba, immangiabile; sembra quasi che il consumetore compri la frutta per dipingere delle nature morte.
Ci sono gli estremi della truffa?

alessandra
alessandra
10 Marzo 2013 22:37

concordo sia in qualità di genitore che di resposnabile del controllo del servzio di refezione per un comune in provincia di Varese.
Il progetto mostra molte lacune: ai bambini viene consegnata una quantità di frutta pari a 200 g a testa, da mangiare come spuntino di metà mattina.. confezionata singolarmente con la produzione di enormi quantità di rifiuti. le insegnanti poco informate confondono la fornitura con quella del servzio di refezione, lamentando la fornitura della stessa varietà a metà mattina e a pranzo ma ciò non è possibile concordarlo o prevederlo.
enormi quantità di frutta “invecchiano” nelle scuole senza garanzie sulle modalità di conservazione e consumo.
non sarebbe meglio promuvere attività che mettano le inseganti nella condizione migliore per stimolare il consumo della frutta GIA’ FORNITA quotidianamente dalla refezione scolastica? un semplice tagliamela fa aumentare il consumo di mele più di quanto di pensi …

Marco
Marco
11 Marzo 2013 23:40

Aggiungo, essendoci mal capitato, che moltissimi degli esperti esterni (tutti RAGAZZI GIOVANI, molti dei quali laureati in materie inerenti) che l’anno scorso avevano il compito di incontrare gli alunni classe per classe, spiegare loro basi di biologia vegetale (dal seme al frutto) e di nutrizione (aspetti nutraceutici di frutta e verdura) SONO STATI RIMBORSATI SOLO PARZIALMENTE PER IL LAVORO SVOLTO (il 40% circa della retribuzione pattuita)…

… proprio un Bel Paese, con bei cittadini!

Un 27enne che “ringrazia” le generazioni che lo hanno preceduto per aver DISTRUTTO, DEPAUPERATO e DEVASTATO uno Stato, il suo Stato.

laura costantino
laura costantino
13 Marzo 2013 10:18

Buongiorno. Sono madre di due gemelli al primo anno della scuola primaria e scrivo per difendere il progetto frutta nelle scuole. In entrambe le classi dove sono iscritti ii miei figli i bambini hanno cominciato ad assaggiare timidamente un frutto ad ottobre ed oggi ne consumano anche due durante la merenda. Non si può che essere contenti se i propri figli duplicano il consumo di frutta durante il giorno. Non è mai successo che la frutta distribuita sia stata inidonea al consumo, anzi è sempre stata particolarmente saporita (l’ho constatato io stessa assaggiando i frutti non interamnete consumati in classe dai miei figli e che riportavano a casa). Per quanto riguarda gli imballaggi, considerando che il frutto viene consumato al momento, in classe, è ovvio che debba essere garantita l’igiene, difficilmente rispettabile se i frutti venissero distribuiti nei cesti. Inoltre, l’imballaggio plastificato usato per la distribuzione di frutta già tagliata proviene da materiale di riutilizzo (come indicato sulla confezione). Per una volta cerchiamo di guardare al buono delle nostre istituzioni, piuttosto che trovare sempre il pelo nell’uovo! Siamo un pò troppo abituati a lamentarci temo… Ovviamente il discorso cambia in presenza di reati, ma i comportamenti non virtuosi sono presenti in ogni contesto sociale.
Laura Costantino (BARI)

Silvia
Silvia
13 Marzo 2013 10:54

Concordo con la critica al Progetto Frutta nelle Scuole; non ha senso centralizzare con grande dispendio di denaro pubblico: fare educazione alimentare funziona meglio se a farlo sono piccoli progetti sviluppati dagli insegnanti nelle singole scuole e integrati con la didattica ordinaria; in Scienze, Storia e Geografia ci sono mille agganci (se uno vuole vederli). Sarebbe molto più fruttuoso (a livello di Governo) porre delle misure forti di restrizione alla pubblicità di prodotti poco salutari fatta dalle industrie alimentari e da catene di ristorazione i cui alimenti sono poco salutari ma tanto cari ai ragazzini. Ma purtroppo è fiato sprecato

Coordino da circa 5 anni un progetto di Educazione Alimentare autogestito in un Istituto Tecnico Agrario … è una sfida educativa … finchè avremo forza e fiato andremo avanti

silvia
silvia
13 Marzo 2013 11:18

mia figlia frequenta la prima elementare e ho diverse critiche per il Progetto Frutta nelle Scuole:
– chi informa noi genitori sulla provenienza della frutta che viene data ai nostri figli?
– vengono distribuiti frutti con la buccia da mangiare interi, ma anche ammettendo un perfetto lavaggio, al giorno d’oggi per mangiare la buccia di uan mela o di una pera, devi ALMENO assicurarti che si tratti un frutto biologico, altrimenti insieme alle vitamine e ai minerali ti mangi un sacco di pesticidi e altri veleni…non mi vengano a dire che la frutta fa sempre bene, dipende dalla frutta!!!

Sara Magoga
Sara Magoga
15 Marzo 2013 19:02

Varese, 15 Marzo 2013.

Come mamma e docente,
trovo questa iniziativa di sensibilizzazione, pregevole e persino simpatica.
Sarebbe opportuno, però, che ogni famiglia potesse scegliere se far mangiare ai propri figli, la frutta, anche proveniente da casa.
Vi deve essere un ampio respiro di decisione e rispetto per ogni bambino e per il suo gusto personale.
Lo sanno anche i sassi che frutta e verdura fanno bene!
E la carote, a metà mattina, piacciono solo ai conigli!
Parere personale.

Saluti.

Prof. Sara M. Magoga

neri tiberio
neri tiberio
17 Marzo 2013 17:52

io personalmente come papà non ho niente contro questa iniziativa,voglio solo dire che mio figlio ha portato a casa una scatolina da usare come salvadanaio senza sapere altro ho dovuto informarmi da internet e spiegargli la cosa . ALBA ADRIATICA 17 03 2013