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La Norvegia, uno dei paesi al mondo con il maggior numero di impianti per l’allevamento del pesce. A livello ambientale questi allevamenti determinano la produzione e il consumo enormi quantità di fosforo, contribuendo in misura significativa all’eutrofizzazione delle acque limitrofe. Ma il problema principale è ciò che attende il paese scandinavo: una totale dipendenza dai paesi produttori del minerale quali il Marocco e altri paesi africani e, soprattutto, un confronto drammatico con l’esaurimento delle scorte, che si sta avvicinando e, a seconda delle stime, potrebbe arrivare in un periodo di tempo compreso tra i 30 e i 100 anni.

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Il consumo di fosforo sta raggiungendo livelli preoccupanti

Per questo il primo studio sistematico sull’argomento, condotto dai ricercatori dell’Università norvegese di scienza e tecnologia e da quelli del NIBIO (Norwegian Institute of Bioeconomy Research),  pubblicato sul Journal of Industrial Economy, potrebbe avere un’importanza che va al di là delle questioni locali. Il fosforo è fondamentale in acquacoltura e in agricoltura, allargando la prospettiva alle intere filiere, e il consumo risulta ovunque in crescita raggiungendo numeri preoccupanti. L’acquacoltura contribuisce in maniera significativa. In Norvegia più di un terzo del minerale importato viene utilizzato negli allevamenti di pesce. Le previsioni dicono che entro il 2050  il settore è destinato ad incrementare di cinque volte rispetto alla situazione attuale e la quantità di fosforo è destinata ad aumentare progressivamente.

Ma il fosforo è limitato e nessuno o quasi si occupa del  recupero e dell’eventuale riutilizzo perché oggi il sistema risulta molto oneroso e non è supportato da tecnologie adeguate. Anche per questo motivo  istituzioni come l’Unione Europea lo hanno incluso nell’elenco delle materie prime da monitorare , invitando gli stati membri a definire quanto ne possiedono e quanto ne consumano, per avere un quadro complessivo della situazione.

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Nel settore ittico non si parla ancora di riciclo del fosforo così come nell’allevamento di terra

Per quanto riguarda la realtà specifica, secondo gli autori, di tutto quello che viene scartato, ne viene raccolta solo una piccola parte derivante dagli escrementi dei pesci, ma non quello proveniente dalle altre fasi dell’allevamento. Risultato: contando solo quello sversato in mare, la Norvegia ogni anno arriva a 9.000 tonnellate di fosforo buttate e libere di inquinare e sostenere la crescita delle alghe.  Cosa che per esempio non accade negli allevamenti di bestiame a terra, dove ci sono già tentativi di riciclare il fosforo  presente nelle deiezioni animali detto di “seconda generazione.  Sempre nel 2050, l’impatto del settore ittico sul fosforo, continuando di questo passo senza adottare provvedimenti drastici, sarà quattro volte superiore  rispetto alla quantità consumata in agricoltura sia per quanto riguarda i volumi di minerale utilizzato per i mangimi  sia per quanto concerne gli scarti delle deiezioni dei pesci in mare. E forse allora il minerale costerà quanto le terre rare oggi.

La soluzione, ovviamente, è molto complessa, e prevede grandi investimenti innanzitutto in ricerca, perché al momento non esistono catene efficienti di raccolta, purificazione e riciclo. Tuttavia – commentano gli autori della ricerca – qualora queste filiere di recupero venissero messe a punto  anche solo tra qualche anno, la vendita di prodotti con fosforo di seconda generazione potrebbe dare vita a un business  nuovo, in grado di dare lavoro a molte persone. D’altro canto, visto il rapido depauperamento delle riserve, se non ci penserà il paese scandinavo – di solito all’avanguardia in questo tipo di processi, e dotato di tutte le risorse economiche necessarie per studiarli e implementarli – ci penserà qualcun altro, poiché la questione sta diventando urgente e non più rinviabile.

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Il fosforo pone problemi ambientali ed è destinato a esaurirsi in poco tempo

E, da ultimo, smettere di riversare in mare migliaia di tonnellate di fosforo darebbe una mano al miglioramento degli ecosistemi e al contenimento del surriscaldamento globale. Per questo qualcuno sta iniziando a ragionare sul problema, se è vero che l’Environmental’s Agency Inspection e l’Environmental Data Division hanno emesso una raccomandazione ufficiale al Ministero del clima e dell’ambiente affinché elaborino un piano di sistema con obiettivi specifici. Vedremo se l’appello sarà raccolto e tradotto in gesti concreti.

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Graziano
Graziano
29 Ottobre 2015 15:27

La carne rossa fa male, la selvaggina va bene ma bisogna cacciarli e c’è chi non vuole la caccia, la verdura fa bene ma solo quella bio o quella auto-prodotta (non in città ovviamente), quella industriale coi pesticidi no è come la carne degli allevamenti intensivi, il pesce fa bene ma ce n’è sempre meno e gli allevamenti ittici inquinano più degli allevamenti animali…che si fa, diventiamo tutti breathariani?!

Paolo
Reply to  Graziano
30 Ottobre 2015 16:20

Sono completamente d’accordo con Graziano! Non è possibile che una persona debba farsi un miliardo di problemi prima di mangiare un boccone di carne o di pesce! Capisco che non si debba sottovalutare la salute.. pero….

Pompeo
Pompeo
Reply to  Graziano
30 Ottobre 2015 21:34

Giustissimo, ma le risposte non arrivano mai…….

mauro
mauro
3 Novembre 2015 09:15

La cosa piu’ importante e’ sapere che consumare carne e pesce può comportare dei rischi per la salute umana. Dopodiche’ ciascuno e’ libero, ma informato, di fare quello che vuole.

luigi
luigi
9 Novembre 2015 15:44

esatto, Mauro, “ma informato”, informato delle conseguenze che si hanno per la salute e per l’ambiente, perché ognuno di noi debba sentirsi responsabile di ciò che fa, direttamente e indirettamente. il mercato influisce pesantemente sull’ambiente e chi guida il mercato è la scelta di ogni consumatore.

marco
marco
12 Novembre 2015 15:26

sono d’accordo con Luigi ……

ma effettivamente ..”non se ne può più” , più si va avanti e più si scopre di certe “grandi realtà” che devastano le risorse di questo pianeta ….e non certo perché c’è chi soffre la fame…….

non vorrei che ci sia qualcuno che sta cercando di spingere soluzioni tipo OGM dietro queste notizie …
lo stesso qualcuno che dice che gli OGM sono i salvatori del pianeta….

le soluzioni a mio parere sono altre ……cominciamo a non sprecare ….e a ridurre qualche vizio “fuori stagione”