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L’etossichina usata come additivo nell’alimentazione degli animali

L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) non è riuscita a trarre conclusioni sulla sicurezza dell’etossichina usata come additivo nell’alimentazione degli animali, né sulla sua sicurezza per i consumatori e l’ambiente. Ciò è dovuto a una carenza di dati necessari per valutare la sicurezza della sostanza e dei metaboliti, oltre alla  presenza di un’impurità (la p -fenetidina), ritenuta un possibile mutageno. L’etossichina è usata anche per impedire la combustione spontanea della farina di pesce durante il trasporto via mare.

Come sostanza in sé, l’etossichina non è considerata genotossica. L’Efsa però ha scoperto che uno dei suoi metaboliti, l’etossichina-chinone-immina, potrebbe essere genotossica, cioè danneggiare il DNA. Il problema è che al termine del processo di fabbricazione questo additivo per mangimi rimane come impurità la p -fenetedina.

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L’Ue ha già di fatto vietato l’etossichina su mele e pere in funzione di antiriscaldo

La valutazione è stata condotta su richiesta della Commissione europea, nel quadro della procedura di valutazione ex novo che è in corso su tutti gli additivi per mangimi già autorizzati.

L’Unione europea ha già di fatto vietato, ponendo un limite massimo vicino allo zero, l’utilizzo dell’etossichina nella conservazione di mele e pere in funzione di antiriscaldo. Come riferito in un articolo di un anno fa de il Fatto Alimentare, l’ultima revisione sulla sicurezza ha concluso che non è possibile escludere una pericolosità, nel senso di una potenziale genotossicità (cioè danno al genoma del feto e non solo)  dell’etossichina, dei metaboliti e di eventuali impurezze.

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